di Gianni BorsaCadono le frontiere, si moltiplicano le poltrone. Tra i primi effetti dell’ampliamento dell’Unione, oltre alla facilità di circolazione delle persone e delle merci tra gli Stati membri, si assiste al lievitare del numero degli europarlamentari e dei membri della Commissione di Bruxelles. L’ultima sessione plenaria dell’Assemblea, fissata dal 3 al 5 maggio a Strasburgo, ha infatti accolto i deputati dei dieci nuovi aderenti, passando da 636 a 788 seggi (torneranno ad essere 732 con le elezioni del 10-13 giugno). Una seduta dal sapore celebrativo e solenne, con l’esordio delle 20 lingue ufficiali.Anche l’Esecutivo guidato da Romano Prodi – presentatosi nella città alsaziana per riferire sull’avvenire dell’Europa allargata e sul processo di redazione del Trattato costituzionale – è passato da 20 a 30 commissari, dando il benvenuto ai rappresentanti di Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria.Questa Ue con 450 milioni di cittadini e un territorio che si estende dall’Oceano Atlantico a Tallin, dal circolo polare alle spiagge mediterranee, ha ora la necessità di accelerare il processo di integrazione, ovvero di estendere le politiche comuni verso Est e verso Sud. I prossimi impegni riguardano dunque la definizione di un budget pluriennale adeguato, la revisione di alcune grandi scelte strategiche (agricoltura, infrastrutture e reti di comunicazioni, ammodernamento dell’economia, estensione degli interventi in materia sociale, culturale, ambientale, per la tutela dei consumatori ).Molti temi “all’ordine del giorno”, che in qualche modo si riassumono nel processo costituente, avviato dalla Convenzione presieduta da Giscard d’Estaing, proseguito con la Conferenza intergovernativa durante il semestre di presidenza italiana e atteso a un a svolta al prossimo summit di metà giugno a Bruxelles. Per quell’appuntamento i capi di Stato e di governo hanno “promesso” ai cittadini dell’Unione di giungere ad un accordo sulla Costituzione, che definisca principi ispiratori, obiettivi di lungo periodo e riforme per l’Ue a 25. Per queste ragioni domenica 2 maggio Giovanni Paolo II è intervenuto, con discrezione, per ricordare che l’Unione non può limitarsi ad essere un grande mercato economico. L’Europa ha bisogno di riscoprire le proprie radici, che in misura significativa risiedono nell’eredità secolare del cristianesimo. Ma lo sguardo del Papa non è rivolto solo al passato: quelle radici, da inscrivere nella Costituzione, devono essere riscoperte, valorizzate, attualizzate e testimoniate, così da dare un'”anima” all’Ue del futuro. Sir