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Europa, un grande progetto non deve aver paura di nulla

di Carlo CasiniCome tutte le cose umane, anche l’Unione Europea ha in sé il germe dell’equivocità, ma il progetto è grandioso.Non bisogna aver paura dell’allargamento. La caduta del comunismo ha determinato una mutazione radicale. Lo scopo di riarmare la Germania sotto il controllo europeo per arginare il pericolo comunista non esiste più. Resta soltanto il progetto di pace e l’allargamento diviene un obiettivo essenziale.

Occorre, però, che gli organi comunitari esprimano davvero una volontà unitaria. Ci vogliono le riforme che riducano il potere degli Stati di bloccare i processi decisionali dell’unione. Perciò non dobbiamo avere paura di attribuire maggiori poteri al Parlamento Europeo e alla Commissione esecutiva.

Ma non dobbiamo avere paura neppure delle fatiche e dei ritardi. Per realizzare il più grande progetto politico del XX secolo 50 anni non sono stati sufficienti. Ora non considereremo una sconfitta l’ascesa soltanto di alcuni gradini di una lunga scala.

L’equivocità è tanto più rischiosa quanto più grande è la concentrazione del potere: uno staterello iniquo è meno pericoloso di un iniquo governo mondiale. Ma i processi che costituiscono spezzoni sempre più ampi di governo planetario, sono indispensabili per contrastare l’iniquità di caotici ma globali egoismi.

Per superare le ambiguità l’Europa non dovrebbe aver paura del cristianesimo. Esso non è stato un suo compagno di viaggio occasionale. «Dall’Atlantico agli Urali» è espressione geografica non significativa se non descrive una cultura e una storia. Non so se nel preambolo Costituzione europea entrerà il riferimento alle radici cristiane. So però, con certezza, che le più belle parole scritte dalla convenzione: dignità, libertà, uguaglianza, solidarietà, giustizia sono pronte a capovolgersi nel loro contrario se non riconosciamo che ogni essere umano deve essere chiamato anche «persona».

Solo il Cristianesimo è in grado di illuminare pienamente il traguardo che la storia e la ragione hanno raggiunto, quasi a tentoni, senza una visione completa che deriva soltanto dalla accettazione della misteriosa trascendenza di ogni uomo, sempre e comunque proveniente dall’Amore e destinato all’Amore e per questo sempre fine e mai mezzo, soggetto e non oggetto, persona e non cosa.

Sarebbe dunque giusto che i Costituenti non considerassero il cristianesimo soltanto come uno dei molti elementi finiti, chissà perché, nel crogiuolo dove affondano le radici dell’Europa. Ma, anche se ciò avvenisse, non per questo verrebbe meno il compito storico dei cristiani.Essi devono accogliere con entusiasmo le parole pronunciate da Giovanni Paolo II al termine del Convegno svoltosi il 18 dicembre 1987 su «Il diritto alla vita e l’Europa»: «L’Europa di domani è nelle vostre mani. Siate degni di questo compito. Voi lavorate per restituire all’Europa la sua vera dignità: quella di essere luogo dove la persona, ogni persona è accolta nella sua incomparabile dignità».

Anche nel nuovo preambolo nessun riferimento al cristianesimo

Documento Comece sulle responsabilità dei cristiani

Il sito ufficiale della Convenzione europea

Approvata dalla Convenzione la bozza di testo del nuovo Trattato