Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Essere ragazzi nell’era globale.

Era la vigilia della festa della Madonna del Conforto 2008 quando il Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, monsignor Gualtiero Bassetti, lanciava la proposta di un «patto educativo nel nome dei giovani» che coinvolgesse «la famiglia, la Chiesa locale con le sue parrocchie e i suoi organismi diocesani, le istituzioni civili, la scuola, l’università, l’associazionismo, il volontariato, le forze dell’ordine, i sodalizi sportivi e i gestori dei luoghi di aggregazione giovanile».Adesso la diocesi chiama a raccolta le parrocchie ma anche le istituzioni, i servizi sociali, i gruppi sportivi, la scuola e le associazioni che si occupano dell’universo giovani per affrontare il tema dell’emergenza educativa, questione cara a Benedetto XVI. Come «tavolo» di confronto sceglie l’assemblea diocesana, il tradizionale appuntamento di dialogo e scambio che da cinque anni si tiene a giugno. L’incontro è in programma sabato 14 giugno nel centro pastorale di San Leo, ad Arezzo. Tema: «Educare oggi». Al centro del dibattito ci saranno gli adolescenti, in quella particolare fascia di età che va dai tredici ai diciannove anni.Vista l’importanza dell’argomento, per la prima volta l’assemblea si apre anche all’esterno: infatti, all’incontro non parteciperanno soltanto i sacerdoti, i rappresentanti della parrocchie, i movimenti e le associazioni ecclesiali, ma anche gli esponenti delle istituzioni locali e delle realtà che sono a contatto con ragazzi. Tutti uniti per dare una risposta al tema del disagio giovanile che, secondo il messaggio di monsignor Bassetti, si manifesta in un territorio come quello di Arezzo nell’escalation del consumo di stupefacenti, nell’abuso di alcool, nell’eccessiva velocità al volante, nel divertimento ad ogni costo, nel bullismo e nello sport violento.In queste settimane la diocesi ha mobilitato le parrocchie sul dilemma adolescenti che, ha spiegato il Vicario Generale, monsignor Giovacchino Dallara, nella lettera inviata ai sacerdoti, «presentano una maggiore difficoltà di comprensione e di approccio nell’azione pastorale delle nostre comunità». Sulla base di alcune schede di approfondimento, le comunità parrocchiali hanno promosso incontri con catechisti, animatori di gruppi giovanili, genitori, insegnanti e associazioni da cui sono scaturiti interessanti contributi. L’assemblea che si svolgerà dalle 9.30 alle 13 sarà aperta dalla relazione di don Valerio Baresi, salesiano, esperto del mondo dell’adolescenza e coordinatore degli oratori salesiani. Poi sono previsti i lavori di gruppo. Le conclusioni saranno affidate al Vescovo. Al termine è previsto il pranzo. Il tema dell’emergenza educativa legata agli adolescenti sarà al centro anche del piano pastorale diocesano del prossimo anno.Giacomo Gambassi Thomas «Ho riscoperto la fede alla Gmg di Colonia»Tra le varie realtà ecclesiali anche quelle dei movimenti e dell’associazionismo cattolico sono molto attive nel mondo giovanile. Incontriamo Thomas, diciassettenne della sesta comunità neocatecumenale della parrocchia di Santa Maria delle Grazie, nel salone dell’Orciolaia a conclusione di una giornata un po’particolare: «Sono oramai diverse settimane che stavamo lavorando affinché questa giornata venisse al meglio. Questa estate andremo alla Giornata mondiale della gioventù di Sydney e abbiamo organizzato diverse iniziative di autofinanziamento. Le scorse settimane abbiamo messo in scena in più occasioni uno spettacolo teatrale. Oggi si trattava di organizzare un’intera giornata scandita da tornei di calcio balilla, briscola, tombola, una caccia al tesoro per le vie della città, e in conclusione abbiamo messo su una cena con gara culinaria annessa. È stato faticoso, ma ci siamo divertiti molto». Thomas ha passato così il suo secondo giorno di vacanza dopo aver finito la quarta superiore all’Itis di Arezzo. Quando ci parla di lui, non nasconde la sua passione per i motori e per la Play station. Ma racconta anche di quando giocava a rugby, di quando esce con gli amici per le vie del centro, delle incertezze per i progetti futuri. Quando tocchiamo il tema della fede, dice: «A differenza della maggior parte dei miei coetanei, sono credente. A scuola sono pochi quelli che si dicono credenti o che vanno alla Messa. Spesso i ragazzi bestemmiano. Sento che la fede mi da una marcia in più. Andare a Messa è importante: ti aiuta nella vita e a crescere. In questo percorso sento che la mia comunità mi dà man forte, mi sostiene e mi incoraggia». Appena gli chiediamo quali siano le iniziative più sentite e vicine ai giovani, Thomas non ha dubbi: «Nel mio percorso di fede la Giornata mondiale della gioventù di Colonia ha ricoperto un ruolo fondamentale. E’ stata un’esperienza bellissima che mi ha dato tanto. Ho partecipato poi ad un incontro europeo del Cammino neocatecumenale ad Amsterdam un paio di anni fa, e avrei voluto partecipare all’Agorà dei giovani di Loreto, ma purtroppo non ho potuto. Vedere tutta quella gente proveniente da tutte le parti del mondo in nome di Gesù, ti consegna una grande forza e motivazione. Ti dà la carica per andare avanti». E in Australia ci sarà anche lui insieme a più di cento giovani della nostra diocesi.Luca Primavera Francesca «Gli adulti? Si sforzino di capirci di più»E’ una realtà molto variegata quella dei giovani. Per certi versi uguale a quella del passato; per altri, molto distante. Francesca ci descrive con semplicità il suo mondo di tredicenne: un mondo fatto di sogni, aspirazioni e piccole grandi cose. Francesca si è appena affacciata nell’universo adolescenti: ha appena concluso la seconda media e con spensieratezza racconta la sua esperienza. «Frequento la scuola Cesalpino di Arezzo, indirizzo umanistico, e devo dire che tutto sommato mi trovo abbastanza bene. Svolgo diverse attività come per esempio chitarra, che mi piace molto, mentre qualche tempo fa giocavo a pallavolo, anche se devo dire che mi piace di più il tennis». Francesca è alta, un po’ timida. L’anno prossimo farà la Cresima. La ragazzi di Arezzo continua il suo identikit: «Mi piace molto uscire con le amiche. Andiamo in giro per il centro, facciamo le vasche per il corso, poi diamo un’occhiata ai negozi. A volte ci ritroviamo direttamente nei centri commerciali o andiamo al cinema a vedere qualche film. Quando sono sola, invece, spesso gioco al computer». A domandargli del futuro ci pensa un po’e dice: «Quando immagino le superiori, mi viene in mente che vorrei fare il liceo linguistico o lo scientifico. Però non ho un’idea precisa. Per quello che riguarda il lavoro non saprei: ancora è un po’presto». Sorride. «Devo dire comunque che mi piacerebbe fare la veterinaria: amo molto gli animali. Oppure sarebbe bello fare un lavoro dove si ha a che fare con le lingue». Nonostante non abbia ancora concluso il percorso dell’iniziazione cristiana, quando andiamo a parlare di fede, Francesca ha le idee chiare: «Mi trovo bene nella Chiesa. Mi piace molto l’accoglienza che riserva a molte persone, soprattutto quelle più bisognose. La Chiesa è, tra virgolette, quasi perfetta: non deve cambiare, va bene così com’è. Certo, sarebbe anche opportuno che venisse più incontro a noi giovani. Purtroppo la maggior parte dei ragazzi della mia età non è credente. Inoltre capita spesso che molti si dicano cristiani e cattolici, ma non vanno alla Messa e non gli importa niente della religione. Questo dipende molto dalla famiglia. Per fortuna nessuno mi prende in giro». E il rapporto con gli adulti? «A volte ci sono difficoltà di comunicazione che dipendono dal linguaggio diverso o anche nel fatto che non comprendono le esigenze di noi giovani. Mi piacerebbe che gli adulti cercassero di capirci di più, che ci fossero dei momenti di incontro e confronto insieme».Luca Primavera I docenti aiutino gli studenti a uscire dalla banalita’.Si parla molto in questo periodo di «emergenza educativa». Per alcuni l’espressione significa un duro giudizio sulle nuove generazioni. La vera emergenza educativa sta però dalla parte del mondo adulto: è qui che va cercato l’insieme delle decisioni e dei comportamenti che costruiscono l’ambiente vitale nel quale le giovani generazioni si trovano a vivere, un luogo capace di farli crescere oppure di lasciarli in un limbo indefinito. Parleremo perciò della scuola auspicando di non farsi condizionare dalla pressione mediatica, che riduce la scuola ai casi da mettere in prima pagina per fare ascolto e aumentare lo share. Con un adeguato atteggiamento di ascolto potremmo scoprire alcune cose interessanti. I giovani e il loro futuroIn molti credono che i giovani «galleggino» senza progettare e impegnarsi per il futuro. Per certi versi è vero, soprattutto perché vivono un’adolescenza socialmente imposta, senza che siano offerte possibilità di esperienze forti e di crescita. La scuola non viene percepita come luogo capace di offrire promozione sociale, crescita umana, culturale e professionale. Tuttavia la mia esperienza dice che, se vengono progettate attività significative, la risposta degli studenti è interessante. Cosa pensare, ad esempio, di studenti che in questi giorni, terminata la scuola, svolgono uno stage di cinque giorni la settimana per tre settimane con una azienda di software lavorando su un programma di informatica gestionale di nuova concezione, destinato a ben noti marchi della moda made in Italy? Sono stati selezionati dall’amministratore delegato e dall’ingegnere informatico dell’azienda, che hanno apprezzato la loro preparazione e la loro motivazione. I ragazzi apatici e violenti?Anche in questo caso c’è una parte di verità. Esiste un disagio esistenziale, a volte forte. Paradossalmente può essere interpretato come segno di «sanità residua»: spinti a vivere nel recinto di interessi mediocri, esprimono un disagio magari non consapevole perchè questo cerchio ristretto non basta loro. Dobbiamo essere in grado di offrire esperienze che possano intensificare gli stati di coscienza, far conoscere altri mondi. La scuola che dirigo, ad esempio, lavora con importanti risultati, a livello di partecipazione e motivazione, nella realizzazione di «gite etiche». Queste esperienze permettono la conoscenza e la condivisione di realtà come l’Arsenale della pace di Torino, la Banca Etica di Padova, e così via. Naturalmente anche molte altre scuole hanno iniziative analoghe: sono stimoli ad uscire dalla banalità, dal branco, dall’ovvio. Fra internet e bullismo.Per gli studenti, Internet e la comunicazione tecnologica sono un insostituibile spazio di confronto, scoperta, socializzazione, crescita, studio e tempo libero. Possono essere un territorio particolarmente congeniale allo sviluppo della dimensione sociale e all’arricchimento personale, oltre che un territorio affascinante e sconfinato dove trovano spazio anche contenuti potenzialmente rischiosi. La mia scuola ha reso molto più dinamico il sito web www.itcbuonarroti.it, aprendolo alla collaborazione continua degli studenti. Alcuni docenti hanno aperto un loro blog personale molto visitato dagli studenti. Abbiamo messo in guardia dall’uso scorretto di You Tube, ma abbiamo anche deciso di essere presenti per suggerirne un uso positivo: digitate per esempio «cittadinanza digitale» su www.youtube.it. La rete è un luogo che dobbiamo saper abitare, è la condivisione di paesaggi mentali che rendono possibile la comunicazione, attraverso un equilibrato intreccio di presenza «in diretta» e di allargamento di questa presenza attraverso la comunicazione.Anselmo Grottidirigente scolasticodell’Itc «Buonarroti» di Arezzo A Loro Ciuffenna un patto fra scuole e comunità cristiana.Dallo stimolo del dialogo con i ragazzi alla difficoltà di entrare in rapporto con le famiglie. Dal ruolo-chiave della testimonianza all’urgenza di una «rete» per affrontare il dilemma adolescenti a tutto tondo. Sono alcuni spunti emersi nella parrocchia di Loro Ciuffenna nell’incontro di preparazione all’assemblea diocesana. Una serata di riflessione e approfondimento voluta dal parroco, don Simone Costagli. Toscana Oggi pubblica una sintesi degli elementi che sono scaturiti dal confronto scandito dallo «strumento di lavoro» elaborato dalla diocesi. Aiutare i giovaniSpecialmente con gli adolescenti, si cerca di partire dalle loro richieste e dagli interessi in campo religioso o etico che i ragazzi esprimono. La persona andrebbe educata nel suo insieme e andrebbe consigliato, per uno sviluppo integrato e armonica della personalità, anche l’impegno in attività musicali e sportive, specialmente di gruppo. In molti casi, però, i molteplici impegni che assorbono i ragazzi (sport, musica, ecc.) rischiano di lasciare solo spazi residui e marginali per un percorso di fede. Così le varie attività dovrebbero essere canalizzate e collegate armonicamente in ambito parrocchiale in modo da renderle coordinate allo sviluppo integrato ed integrale della persona e non già una serie di «finestre» temporali scollegate e quasi in conflitto tra loro. Per una autentica formazioneUn ruolo chiave viene giocato dalla ruolo della famiglia, prima responsabile dell’educazione dei figli. Ci sono due aspetti divergenti: da una parte, molto spesso è quasi impossibile contattare le famiglie dei ragazzi e comunque entrare in relazione con le stesse; dall’altra parte viene portata l’esperienza-testimonianza di una catechista (una religiosa) che, recandosi personalmente a conoscere le famiglie dei propri ragazzi, riferisce di avere ottenuto molta attenzione e collaborazione da parte dei genitori dei ragazzi. Da sottolineare l’incontro con le famiglie è sempre una opportunità di catechesi anche per gli adulti. Perciò è evidente che vanno fatti tutti gli sforzi per cercare il contatto collaborativo con i genitori anche per proporre un reale e condiviso «patto educativo». Fra libertà e disciplinaVa evidenziato che lo sforzo educativo deve riescere a «fare arrivare» Cristo ai ragazzi. Inoltre, sarebbe auspicabile che gli adolescenti, con il progredire del loro cammino umano e spirituale, venissero sempre più chiamati alla corresponsabilità ed al servizio nella comunità. L’educatore-testimoneL’educatore, in ambito parrocchiale, è chiamato a essere testimone di verità. Oggi tutto ruota intorno all’auto-realizzazione «da vincente». Quindi l’educatore non può che essere un testimone «attendibile» di un progetto di vita autentico e volto al bene in tutte le sue sfaccettatur La sfida della rete educativaNelle parole del Vescovo che richiama ad un «patto educativo» si trova la chiave per l’incontro con le varie agenzie educative. La parrocchia di Loro Ciuffenna ha potuto fare esperienza dell’importanza di tali forme di collaborazione nell’ambito di un progetto svolto con tutte le scuole presenti nel comune. Il progetto prevede alcuni incontri nelle scuole con i Missionari Comboniani che illustrano l’attività delle «cucine per i poveri» organizzate in Brasile anche con il sostegno di alcuni parrocchiani di Loro Ciuffenna. Nelle classi si sono verificate risposte di interesse e partecipazione da parte di insegnanti e alunni. Le scolaresche spontaneamente hanno organizzato diverse attività per contribuire all’opera missionaria. Certamente l’attività andrà continuata e in qualche modo sviluppata.La parrocchia di Loro Ciuffenna Leopoldo «La Chiesa è lontana dai giovani»Leopoldo ha 16 anni, frequenta il liceo classico di Arezzo, ama leggere libri e quotidiani, il cinema d’autore, la storia. Non corrisponde certo a quello stereotipo che dipinge i giovani tutti dediti alle mode e alle futilezze, tra televisione e Play station. Se gli chiedi cosa vorrà fare da grande, sa già a che cosa aspirare: «Vorrei studiare storia medievale e magari fare il ricercatore all’università». Ma non siamo certo di fronte un ragazzi ripiegato sui libri. «Esco spesso con gli amici, facciamo una passeggiata in centro, poi magari guardiamo un film a casa di qualcuno. Fino a poco tempo fa giocavo a calcio, mentre adesso faccio piscina. Con gli amici si parla un po’di tutto, spesso di politica». Leopoldo descrive una generazione che solitamente non compare nei discorsi degli adulti. Una generazione che si pone domande. Comprese quelle di carattere religioso. «Fino a due anni fa mi potevo definire un cattolico, per via della mia formazione. Poi ho avuto una crisi ed è iniziato un percorso di ricerca culturale che mi ha portato a leggere il Corano e ad apprezzare l’islam. Ultimamente ho riscoperto il cristianesimo studiando la corrente valdese: la apprezzo per la sua interpretazione progressista e in continua evoluzione, soprattutto in alcuni temi etici come l’eutanasia e l’aborto. La religione cattolica mi sembra troppo dogmatica: preferirei una Chiesa in cui tutti possano esprimersi, dire la loro e confrontarsi». Il percorso di Leopoldo sembra condiviso da alcuni suoi amici. Almeno stando alle sue parole. «Le persone che frequento sono concordi sulle mie preoccupazioni. Molti si definiscono cristiani, ma non cattolici. I ragazzi della mia età si riconoscono più nei valori che nell’istituzione Chiesa. Oppure capita che molti si definiscano cattolici, senza capirne il senso profondo. Molti di noi, dopo la Cresima, si riducono ad andare a Messa solo per Natale e Pasqua». Comunque lui non chiude la porta. Anzi, vorrebbe trovare ascolto, confronto, dialogo. «La Chiesa dovrebbe avvicinarsi maggiormente ai giovani con iniziative e proposte che escano dalle parrocchie e che siano vicine ai luoghi che loro frequentano tutti i giorni. In un certo senso dovrebbe ritrovare il carisma che aveva nei primi secoli: quello dell’annuncio di Gesù nelle strade e nella società». E’ un appello che arriva da un adolescente della porta accanto.Luca Primavera Diletta «Io sto crescendo all’ombra della parrocchia»Diletta ha 14 anni, vive a Sansepolcro ed è una habitué della vita parrocchiale. La incontriamo fuori del duomo, all’uscita della S.Messa della domenica mattina. Sembra in partenza perché ha un borsone in mano.Quali sono i tuoi interessi?«In questi ultimi tre anni ho seguito un corso di chitarra con la scuola. Inoltre mi piace scrivere e partecipo alla redazione del giornalino d’istituto “10 e…lode”. Dato che ho fatto la terza media e il prossimo anno sarò in un’altra scuola non potrò più proseguire queste esperienze e mi dispiace molto».Quale scuola pensi di frequentare il prossimo anno? Hai già le idee chiare?«Più o meno. Ancora ho qualche settimana per decidere. È un passo importante e ci voglio pensare bene. In ogni caso credo di andare al liceo scientifico con indirizzo linguistico».Quali sono i tuoi sogni?«A me piacciono molto i bambini, anche se a volte ci vuole molta pazienza con loro. Durante i campeggi e i grest della parrocchia ne ho avuto alcune dimostrazioni. Ma questo non mi fa paura. Vorrei fare un lavoro che mi permetta di stare assieme ai più piccoli: per esempio mi piacerebbe fare la maestra».E la tua «carriera giornalistica» è già finita?«Per ora sì. In futuro chi lo può sapere».Hai amici che frequentano la parrocchia?«Sì molti. Anche perché mi trovo spesso qui nel duomo a Sansepolcro».Quali attività svolgi in parrocchia?«Partecipo al coro durante la S.Messa della domenica mattina. Se serve, suono pure la chitarra, anche se ho ancora bisogno di un po’di pratica e per evitare brutte figure lascio fare agli altri. Poi, da un anno, faccio parte del gruppo giovanissimi della parrocchia».Che tipo di attività svolgete?Proprio oggi stiamo per partire per Frontino, nelle Marche, dove faremo gli animatori per i bambini e i ragazzi delle medie e delle elementari. Nel mese di luglio, invece, vivremo l’esperienza del Grest, con “Aperti per ferie”. Durante il periodo di Pasqua abbiamo il nostro recital, per la cui preparazione siamo impegnati per i primi mesi dell’anno».Tante attività, insomma. Ma riesci a coniugarle con lo studio?«Sì, più o meno. Ogni tanto, però, devo rinunciare a qualcosa, altrimenti non ce la faccio proprio».Lorenzo Canali