Vescovi Toscani

Ennio Antonelli: «Evangelizzare oggi»

Lettera pastoraleEVANGELIZZARE OGGI: COMUNITÀ CRISTIANA E MINISTERI 1. Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa fiorentina,il Signore Gesù abiti in voi e tra di voi, perché siate un Vangelo vivo, che tutti possano leggere.L’assemblea pastorale diocesana, celebrata domenica 23 febbraio scorso nella splendida cornice della basilica di San Lorenzo, ha visto riuniti intorno al Vescovo, centro visibile di unità, i sacerdoti, i consacrati, i cristiani laici, i rappresentanti delle parrocchie e delle varie associazioni, in un clima di preghiera, di dialogo e di proposta costruttiva.L’evento è stato preparato da un’ampia consultazione e ora offre al Vescovo stimolazioni per suggerire alcune linee di riflessione e di impegno sul tema stesso dell’assemblea, «Evangelizzare oggi: comunità cristiana e ministeri».Dividerò l’argomento in quattro punti:1) la Chiesa inviata per evangelizzare;2) evangelizzare oggi in un mondo che cambia;3) la ministerialità generale dei cristiani;4) i ministeri specifici e la loro formazione. CAP. I – LA CHIESA INVIATA PER EVANGELIZZARELa buona notizia2. «Evangelizzare è la grazia e la vocazione della Chiesa. Essa esiste per evange-lizzare» (PAOLO VI, Evangelii Nuntiandi, 14). La Chiesa è inviata a portare a tutti la buona notizia che si può riassumere con la meravigliosa parola evangelica: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna« (Gv 3,16).

Nessuna notizia è buona e bella come questa; nessuna speranza è paragonabile a questa. In Gesù Cristo Dio ci ha donato se stesso in modo personale e irrevocabile; ci è venuto incontro nella storia per condurci a vivere con sé nell’eternità. E’ qui il fonda-mento incrollabile della nostra dignità e della nostra attesa di futuro e di vita.

3.Gesù di Nazaret, amico dei peccatori, dei malati e dei poveri, ci ha fatto sperimentare la forza liberatrice del suo amore misericordioso. Morto in croce e risorto nella gloria, è stato costituito dal Padre nella potenza dello Spirito Santo «Signore e Cristo» (At 2,36), «capo e salvatore» (At 5,31), unico mediatore di salvezza per tutto il genere umano. «Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della ve-rità. Uno solo infatti è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1Tm 2,4-6).

La chiave di volta è la risurrezione di Cristo: «Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede […]. Ora invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti» (1Cor 15,14.20). La sua tomba vuota è il segno della sua vittoria sul peccato e sulla morte e della nostra liberazione da ogni male.

4. Il Signore Gesù è risorto con lo stesso amore maturato fino alla morte in croce, amore incondizionato per tutti gli uomini, quali che siano i loro peccati. E ora vive per sempre e ci ama con lo stesso amore. Non siamo più soli e perduti. Nessuno, nella vita e nella morte, è solo. Ognuno, anche se afflitto da brucianti rimorsi e tentato dalla dispe-razione, può dire con San Paolo «mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20), anzi «mi ha amato e continua ad amarmi adesso allo stesso modo».

La comunità cristiana esiste per dire a ogni persona, con le azioni e con le paro-le: «Dio ti ama appassionatamente, con inaudita serietà; ti chiama a diventare suo figlio, a vivere con lui per sempre. Cristo è morto e risorto per essere il tuo salvatore, per comunicarti lo Spirito che dà la vita. Le tue attese di bene e il tuo anelito verso la bellezza e la felicità non sono vani».

• Per riflettere: Qual è il centro della fede cristiana? Chi è il cristiano?• Per pregare: Rm 10,9-17 Se confesserai che Gesù è il Signore e crederai che Dio lo ha risuscitato, sarai salvo; Sal 128 Celebrate il Signore perché è buono. Chiesa rivolta a Cristo e al mondo5. La Chiesa è sacramento, cioè germe, strumento e segno, della riconciliazione u-niversale. Come sacramento ha una forma concreta e visibile, caratterizzata da una precisa professione di fede, dalla celebrazione dell’eucaristia e degli altri sacramenti, dalla comunione gerarchica, dall’assunzione di uno stile di vita conforme al vangelo. D’altra parte sa che la salvezza trascende i propri confini visibili e perciò guarda con fiducia a tutta l’umanità.

Della Chiesa sacramento ne era ben consapevole il nostro ultimo Sinodo diocesano che dichiara: «Nel corso del cammino sinodale la Chiesa fiorentina ha progressivamente fatto propria l’immagine di Chiesa delineata dal Concilio Vaticano II. Essa ha acquisito una più chiara consapevolezza della sua missione: camminare verso il definitivo traguardo del Regno, quale segno e strumento di salvezza, confidando nell’azione dello Spirito Santo presente nella storia» (Sinodo, 6).

6. La Chiesa annuncia, serve e prefigura il Regno di Dio, che viene nella storia per mezzo di Gesù Cristo con il dono dello Spirito Santo al fine di riconciliare tutti e tutto nel glorioso compimento oltre la storia. Essa è estroversa verso il mondo intero. Ma prima ancora è rivolta a Cristo per poter condividere il suo amore e cooperare con lui alla salvezza di tutti gli uomini. E’ a motivo di Cristo che la Chiesa cerca di fare il bene a tutti, prega, opera e soffre per tutti, annuncia la buona notizia che schiude a tutti un futuro di speranza.

Sa che Cristo attrae a sé ogni uomo che si apre alla verità e all’amore: perciò è disponibile al dialogo e alla collaborazione con i non cristiani e i non credenti; è attenta a valorizzare ogni seme di verità e di bene; cerca di stabilire relazioni umane autentiche con tutti e di offrire spazi di accoglienza differenziati secondo le diverse condizioni di ciascuno. Tuttavia l’amore di Cristo non le impedisce, ma anzi le impone di pronunciare un giudizio critico sugli errori dottrinali e sui comportamenti obiettivamente disordinati, senza peraltro giudicare le coscienze e la responsabilità soggettiva (cosa che compete in definitiva solo a Dio).

7. Chiesa dunque estroversa verso il mondo; ma a partire dalla comunione con Cri-sto e in Cristo.

Più si aderisce a Cristo e più si condivide il suo amore per tutti gli uomini e si diventa capaci di donare e di accogliere. «L’amore di Cristo ci sospinge al pensiero che uno è morto per tutti» (2Cor 5,14).

Più si è uniti nell’amore reciproco tra cristiani e più si è credibili ed efficaci nel proporre la fede. «Tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17,21).

• Per riflettere: Come si concilia un’identità cristiana ed ecclesiale forte con la massima apertura verso tutti gli uomini e tutti i valori umani?• Per pregare: 1Pt 2,4-10 Voi siete il popolo che Dio si è acquistato per evangelizzare; Sal 100 Acclamate il Signore, voi tutti della terra. La Chiesa corpo di Cristo nella storia8. Il Verbo si è fatto carne; il Risorto si è fatto Chiesa. Il Signore Gesù, morto e ri-sorto, rimane in mezzo a noi per sempre, come ha promesso: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Cammina insieme a noi, nascosto e ri-spettoso della nostra libertà, paziente per i nostri ritardi e le nostre deviazioni. Comuni-cando lo Spirito Santo, edifica la Chiesa come suo corpo visibile nella storia, partecipe della sua verità e della sua vita; ci costituisce sue membra, suoi fratelli e cooperatori alla salvezza dell’umanità intera; ci invia «a rivelare e comunicare la carità di Dio a tutti gli uomini e a tutte le genti» (CONCILIO VATICANO II, Ad Gentes, 10).

9. La sua presenza salvifica si rende trasparente specialmente attraverso le comunità cristiane unite nel fervore della fede e dell’amore fraterno e attraverso l’eroismo dei santi e i fatti miracolosi che spesso lo accompagnano. Tali comunità, persone ed eventi hanno valenza profetica, in quanto prefigurano la realtà ultima. Nella Chiesa veri profeti sono i santi che anticipano la perfezione della celeste Gerusalemme e non i contestatori. Il loro fascino esercita una forte attrazione, perché gli uomini hanno bisogno di entrare in contatto con il Mistero che salva. Le loro testimonianze sono parola di Dio vissuta e motivo di credibilità e vanno fatte conoscere il più possibile, perché possiedono una forte efficacia evangelizzatrice.

10. «Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai mandato» (Gv 17,23). Nella misura in cui consentiamo a Cristo di vivere in noi e in mezzo a noi, diventiamo sue membra vive e suo corpo vivo e veicoliamo non solo la sua memoria, ma anche la sua presenza salvifica, in modo che tutti possano incontrarlo.

Si tratta di accogliere non solo i valori di libertà, misericordia, fraternità e pace che hanno in Cristo il maestro e modello incomparabile, ma la sua persona stessa. Accogliere lui come salvatore e signore della nostra vita. Stare presso di lui come se lo vedessimo con gli occhi. Dialogare con lui. Ascoltarlo nella sua parola. Riceverlo nell’eucaristia. Fare la sua volontà nelle grandi scelte e nelle ordinarie attività e relazioni quotidiane. Trovare in lui speranza e orientamento per il futuro, gioia e coraggio per il presente. Amarlo appassionatamente e nel suo nome, in virtù dello Spirito Santo che egli ci dona, amare tutti gli uomini.

11. In questa prospettiva evangelizzare è molto più che trasmettere la memoria di Cristo; è irradiare la sua presenza e consentirgli di incontrare le persone.Al riguardo, mi piace citare dalle lettere di Madre Teresa di Calcutta qualche passaggio del 1946, in cui vengono riferiti gli appelli che in quel periodo la voce di Gesù, nitida e insistente, faceva risuonare dentro di lei, per convincerla a dedicarsi alla missione tra i più poveri. «Vieni, vieni, portami nei tuguri dei poveri. Vieni, e sii la mia luce. Da solo non posso andarci: essi non mi conoscono, e perciò non mi vogliono. Vieni tu, vai in mezzo a loro. Portami con te dentro la loro vita. […] Nel tuo amore per me, mi vedranno, mi conosceranno, mi vorranno. […] Voglio suore indiane, missionarie della carità, che siano il mio fuoco di amore tra i poveri, gli ammalati, i moribondi e i bambini».

Più tardi, quando la sua opera si era ormai sviluppata e la sua fama si era diffusa nel mondo, Madre Teresa soleva dire: «Io sono soltanto una povera donna che prega. Nella preghiera Gesù mi comunica un po’ del suo amore e io corro a portarlo ai poveri. Senza la preghiera siamo troppo poveri per poter andare ai poveri».

Evangelizzare è dunque attingere da Cristo e trasmettere agli altri l’amore e la gioia; è offrire a lui il cuore, il volto, le mani e la voce, perché possa andare incontro agli uomini di oggi.

12. Per questo la via privilegiata e insostituibile per comunicare il vangelo rimane sempre, anche nella odierna società dell’informazione e dei media, quella dell’incontro e del rapporto da persona a persona.

Per questo, in vista dell’evangelizzazione dei non cristiani, la qualità delle relazioni tra i cristiani è più importante che non i programmi, le attività e l’efficienza orga-nizzativa. Lo sottolineava già con chiarezza il Sinodo della Chiesa fiorentina: «Al cuore della missione della Chiesa c’è la testimonianza di una comunione ecclesiale» (Sinodo, 8); «prima di ogni attività, pur necessaria per realizzare il progetto, è importante aprirsi a una logica di comunione, sviluppando relazioni veramente fraterne» (Sinodo, 12). E’ realistico mettere in conto una certa difficoltà dei rapporti, a motivo dei limiti umani, delle diverse personalità, degli errori e dei peccati. Ma è possibile e doveroso impegnar-si a diventare, con la grazia di Dio, sempre più umili e vuoti di sé, miti e accoglienti verso gli altri, pazienti e fiduciosi (cf. Ef 4,2).

• Per riflettere: Come riconoscere che la Chiesa, nonostante i limiti umani, è il corpo di Cristo nella storia e come vivere la gioia e la responsabilità di appartenere in qualità di membri a questo corpo?

• Per pregare: 1Cor 12,12-27 Il corpo trova la sua armonia nella varietà e nell’unità; Sal 133 Bellezza della vita fraterna. CAP. II – EVANGELIZZARE OGGI IN UN MONDO CHE CAMBIAIl contesto sociale e culturale

13. In una società complessa come la nostra, attività e appartenenze, interessi e relazioni, si parcellizzano e non hanno più un centro unificante. Le esperienze si consumano in fretta; cambia la percezione del tempo che si riduce a un presente effimero, senza memoria e senza futuro. L’immagine dell’uomo da una parte tende ad appiattirsi sulla dimensione materiale e dall’altra viene enfatizzata nella sua componente di emotività e soggettività. La riflessione e la consapevolezza necessarie per scelte autenticamente li-bere, sono ostacolate dalla fretta e dall’attivismo e inoltre dalla aggressività invadente della comunicazione mediale, sempre più gridata e spettacolarizzata. La multiculturalità, vistosamente insediata nei luoghi della vita e nei media, rischia di favorire la mentalità relativista, secondo cui non esiste verità etica e religiosa, ma solo opinioni, sensibilità e tradizioni diverse.

14. Questa situazione crea difficoltà notevole alla comunicazione e all’accoglienza del Vangelo e di fatto si diffondono modelli di vita estranei alla fede cristiana. Tuttavia si offrono anche elementi significativi di apertura e di opportunità: è diffuso un forte desiderio di vivere in autenticità e pienezza di senso; si afferma nel comune sentire il desiderio di solidarietà e di pace, di dialogo e di prossimità; cresce l’attenzione alla salvaguardia del creato; si presentano nuove potenzialità di crescita umana attraverso la comunicazione sociale.

• Per riflettere: Quali difficoltà e quali potenzialità per l’evangelizzazione si rilevano sul territorio?• Per pregare: At 17,22-34 Uno stesso contesto culturale contiene aperture e chiusure nei confronti del Vangelo; Sal 27 Con Dio nessuna paura. Elementi di pastorale familiare15.In questo contesto i cristiani si trovano a convivere con numerosi non credenti e indifferenti, oltre che con credenti di altre religioni, ma anche con molte persone in cui riemerge il desiderio di Dio e dell’incontro con lui. Appare perciò più attuale che mai l’istanza avanzata dal nostro Sinodo diocesano: «Si avverte la necessità che la parrocchia si rinnovi seguendo il mandato della missione e la via dell’incarnazione e riscopra il dovere di portare l’annuncio della fede a tutti coloro che vivono sul territorio» (Sinodo, 46).

La proposta della fede agli indifferenti, ai non cristiani e ai non credenti diventa oggi, insieme all’iniziazione cristiana delle nuove generazioni, l’impegno primario delle nostre parrocchie. Le due linee di impegno possono collegarsi e, in un certo modo, saldarsi tra loro in misura considerevole, se si privilegia la famiglia come destinatario e soggetto di pastorale.

16. In passato la famiglia e la tradizione sociale trasmettevano spontaneamente un’esperienza di vita ispirata al vangelo. La elevata partecipazione alla messa festiva consentiva a gran parte della gente di celebrare il mistero cristiano. Si comprende allora come, per l’iniziazione cristiana dei ragazzi, bastasse aggiungere un periodo, breve e in-tenso, di istruzione religiosa in preparazione ai sacramenti. Dopo il Concilio Vaticano II, in Italia, con il progetto Evangelizzazione e Sacramenti, si è dilatato grandemente l’impegno di catechesi e si è generalizzata, con qualche variante, la prassi di un’ora settimanale di insegnamento catechistico dall’inizio delle elementari fino alla terza media. La frequenza alle lezioni di catechismo è numericamente piuttosto buona. Molti genitori, anche tra i non praticanti e non credenti, la favoriscono, ritenendola un passaggio comunque utile per l’educazione morale e l’equilibrio della personalità.

Eppure i risultati non sembrano rispondenti a uno sforzo così imponente. Non pochi ragazzi che frequentano il catechismo trascurano la messa festiva, ritenuta inutile e noiosa. Molti giovani considerano la religione irrilevante per i loro interessi vitali che sono l’amicizia, lo sport, la musica, il ballo, il protagonismo, il successo. Cresce il divario tra il vangelo e i modelli di vita e di pensiero preferiti. La forte percentuale di abbandoni dopo la cresima fa pensare che qualcosa sia mancato anche prima e non sia avvenuta una autentica iniziazione cristiana.

17. Ora che la gente, in gran parte, non vive e non celebra più il vangelo, non basta raccontarlo e spiegarlo. Non basta la lezione di tipo scolastico. Occorre una pedagogia della fede a più dimensioni, un graduale tirocinio di vita cristiana con l’inserimento nella concreta comunità ecclesiale. L’istruzione religiosa deve procedere di pari passo con l’esperienza liturgica nel giorno del Signore, con l’esercizio della preghiera quotidiana e la lettura orante della Scrittura, con la pratica della solidarietà e del servizio ai poveri e alla comunità, con l’esperienza gioiosa della convivialità e della fraternità, con l’impegno culturale e sociale. Un tirocinio di questo tipo comporta l’intervento non solo dei catechisti, ma di una pluralità di figure ministeriali, come gli animatori della liturgia e dell’attività caritativa, e di testimoni significativi, come le religiose, i cristiani laici impegnati nella Chiesa e nella società, gli ammalati, i volontari.

18. Soprattutto è necessario coinvolgere i genitori incentrando la pastorale sulla famiglia come tale. Si può ipotizzare un cammino di fede prolungato per anni, con periodi di maggiore o minore intensità, con iniziative leggere e molto flessibili, secondo le esigenze della nostra società complessa, mirate però a obiettivi precisi e definiti fin dall’inizio: qualche incontro prebattesimale, qualche altro postbattesimale; qualche incontro nel periodo della scuola materna per aiutare i genitori a testimoniare e comunica-re la fede ai figli; incontri più regolari, progettualmente inseriti nella catechesi delle classi elementari e medie, in modo che anche i genitori abbiano una loro parte da svolgere, ad esempio vivere per un certo tempo insieme ai figli un tema ascoltato e meditato, interagire con i figli e con i catechisti nelle attività catechistiche, animare insieme ai figli la messa domenicale, compiere qualche servizio di volontariato familiare.

L’obiettivo è quello di condurre insieme genitori e figli all’incontro con Cristo e a uno stile cristiano di vita, facendo leva sul fatto che la gran parte delle famiglie ancora chiede i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Anche se soltanto una minoranza dei genitori si impegnasse nell’itinerario, si tratterebbe comunque di un fatto importante per restituire serietà all’iniziazione cristiana agli occhi dei ragazzi stessi, che altrimenti rischiano di subirla come un’imposizione da cui liberarsi al più presto.

19. Un discorso analogo potrebbe essere fatto anche per la preparazione al matrimonio, considerando che è ancora assai elevata la percentuale di quelli che desiderano il matrimonio in chiesa.

Con i fidanzati bisogna fare il possibile per passare da un breve corso di lezioni a un itinerario di fede, focalizzato sul rapporto con Gesù Cristo: «Chi è Gesù per te? E’ stato un personaggio importante del passato o è risorto e vivo adesso? E’ marginale rispetto ai tuoi interessi o è decisivo per la tua vita?». A partire dalla centralità di Cristo guidare alla preghiera, all’ascolto della parola, al discernimento e alla conversione, alla celebrazione della penitenza e dell’eucaristia, all’inserimento nella comunità ecclesiale, alla responsabilità sociale, al senso cristiano del matrimonio e della famiglia. Sembra opportuno articolare l’itinerario in incontri differenziati: delle singole coppie con il sacerdote, del piccolo gruppo con una coppia di sposi animatrice, dell’assemblea di tutte le coppie con l’esperto che tratta un tema (teologico, psicologico, medico, giuridico, ecc.).

20. In armonia con le scelte pastorali prioritarie per il decennio – parrocchia, famiglia e giovani – ho voluto indicare, a titolo esemplificativo e come invito alla sperimen-tazione coraggiosa, qualche prospettiva di evangelizzazione attraverso il connaturale rapporto che la parrocchia ha con le famiglie.

Nella stessa parrocchia o in parrocchie vicine, previo accordo, si possono fare proposte alternative, itinerari sperimentali di vita cristiana oppure cammini catechistici tradizionali: non bisogna aver paura della diversità.

• Per riflettere: Come coinvolgere seriamente i genitori nell’iniziazione cristiana dei figli per un rinnovamento cristiano di tutta la famiglia? Quali passi si pos-sono fare per attuare progressivamente veri itinerari di fede per i fidanzati?

• Per pregare: Ef 5,21-6,4 Doveri reciproci tra marito e moglie, tra genitori e fi-gli; Sal 128 Beato l’uomo che teme il Signore.

Speciale attenzione alla scuola21. La scelta per il decennio – parrocchia, famiglia e giovani – ci porta inevitabilmente a rivolgere l’attenzione al mondo della scuola dove i ragazzi e i giovani trascor-rono tanta parte del loro tempo con opportunità educative di grande importanza.

Occorre rafforzare la presenza cristiana nella scuola non solo sostenendo l’insegnamento della religione cattolica, ma anche incoraggiando i docenti cristiani delle altre discipline e offrendo loro occasioni di incontro, ridestando l’interesse delle co-munità parrocchiali e delle famiglie per la scuola nel momento in cui le riforme scola-stiche aprono nuovi spazi di collaborazione.

I consigli pastorali parrocchiali e vicariali saranno presto chiamati a una riflessione approfondita sulla scuola statale e sulla scuola cattolica con il sussidio di una scheda ben articolata.

22. Per quanto riguarda la pastorale universitaria, dovrà consolidarsi e svilupparsi il lavoro già avviato, con iniziative a carattere spirituale, culturale e di accoglienza.

• Per riflettere: Come mettere in relazione la comunità cristiana e la scuola?

• Per pregare: Pr 9,1-6 La casa della sapienza; Sal 104 Bellezza della creazione.

Altre attenzioni23. Non possiamo dimenticare altri mondi vitali, dove è urgente portare il vangelo attraverso la testimonianza dei singoli cristiani e l’azione pastorale delle comunità ecclesiali: gli ambienti della sanità, del lavoro, dell’emarginazione, della politica, della comunicazione sociale. Al riguardo, dobbiamo tutti interrogarci come portarvi in maniera significativa la memoria e la presenza di Cristo.

Raccomando, in particolare, lo sviluppo dei gruppi di impegno socio-culturale che si stanno avviando e il sostegno alla costituzione delle cappellanie ospedaliere negli ospedali, case di cura, case per anziani.

• Per riflettere: Quali ambienti appaiono prioritari in ordine alla evangelizzazione?

• Per pregare: 2Cor 11,22-29 Zelo appassionato di un grande missionario; Sal 28 Cantate al Signore un canto nuovo. CAP. III – LA MINISTERIALITÀ GENERALE DEI CRISTIANIComune vocazione missionaria24. La via più normale per arrivare in tutti gli ambienti e raggiungere gli indifferenti, i non cristiani e i non credenti è l’apostolato personale dei singoli cristiani.Tutto il popolo di Dio è per sua natura missionario. «Voi siete […] il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1Pt 2,9). Ogni cristiano è chiamato ad evangelizzare con la vita e con la parola.Di fatto nei primi secoli il cristianesimo si diffuse rapidamente sulle vie dell’impero romano soprattutto per l’impegno spontaneo dei credenti, da persona a per-sona. Nel II secolo il filosofo pagano Celso rilevava che tra i divulgatori della nuova religione c’erano perfino «cardatori di lana, calzolai, lavandai, gente senza istruzione e di maniere grossolane» (ORIGENE, Contro Celso, 3,55,5).

Del resto non è difficile rendersi conto che lungo il corso dei secoli fino ai nostri giorni la trasmissione della fede è avvenuta ad opera di tutti i fedeli attraverso le fami-glie, le scuole, le comunità locali, il costume sociale e la mentalità diffusa. Anche oggi in Italia circa il 60 per cento dei credenti dichiara di aver ricevuto la propria fede religiosa principalmente dalla famiglia.

25. «L’apostolato personale, se avviene in un contesto di compagnia amichevole, con franchezza unita a umiltà, cordialità e rispetto dell’altrui libertà, è particolarmente incisivo; per di più è capillare, costante e possibile ovunque, in famiglia, tra vicini e amici, tra colleghi di lavoro, tra compagni di svago e di viaggio» (CEI, Con il dono della carità dentro la storia, 23). E’ alla portata di tutti, di chi attraversa l’oceano e di chi giace malato sul letto, del parroco e del padre di famiglia, dell’insegnante e dello studente, dell’adolescente e dell’anziano, dell’artigiano e del professionista, dell’operaio e dell’imprenditore, dell’artista e dello scienziato.

26. Un obiettivo pastorale fondamentale da tenere sempre presente in ogni momento della pastorale ordinaria, specialmente nella messa festiva, è quello di risvegliare in tutti i praticanti la passione e la responsabilità per l’evangelizzazione: essere cristiani è essere anche missionari.

• Per riflettere: In che misura i cristiani praticanti sono consapevoli della loro vocazione e responsabilità missionaria?

• Per pregare: Mt 5,13-16 Risplenda la vostra luce davanti agli uomini; Sal 145 O Dio, mio re, voglio esaltarti.

Il compito primario dei cristiani laici27. I cristiani laici devono evangelizzare portando la memoria e la presenza del Signore Gesù dentro le molteplici realtà temporali. Evangelizzeranno nella misura in cui sapranno unire autenticità umana, onestà, competenza professionale, amore e servizio all’uomo, esplicita professione della fede in Cristo.

«I laici, che la loro vocazione specifica pone in mezzo al mondo e alla guida dei più svariati compiti temporali, devono esercitare con ciò stesso una forma singolare di evangelizzazione.

Il loro compito primario e immediato non è l’istituzione e lo sviluppo della comunità ecclesiale – che è il ruolo specifico dei Pastori – ma è la messa in atto di tutte le possibilità cristiane ed evangeliche nascoste, ma già presenti e operanti nelle realtà del mondo. Il campo proprio della loro attività evangelizzatrice è il mondo vasto e compli-cato della politica, della realtà sociale, dell’economia; così pure della cultura, delle scienze e delle arti, della vita internazionale, degli strumenti della comunicazione sociale; ed anche di altre realtà particolarmente aperte all’evangelizzazione, quali l’amore, la famiglia, l’educazione dei bambini e degli adolescenti, il lavoro professionale, la sofferenza. Più ci saranno laici penetrati di spirito evangelico, responsabili di queste realtà ed esplicitamente impegnati in esse, competenti nel promuoverle e consapevoli di dover sviluppare tutta la loro capacità cristiana spesso tenuta nascosta e soffocata, tanto più queste realtà, senza nulla perdere né sacrificare del loro coefficiente umano, ma manifestando una dimensione trascendente spesso sconosciuta, si troveranno al servizio dell’edificazione del Regno di Dio, e quindi della salvezza in Gesù Cristo» (PAOLO VI, Evangelii Nuntiandi, 70).

28. I cristiani devono riappropriarsi della loro libertà di professare esplicitamente la fede in ogni ambiente, anche con le parole. Purtroppo respiriamo oggi un clima di laicismo, anche in reazione a forme di intolleranza della società cristiana in un passato ormai lontano. Ma è ora che anche il laicismo venga relegato nel passato. La sana laicità è pacifica convivenza, dialogo e valorizzazione delle differenze nello spazio pubblico e non segregazione di esse nel privato. I cristiani devono liberarsi anche di una certa timidezza e autoinibizione, per poter proporre la fede agli altri con semplicità, cordialità e rispetto della loro libertà. «La più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata – ciò che Pietro chiamava dare ragione della propria speranza -, esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù. La buona novella, proclamata dalla testimonianza di vita, dovrà dunque essere, presto o tardi, annunziata dalla parola di vita. Non c’è vera evangelizzazione se il nome, l’insegnamento, la vita e le promesse, il Regno, il mistero di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio, non siano proclamati» (PAOLO VI, Evangelii Nuntiandi, 22).

• Per riflettere: In quali modi si può essere missionari nel proprio ambiente, malgrado le difficoltà derivanti dalla mentalità laicista?

• Per pregare: Col 3,12-17 Tutto quello che fate, in parole ed opere, si compia nel nome di Gesù; Sal 92 E’ bello dar lode al Signore.

Ministerialità comune29. La multiforme missionarietà in ogni ambiente è la ministerialità generale di tutti i cristiani. «Vi sono diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti» (1Cor 12,4-6). Tutti i cristiani, nella misura in cui sono membri vivi, contribuiscono a edificare la Chiesa corpo di Cristo nella storia e compiono un ministero. Gli stessi pastori sono stati costituiti dal Signore «per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero al fine di edificare il corpo di Cristo» (Ef 4,12).

30. Tutti i cristiani sono inviati dal Signore stesso attraverso il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia perché diano una loro testimonianza personale e creativa; non hanno bisogno di alcuna autorizzazione o delega da parte dei pastori, salva ovviamente la comunione gerarchica e la sintonia con il Magistero. Nel rispetto dei criteri di ecclesialità, hanno anche libertà di associazione a scopo di formazione e di apostolato e diritto ad essere accolti e valorizzati dai pastori e dalla comunità cristiana (cf. Codice di Diritto Canonico, cann. 215; 299).

A maggior ragione i cristiani laici sono liberi e agiscono con responsabilità propria nelle attività temporali. Ovviamente però devono rimanere fedeli al Vangelo e alla dottrina sociale della Chiesa.

• Per riflettere: Quali forme assume la ordinaria partecipazione alla vita ecclesiale?

• Per pregare: Ef 4,1-16 Tutti i cristiani compiono il ministero per edificare il corpo ecclesiale di Cristo; Sal 95 Celebrate il Signore da tutta la terra. CAP. IV – MINISTERI ECCLESIALI SPECIFICICooperatori dei pastori e veri responsabili di ambiti precisi1. Partecipando spontaneamente alla vita ecclesiale e testimoniando la fede all’interno delle realtà temporali, secondo la propria responsabilità, i cristiani danno già un primo e fondamentale contributo alla vita e alla missione della Chiesa. La comune ministerialità non esclude però che alcuni siano chiamati a ministeri specifici nelle attività che riguardano direttamente la comunità cristiana come tale. Accanto al ministero portante dei pastori è molto opportuno, anzi praticamente necessario, che sorgano altre figure ministeriali, idonee, qualificate con adeguata preparazione, pubblicamente riconosciute e autorizzate.

Di esse il Magistero della Chiesa parla nei seguenti termini: «I laici possono anche sentirsi chiamati a collaborare con i loro pastori nel servizio della comunità ecclesiale, per la crescita e la vitalità della medesima, esercitando ministeri diversissimi, secondo la grazia e i carismi che il Signore vorrà loro dispensare. […] Accanto ai ministeri ordinati, grazie ai quali alcuni sono annoverati tra i pastori e si consacrano in maniera particolare al servizio della comunità, la Chiesa riconosce il ruolo dei ministeri non ordinati, ma adatti ad assicurare speciali servizi alla Chiesa stessa. […] Tali ministeri, nuovi in apparenza ma molto legati ad esperienze vissute dalla Chiesa nel corso della sua esistenza – per esempio quelli di catechista, di animatori della preghiera e del canto, di cristiani dedicati al servizio della Parola di Dio e all’assistenza ai fratelli bisognosi, quelli dei capi di piccole comunità, dei responsabili di movimenti apostolici, o di altri responsabili – sono preziosi per la plantatio, la vita e la crescita della Chiesa e per una capacità di irradiazione intorno a se stessa e verso coloro che sono lontani. […] Per tutti gli operai dell’evangelizzazione è necessaria una seria preparazione. Lo è ancor più per coloro che si dedicano al ministero della Parola» (PAOLO VI, Evangelii Nuntiandi, 73).

32. Come si vede, i ministri – quelli in senso specifico – sono cooperatori dei pastori e perciò devono essere da loro autorizzati. Sono non semplici esecutori, ma veri respon-sabili in ambiti ben definiti e perciò devono essere abilitati con “una seria preparazione”, spirituale, teologica e pastorale, specialmente coloro che sono incaricati di annunciare la Parola.

Sono molto vari secondo i doni di Dio e le necessità della comunità ecclesiale. Sono preziosi specialmente per l’evangelizzazione dei lontani e dei non credenti.

• Per riflettere: Quali figure ministeriali specifiche sono già attive nei diversi ambiti pastorali? E’ apprezzato il loro servizio?

• Per pregare: Rm 16,1-16 Uomini, donne, coniugi cooperano alla evangelizzazione; Sal 66 Benedite, popoli, il nostro Dio.

Sostegno alla ministerialità comune33. I ministeri specifici non si oppongono alla ministerialità generale, ma anzi la sostengono e la promuovono. E’ intorno a qualche responsabile che si riuniscono piccole comunità di preghiera, di formazione e di apostolato. E’ con educatori fortemente motivati e qualificati che si reggono i gruppi giovanili.

Occorrono i visitatori (o i ministri dell’eucaristia, o i messaggeri) per tenere i contatti frequenti e cordiali tra la parrocchia e le famiglie. Occorrono coppie di sposi, idonee e preparate, per animare gli itinerari di preparazione al matrimonio. Solo catechisti capaci di parlare sia ai bambini che agli adulti possono seriamente coinvolgere i genitori nella iniziazione cristiana dei figli. Solo coppie di sposi di forte spessore spirituale e culturale possono accogliere e accompagnare adeguatamente le persone in situazione familiare irregolare.

Gli insegnanti cristiani per incontrarsi regolarmente hanno bisogno di qualcuno che faccia da perno. Il collegamento scuola-famiglia-parrocchia ha bisogno di qualche figura di riferimento.

I gruppi di impegno socio-culturale funzionano secondo le loro finalità se ci sono responsabili molto motivati ed esperti nella dottrina sociale della Chiesa. Analogo discorso vale per i gruppi di volontariato socio-sanitario.

Sono solo alcuni esempi, ma sufficienti a sottolineare l’importanza che i ministeri ecclesiali possono assumere in una pastorale missionaria di evangelizzazione in un’ordinata collaborazione ecclesiale senza qualunquismo, improvvisazione, instabilità.

• Per riflettere: Di quali nuove figure ministeriali si avverte l’opportunità o addirittura la necessità?• Per pregare: Lc 12,35-44 Beati quei servi che il padrone, al suo ritorno, troverà svegli; Sal 1 Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi.Formazione delle figure ministeriali specifiche34. Il testo di Paolo VI, citato sopra, raccomandava come “necessaria una seria preparazione” per i responsabili di ministeri specifici, specialmente per quelli al servizio diretto della Parola di Dio.Anche il Sinodo della Chiesa fiorentina disponeva che «a livello vicariale e diocesano, in collaborazione con lo Studio Teologico Fiorentino e con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, siano proposti corsi di formazione rivolti agli operatori pastorali secondo i diversi ambiti di attività» (Sinodo, 40).Considerando le difficoltà che le persone incontrano a motivo delle molte appartenenze e dei molteplici impegni nella odierna società complessa, consiglierei iniziative di formazione piuttosto agili, ma incisive e di qualità elevata: brevi corsi, incontri ben preparati, schede, lettura di testi facili, esperienze di tirocinio pratico accanto a qualche persona già esperta.• Per riflettere: Riteniamo valide e sufficienti le esperienze formative in atto? Quali altre iniziative di formazione si ritengono utili e auspicabili?• Per pregare: Lc 10,38-42 Ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Sal 19 La voce della creazione e quella della Scrittura.CONCLUSIONE35. Dopo aver consultato il Consiglio Pastorale Diocesano e il Consiglio Presbiterale, ho deciso che l’Assemblea Pastorale Diocesana rimarrà annuale, ma il tema trattato sarà biennale.Il primo anno sarà di consultazione e di proposta e nell’assemblea si approveranno alcuni suggerimenti da presentare al Vescovo, che potrà servirsene per una sua lettera pastorale.Il secondo anno sarà dedicato alla ricezione e all’iniziale attuazione delle indicazioni del Vescovo sul tema preso in considerazione fino alla nuova assemblea diocesana, che raccoglierà le esperienze più significative a comune edificazione.36. Stando a questa impostazione il prossimo anno pastorale sarà di ricezione della presente lettera pastorale. Mi riprometto di venire nel prossimo autunno a commentarla ai consigli pastorali parrocchiali riuniti vicariato per vicariato.E’ bene che tutti vengano all’incontro già preparati, conoscendo già la lettera e prospettando le possibili attuazioni nella propria parrocchia.37. Intanto vi invito a invocare insieme a me lo Spirito di sapienza, di amore e di coraggio per una rinnovata evangelizzazione nel nostro territorio e nel mondo intero. In-vochiamolo con una bella preghiera di Paolo VI, confidando nell’intercessione di Maria, Madre di Cristo e della Chiesa, “Donna missionaria”, “Stella dell’evangelizzazione”.Spirito, Spirito Santo,Tu sei l’animatore e il santificatore della Chiesa,suo respiro divino, il vento delle sue vele,suo principio unificatore,sua sorgente interiore di luce e di forza,suo sostegno e suo consolatore,sua sorgente di carismi e di canti,sua pace e suo gaudio,suo pegno e preludio di vita beata ed eterna.La Chiesa ha bisogno di una perenne Pentecoste,ha bisogno di fuoco nel cuore,di parola sulle labbra,di profezia nello sguardo.Amen.Ennio AntonelliArcivescovo di FirenzeFirenze, 24 giugno 2003Solennità di San Giovanni BattistaPatrono di Firenze