Vita Chiesa
Esplosione a Beirut, Papa all’udienza: “Preghiamo per il Libano”
“La Chiesa, benché amministri la grazia risanante di Cristo mediante i sacramenti e benché provveda servizi sanitari negli angoli più remoti del pianeta, non è esperta nella prevenzione o nella cura della pandemia”, che spetta ai “dirigenti politici e sociali”. A precisarlo è stato il Papa, nella prima udienza generale dopo la consueta pausa di luglio, trasmessa in diretta streaming dalla biblioteca privata e iniziata con un riferimento all’emergenza sanitaria ancora in corso, sia pure a diversa velocità, in tutto il mondo: “La pandemia sta continuando a causare ferite profonde, smascherando le nostre vulnerabilità. Molti sono i defunti, moltissimi i malati, in tutti i continenti. Tante persone e tante famiglie vivono un tempo di incertezza, a causa dei problemi socio-economici, che colpiscono specialmente i più poveri”. Alla fine, l’anticipazione del tema delle prossime catechesi: le “malattie sociali”. Al termine dell’udienza, un appello per il Libano, dopo la terribile esplosione che ieri ha causato decine di morti e migliaia di feriti:
“Preghiamo per le vittime e i loro familiari, e per il Libano, perché con l’impegno di tutte le componenti politiche, sociali e religiose possa affrontare questo momento così tragico e doloroso e con l’aiuto della comunità internazionale possa superare la grave crisi che sta attraversando”.
La Chiesa, ha specificato Francesco a braccio a proposito della guarigione – tema dell’udienza -, “dà aiuto agli ammalati, ma non è esperta. E nemmeno dà indicazioni socio-politiche specifiche. Questo è compito dei dirigenti politici e sociali”. “Tuttavia, nel corso dei secoli, e alla luce del Vangelo, la Chiesa ha sviluppato alcuni principi sociali fondamentali, principi che possono aiutarci ad andare avanti, per preparare il futuro di cui abbiamo bisogno”, ha ricordato il Papa citandone “i principali, tra loro strettamente connessi:
il principio della dignità della persona, il principio del bene comune, l’opzione preferenziale per i poveri, la destinazione universale dei beni, la solidarietà, la sussidiarietà, la cura per la nostra casa comune”.
“Questi principi aiutano i dirigenti e responsabili della società a portare avanti la crescita e, in questo caso della pandemia, la guarigione del tessuto personale e sociale”, ha commentato a braccio. Poi l’annuncio: “Nelle prossime settimane, vi invito ad affrontare insieme le questioni pressanti che la pandemia ha messo in rilievo, soprattutto le malattie sociali.
E lo faremo alla luce del Vangelo, delle virtù teologali e dei principi della dottrina sociale della Chiesa. Esploreremo insieme come la nostra tradizione sociale cattolica può aiutare la famiglia umana a guarire questo mondo che soffre di gravi malattie. È mio desiderio riflettere e lavorare tutti insieme, come seguaci di Gesù che guarisce, per costruire un mondo migliore, pieno di speranza per le future generazioni”.
“Gesù guarisce tutto”, ha assicurato a braccio il Papa, sulla scorta dell’episodio evangelico della guarigione del paralitico. “Il ministero di Gesù offre molti esempi di guarigione”, ha sottolineato Francesco: “Quando risana coloro che sono affetti da febbre, da lebbra, da paralisi; quando ridona la vista, la parola o l’udito, in realtà guarisce non solo un male fisico, ma l’intera persona. In tal modo la riporta anche alla comunità, guarita, la libera dal suo isolamento, perché l’ha guarita”. “Gesù guarisce, ma non guarisce semplicemente la paralisi, Gesù guarisce tutto”, ha spiegato: “Perdona i peccati, rinnova la vita del paralitico e dei suoi amici, fa nascere di nuovo. Una guarigione fisica e spirituale, tutto insieme, frutto di un incontro personale e sociale: l’incontro guaritore con Gesù”.
“In che modo possiamo aiutare a guarire il nostro mondo, oggi?”, è allora la domanda da porsi: “Come discepoli del Signore Gesù, che è medico delle anime e dei corpi, siamo chiamati a continuare la sua opera di guarigione e di salvezza in senso fisico, sociale e spirituale”.