Toscana

Eremo di Triozzi: la Madonnina del Grappa spiega perché ha chiesto alle monache di trasferirsi

«Con riferimento alle notizie recentemente apparse su vari organi di stampa riguardo all’eremo di Triozzi / San Martino alla Palma, l’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa ritiene di dover render noto e specificare quanto segue».

Inizia così la nota che l’Opera ha diffuso questa mattina, in merito alla vicenda che in questi giorni sta facendo discutere.

«L’immobile di proprietà dell’Opera Madonnina del Grappa – spiega il comunicato – fu dalla stessa concesso nel 1987, in comodato gratuito a delle monache, che vi costituirono un Eremo di ispirazione Carmelitana detto di “Santa Maria degli Angeli”; il contratto di comodato fu stabilito a tempo indeterminato, ma con la precisa clausola che “potrà sempre essere disdettato dal comodante”. Dopo molti anni, per poter proseguire la sua missione e le sue numerose attività, l’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa ha necessità di alienare il bene di notevole dimensione e valore, dove attualmente risiedono solo due religiose».

«L’Opera Madonnina del Grappa – prosegue la nota – sta portando avanti in questi anni, seguendo l’originale ispirazione del suo Fondatore, il Servo di Dio don Giulio Facibeni, un grande impegno di rinnovamento che l’ha portata ad accrescere notevolmente i suoi interventi a favore dei più poveri fra i poveri: anziani, giovani in difficoltà e bisognosi di attenzione e cura, carcerati e ex carcerati, ed ultimamente, adulti con vulnerabilità psichiche. In una parola tutte quelle situazioni che oggi vengono chiamate gli “scarti” della nostra società».

«Da oltre un anno – si legge ancora sul comunicato – l’Opera Madonnina del Grappa, che non vuole certo mettere in difficolta’ le due religiose presenti nell’Eremo ha cercato una soluzione da condividere con loro. Con la disponibilita’ della diocesi di Firenze sono state loro offerte alcune residenze alternative, per caratteristiche e spazi più che idonee ad accogliere una piccola comunità e continuare il loro apostolato. Fra le diverse soluzioni proposte, ma che non sono state accolte, anche il vicino Eremo di Mosciano, dove la diocesi si sarebbe accollata le spese di ristrutturazione per realizzare l’eremo e dotarlo di spazi per la foresteria. E’ doveroso anche precisare che molte delle spese effettuate dalle religiose, specialmente agli inizi, sono state coperte con il contributo determinante dell’Opera Madonnina del Grappa».

«La richiesta dell’Opera Madonnina del Grappa – conclude il documento – non nasce certo dalla volontà di allontanare le due religiose dall’Eremo, ma dalla necessità di realizzare, dalla vendita di quella grande proprietà, l’estinzione di una gravosa ipoteca, costituita a suo tempo, in un periodo di grave necessità dell’Opera, presso un Istituto di credito a garanzia di un affidamento, i cui termini stanno per scadere e non sono rinnovabili e il cui rimborso non è a tutt’oggi sostenibile per l’Opera stessa. La scelta della vendita è quindi obbligatoria in quanto, se il finanziamento non fosse rimborsato, l’Istituto creditore inizierebbe un’azione esecutiva con conseguente obbligo di rilascio del bene immobile da parte delle religiose, che dovrebbero in ogni caso lasciare la struttura e trovarne un’altra con grave danno per tutti».