Italia
Eurispes: Rapporto 2017, metà famiglie non riesce a far quadrare i conti
I dati, che confermano sostanzialmente le tendenze del rapporto di un anno fa, sono recentissimi: la rilevazione è stata condotta ed elaborata tra dicembre 2016 e il mese in corso, su un campione rappresentativo di 1.084 persone. Per quanto riguarda la propria situazione economica, il 42,3% la definisce invariata, il 27,3% evidenzia un lieve peggioramento, il 14,1% la giudica molto peggiorata, il 10% parla di un miglioramento parziale e c’è anche un 1,7% che afferma un netto miglioramento. Sempre sul versante economico, quasi la metà delle famiglie dichiara di non riuscire a far quadrare i conti a fine mese, il 44,9% deve sistematicamente attingere ai propri risparmi e solo una famiglia su quattro si dice in grado di risparmiare ancora. Nel 25,6% dei casi le spese mediche rappresentano un problema e si è costretti a costretti a ridurle (38,1%, +3,9%). Il 21,2% dichiara di sentirsi «abbastanza» povero, il 3% «molto» povero. Tra le cause della povertà, la perdita del lavoro è di gran lunga considerata prevalente (76,7%); il 50,6% indica una separazione o un divorzio, il 39,4% la malattia, il 38,7% la dipendenza dal gioco d’azzardo, il 38% la perdita di una familiare.
Solo 2 italiani su 10 favorevoli ad uscire dall’Ue. I giudizi degli italiani sull’Europa, così come emergono dal Rapporto Eurispes 2017, riservano qualche sorpresa rispetto a quanto solitamente emerge nel dibattito pubblico. Il sondaggio contenuto nella ricerca evidenzia che il 48,8% si dice contrario ad uscire dall’Unione, contro il 21,5% di favorevoli (anche se ben il 29,7% non si esprime). L’ipotesi di un referendum sulla permanenza o l’uscita dalla Ue è bocciata dal 39,1%, a fronte di un 29,5% di favorevoli, con un numero assai elevato di «non so» (31,4%). L’Eurispes sottolinea che si tratta di un risultato molto diverso rispetto al 2015 quando alla domanda – «l’Italia dovrebbe uscire dall’Euro» – il 40% aveva risposto favorevolmente. Oggi, per il 75,6%, la possibilità di avere una moneta unica e stabile è considerata uno dei vantaggi dell’adesione alla Ue. Che però gli italiani vorrebbero profondamente diversa: il 70,8% contesta la politiche economiche che ci vengono imposte e il 71,5% accusa Bruxelles di averci lasciati soli di fronte al dramma dei migranti. Anche questo, probabilmente, contribuisce all’aumento di coloro che vorrebbero limitare l’ingresso degli immigrati (in otto anni si è passati dal 6,5% al 14,9%), restando comunque molto al di sotto di quanto spesso si vorrebbe far credere. Sul versante della sicurezza, preoccupante è il dato relativo a coloro che probabilmente ricorrerebbero all’uso di un arma in caso di pericolo: si esprime in questo senso il 41,3%. Una reazione al senso di insicurezza crescente, dato che un terzo degli italiani (33,9%) ha più paura che in passato di subire reati, in particolari furti in casa e aggressioni. Al clima di insicurezza concorrono anche le molestie subite via internet o cellulare, dichiarate dall’83,3%.
«L’Italia ha enormi potenzialità ma, proprio per le sue divisioni, non riesce a trasformare la potenza in energia». È quanto afferma Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes, nel discorso di presentazione dell’edizione 2017 del Rapporto Italia, questa mattina a Roma. Un quadro come sempre in chiaroscuro, quello che emerge dalla ricerca. Fara mette in evidenza «il mal costume, i ritardi, i limiti e i difetti di un Paese che sembra non voler esercitare nessuno sforzo in direzione del cambiamento». Allo stesso tempo, però, sottolinea che «l’Italia non è solo questo» e che «vi è un’Italia ancora migliore di quanto gli stessi italiani non riescano ad immaginare e i media a descrivere». L’Italia dell’accoglienza e della solidarietà, l’Italia in cui «la stragrande maggioranza dei cittadini compie quotidianamente e silenziosamente il proprio dovere e ne osserva le leggi». In campo socio-economico Fara ritiene necessario un cambiamento sostanziale. «Illusi dagli stregoni e dai guru e complice una classe politica del tutto inadeguata, abbiamo abbandonato l’economia per la finanza», mentre ora, afferma il presidente dell’Eurispes, «la crisi finanziaria ed economica degli anni passati ha aperto la via a riconsiderare in termini diversi il rapporto tra Stato e mercato e a ribaltare lo slogan degli scorsi decenni con un altro che suona, in sintesi, più Stato e meno mercato». Secondo Fara, «la politica e le istituzioni torneranno a essere credibili quando sapranno dimostrare di essere in grado di governare i processi piuttosto che esserne governati».