Vita Chiesa

«Episcopalis communio», Papa Francesco riforma l’organismo sinodale

Per sintetizzare la portata della «revisione normativa del Sinodo», il card. Lorenzo Baldisseri ha citato il n. 5, in cui Francesco scrive: «Ad animare quest’opera di rinnovamento dev’essere la ferma convinzione che tutti i Pastori sono costituiti per il servizio al Popolo santo di Dio, al quale essi stessi appartengono in virtù del sacramento del Battesimo». Di qui la necessità, per i vescovi, di mettersi in ascolto del «sensus fidei» del «popolo di Dio», previa «una consultazione quanto più possibile capillare dei fedeli». Secondo Baldisseri, la Costituzione apostolica «non si limita a richiamare la dottrina sulla collegialità episcopale, ma va oltre illustrando il ministero dei vescovi come servizio al Popolo di Dio nella pluralità di ministeri e carismi», configurando il Sinodo espressione eloquente della sinodalità come dimensione costitutiva della Chiesa».

Tra le novità, Baldisseri ha citato le «implicazioni ecumeniche» del Sinodo, da cui «anche l’esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce». «Il Papa – ha commentato Baldisseri – non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come Battezzato tra i Battezzati e dentro il Collegio Episcopale come Vescovo tra i Vescovi, chiamato al contempo – come Successore dell’apostolo Pietro – a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell’amore tutte le Chiese».

«Papa Francesco – ha concluso il cardinale – si mostra convinto che – attraverso la debita valorizzazione della dimensione sinodale della Chiesa, che reclama il protagonismo di tutti i Battezzati, e al suo interno della dimensione collegiale dell’episcopato, che rilegge la dottrina sul primato in chiave comunionale – potrà finalmente avviarsi quella ‘conversione del papato’ già auspicata da San Giovanni Paolo II (cfr. Ut unum sint 95; anche Evangelii gaudium 32) e a cui i nostri fratelli ortodossi e protestanti guardano con vivo interesse».

Vediamo più in dettaglio alcune delle novità.

«Se approvato espressamente dal Romano Pontefice», il documento finale partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro». È una delle novità contenute nella costituzione apostolica «Episcopalis communio» di Papa Francesco sul Sinodo dei vescovi, diffusa oggi. «Ricevuta l’approvazione dei membri, il documento finale dell’Assemblea è offerto al Romano Pontefice, che decide della sua pubblicazione», si legge nell’articolo 18 a proposito della conclusione del processo sinodale: «Se approvato espressamente dal Romano Pontefice, il documento finale partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro». «Qualora poi il Romano Pontefice abbia concesso all’Assemblea del Sinodo potestà deliberativa – precisa ancora il Papa – il documento finale partecipa del magistero ordinario del successore di Pietro una volta da lui ratificato e promulgato. In questo caso il documento finale viene pubblicato con la firma del Romano Pontefice insieme a quella dei membri». Per quanto riguarda l’approvazione del documento finale, Francesco invita a ricercare «nella misura del possibile l’unanimità morale».

Già Paolo VI, ricorda Francesco nella Costituzione apostolica, stabilì che il Sinodo dei vescovi «avrebbe avuto normalmente funzione consultiva, offrendo al Romano Pontefice, sotto l’impulso dello Spirito Santo, informazioni e consigli circa le varie questioni ecclesiali», ma al tempo stesso «avrebbe potuto godere anche di potestà deliberativa, qualora il Romano Pontefice avesse voluto conferirgliela». Anche dopo la pubblicazione del Codice di diritto e del Codice dei Canoni delle Chiese orientali, il Sinodo dei vescovi ha «continuato a evolversi gradualmente», fino all’ultima edizione dell’Ordo Synodi, promulgata da Benedetto XVI il 29 settembre 2006. «In questi anni, contestando l’efficacia dell’azione sinodale di fronte alle questioni che richiedono un intervento tempestivo e concorde dei pastori della Chiesa – scrive il Papa – è cresciuto il desiderio che il Sinodo diventi ancor più una peculiare manifestazione e un’efficace attuazione della sollecitudine dell’episcopato per tutte le Chiese». «Tutti i pastori sono costituiti per il servizio al popolo santo di Dio, al quale essi stessi appartengono in virtù del sacramento del battesimo», ricorda Francesco, a proposito della natura del Sinodo, «chiamato, come ogni altra istituzione ecclesiastica, a diventar sempre più un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autoconservazione».

Chi vi può prendere parte. «Secondo il tema e le circostanze, possono essere chiamati all’assemblea del Sinodo anche alcuni altri, che non siano insigniti del munus episcopale, il ruolo dei quali viene determinato di volta in volta dal Romano Pontefice», stabilisce inoltre la Costituzione. «Se lo ritiene opportuno, particolarmente per ragioni di natura ecumenica, il Romano Pontefice può convocare un’Assemblea sinodale secondo altre modalità da lui stesso stabilite», un’altra delle novità del documento. Per quanto riguarda l’apertura del Sinodo ad altri membri che non siano vescovi, Francesco precisa che «occorre considerare in special modo il contributo che può venire da quanti appartengono agli Istituti di vita consacrata e alle Società di vita apostolica». All’Assemblea del Sinodo possono dunque essere invitati, senza diritto di voto: «Esperti, che cooperano con il Segretario Speciale in ragione della loro competenza sul tema dell’Assemblea del Sinodo, ai quali si possono aggiungere alcuni Consultori della Segreteria generale; uditori, che contribuiscono ai lavori assembleari in virtù della loro esperienza e conoscenza; delegati fraterni, che rappresentano le Chiese e le comunità ecclesiali non ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica». «In determinate circostanze – dispone Francesco all’art. 12 – possono essere designati, senza diritto di voto, alcuni invitati speciali, cui si riconosce una particolare autorevolezza in riferimento al tema dell’Assemblea del Sinodo».

Una Commissione per l’attuazione. «Secondo il tema e le circostanze, la Segreteria generale del Sinodo può avvalersi di una Commissione per l’attuazione, formata da esperti». È la novità introdotta nell’art. 21 della Costituzione apostolica, in cui il Papa prende in esame nel dettaglio diverse fasi e compiti del Sinodo dei vescovi: l’avvio, la fase di consultazione del «popolo di Dio», la convocazione, la fase celebrativa vera e propria e la conclusione. «Per l’approfondimento del tema e la redazione di eventuali documenti previ all’Assemblea del Sinodo, la Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi può avvalersi di una Commissione preparatoria, formata da esperti», si ricorda nel documento a proposito della disposizione attuale e vigente. «Nella fase che segue l’Assemblea – stabilisce il Papa nella Costituzione – la Segreteria generale promuove per la propria parte, insieme al Dicastero della Curia Romana competente, l’attuazione degli orientamenti sinodali approvati dal Romano Pontefice».