Lettere in redazione

Eucarestia, il disagio di sentirsi esclusi

Caro Direttore,scrivo a lei per confrontarmi con una persona che ritengo uomo di fede, che, come me, ha vissuto ed esultato per il Concilio Vaticano II. È un laico, e come tale libero di parlare apertamente. Sono profondamente addolorata per l’atteggiamento che la chiesa (con la c minuscola) sta prendendo: nell’anno in cui dobbiamo approfondire l’Eucarestia vengo elegantemente invitata a non accostarmi all’Eucarestia. Per fortuna il mio punto di riferimento è Cristo e la Parola di Dio altrimenti ci sarebbe da perdere la speranza.

Ho apprezzato molto nel suo giornale vedere messi accanto la lettera di Prodi a Grillini, dove Prodi precisa che i Pacs sono cosa «diverse dal matrimonio», e, quasi attaccato, l’intervento di Ruini che parla di «piccolo matrimonio». Il suo è stato un modo corretto per informare chi sa leggere un giornale…. ma perché non avere il coraggio di indignarsi?

La nostra chiesa viene venduta per soldi: prima la promessa alla scuole cattoliche (è stata mantenuta?), poi l’inquadramento degli insegnanti di religione, ora l’Ici… tutte cosa che fanno puntare il dito contro la Chiesa e che sicuramente non evangelizzano. Ma perché questo silenzio? So di non essere sola a vivere questo disagio. Guardiamoci in faccia e domandiamoci: a chi giovano le barricate?La Chiesa ha il dovere di parlare e mettere in guardia sui valori della vita, della famiglia, della pace, ma non deve dimenticare la misericordia e l’ascolto delle minoranze che vivono qualsiasi difficoltà. Nel penultimo numero del suo giornale ho trovato per me una carezza da don Francesco Sensini che ringrazio di cuore. Nella speranza di vedere ripresi nel suo giornale i temi del Concilio, la saluto cordialmente.Maria Teresa De DominicisSiena L’8 dicembre 1965 ricorderemo i 40 anni della conclusione del Concilio Vaticano II, certamente l’evento più significativo del XX secolo e non solo per la Chiesa. Io, da laico, l’ho vissuto con entusiasmo e partecipazione e molta della mia formazione è conciliare. Il Settimanale lo ricorderà e il modo migliore per farlo è, come lei auspica, gentile signora Teresa, «riprenderne i temi», evidenziandone soprattutto lo spirito. Il Concilio sta ancora davanti a noi, ci precede e ci impegna in un continuo rinnovamento perché – come ha ricordato recentemente Benedetto XVI, che vi partecipò come esperto – «nella sua autentica interpretazione il Concilio ci aiuta ad essere Chiesa del nostro tempo e del tempo futuro».La sua lettera affronta vari temi (Pacs e regolamentazione delle coppie di fatto) già più volte da noi approfonditi «senza far barricate», come lei riconosce, anche smascherando, quando occorre, autentiche falsità, come quelle, che anche lei sembra raccogliere, a proposito dei «privilegi della Chiesa» in materia di Ici.C’è però un argomento che emerge, quasi timidamente, ed è di grande attualità: quello della comunione ai divorziati risposati. Se ne è discusso a lungo anche nel recente Sinodo sull’Eucarestia e i Padri hanno formulato proposte, che ora sono all’attenzione del Papa, che è ben consapevole che «questo un problema particolarmente doloroso per le persone che vivono in situazioni dove sono esclusi dalla comunione eucaristica». E riconosce anche – nel discorso pronunciato al clero della Val d’Aosta (25 luglio 2005) – che «questo pone un problema di cui nessuno di noi ha una ricetta fatta, anche perché le situazioni sono sempre diverse». E continuava: «direi particolarmente dolorosa è la situazione di quanti erano sposati in Chiesa, ma non erano veramente credenti e lo hanno fatto per tradizione, e poi, trovandosi in un nuovo matrimonio, non valido, si convertono, trovano la fede e si sentono esclusi dal Sacramento».Il Papa concludeva affermando che «non oso dare adesso una risposta». Con queste premesse sarà possibile trovare un percorso che coniughi verità e carità, comunque sempre nella consapevolezza, sono ancora parole di Benedetto XVI, che nessuno, «anche se non può andare alla comunione sacramentale», «è escluso dall’amore della Chiesa e dall’amore di Cristo».

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