Italia

Europarlamento, 72 italiani per una lobby da 130 miliardi

di Ennio Cicali

Saranno 72, sei in meno rispetto agli attuali, gli eurodeputati che verranno eletti a giugno per rappresentare l’Italia in Europa. Tra gli altri compiti anche quello di riuscire ad «accaparrarsi», con un’intensa attività di lobbying, i finanziamenti dell’Unione europea.

Una torta di oltre 130 miliardi di euro (134 sulla base delle cifre 2009), equivalente a circa l’1% del Pil dell’intera Unione europea, per un portafoglio destinato a sostenere la crescita economica in tempi di crisi nera, realizzare nuove autostrade, spiagge più pulite, ricerca su nuovi farmaci, e a rilanciare le università e gli studi all’estero. Sono cifre che fanno giustizia di quanti pensano al Parlamento europeo come un trampolino di lancio per incarichi più importanti o improbabili carriere politiche, pronti a lasciarlo alla prima occasione.

In sostanza il nuovo europarlamento dovrà lavorare per un’Europa migliore a cui contribuiranno tutti gli Stati e che costerà a ogni cittadino circa 235 euro l’anno per promuovere lo sviluppo economico sostenibile e ridurre soprattutto le disuguaglianze tra i vari paesi. Una responsabilità che è quasi interamente nelle mani del Parlamento europeo che, d’intesa con i governi degli stati membri e con il varo finale del Consiglio europeo, decide la struttura dei programmi e delle azioni da finanziare.

Ogni anno, infatti, sulla base delle proposte della Commissione europea, gli eurodeputati «trattano» con il Consiglio dei ministri (rappresentato dai 27 stati Ue) per stabilire gli importi delle entrate e delle spese dell’Unione per l’anno successivo. È quindi il Parlamento che ha il potere di bilancio, così come ha il potere di modificarlo, di respingere alcuni progetti e inserirne degli altri qualora ritenga che le sue priorità non siano state tenute in considerazione. Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona i poteri di bilancio del Parlamento Ue potrebbero anche ampliarsi ulteriormente estendendosi senza distinzione anche a quelle spese «obbligatorie» (l’agricoltura sostanzialmente) che, ad oggi, vengono invece decise e gestite quasi interamente dal Consiglio Ue.

La legislazione europea, frutto del lavoro dell’europarlamento, tende a interessare sempre più le leggi nazionali. Da qui l’importanza di una presenza sempre più costante degli europarlamentari.

 I fatti salienti della legislatura 2004 – 2009 hanno riguardato temi sempre più importanti per la vita della comunità. Di particolare interesse per la Toscana i provvedimenti per garantire etichette e veritiere per i prodotti alimentari, la riforma dei mercati del vino e dell’ortofrutta, un nuovo regolamento sull’indicazione dell’origine dei prodotti importati e la tutela del settore tessile. Altri temi interessano l’ambiente e sviluppo sostenibile; la sicurezza dei trasporti, il mercato unico dei prodotti e dei servizi e la protezione e tutela dei consumatori.

Di indubbio interesse la parte riguardante la sanità e salute, considerato che uno dei prossimi temi in discussione riguarda il diritto dei pazienti di farsi curare in uno Stato membro diverso da quello di residenza. Altri temi riguardano l’occupazione e gli affari sociali; l’immigrazione e la libera circolazione delle persone; sicurezza, terrorismo e libertà civili; cultura, istruzione e sport; fondi europei a sostegno delle priorità politiche; politica estera europea e diritti umani, decisioni istituzionali e allargamento dell’Unione europea.