Toscana

ERITREA: MISSIONARI ESPULSI, SI RISCHIA UNA CHIESA PATRIOTTICA, SUL MODELLO CINESE

“La volontà del governo è quello di avere una Chiesa patriottica, sul modello cinese. Il regime sarebbe disposto a stipendiare i preti, a provvedere anche alla costruzione delle chiese, ma vuole avere la proprietà di tutte le opere”: a parlare è fratel Fiorenzo Losa, pavoniano, uno dei 14 missionari espulsi dall’Eritrea nel novembre scorso (motivato ufficialmente dal non rinnovo del permesso di soggiorno, che scade ogni anno). Ma quanto accaduto ai missionari – è la prima volta nella storia dell’Eritrea – fa parte di una politica governativa più ampia che mira alla nazionalizzazione di molte opere gestite da stranieri, anche da organizzazioni non governative. Ne parla in un reportage “a puntate” il settimanale cattolico “Vita trentina”. L’Eritrea, guidata dal presidente Isaias Afwerki, “non sopporta una Chiesa che interviene a difesa dei diritti umani – afferma fratel Losa, che gestiva ad Asmara una casa-alloggio per ragazzi orfani o dimessi dal carcere -. Ci hanno identificato come parte attiva sul territorio, attenti a portare avanti attività educative e formative. Con uno Stato che vuole nazionalizzare e controllare ogni cosa, l’autonomia della Chiesa è un pugno nell’occhio”.

Per p. Flavio Paoli, pavoniano che ancora vive ad Asmara ed ora deve occuparsi anche della casa-alloggio del confratello, “siamo davanti ad un disegno perseguito con rigidezza e che ha portato i funzionari del governo ad entrare in tutte le nostre case e a farvi l’inventario: il prossimo passo sarà l’esproprio”. “Se dovessimo essere veramente costretti ad andarcene – aggiunge il missionario trentino, il cui permesso scade tra un anno – per questi ragazzi sarà nuovamente la strada. Il governo stima che siano almeno 3500 i minori lasciati a se stessi”. I tre vescovi della Chiesa cattolica eritrea e il nunzio avrebbero anche scritto una lettera allo stesso Isaias, senza aver ricevuto finora nessuna risposta. Anche nel mondo della cooperazione si lamentano le stessa difficoltà: “Il governo, impedendo l’arrivo dei container – dice Antonella, medico che lavora in un ospedale a 90 km da Asmara fondato dall’associazione di laici cristiani “Missionari della speranza” – ci condanna a restare senza medicine. Ci hanno detto che la struttura verrà presa dal governo, mentre a noi probabilmente non verrà rinnovato il permesso di soggiorno e saremo costrette ad andarcene. Chi si occuperà allora di questa gente?”.

Sir