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EMERGENZA RIFIUTI, VESCOVI CAMPANI: MAI PERDERE LA SPERANZA

“Mai dobbiamo perdere la speranza”: questo l’invito dei vescovi della Conferenza episcopale della Campania (Cec) in un messaggio ai propri fedeli e agli uomini di buona volontà sulla “emergenza rifiuti” e in difesa dell’ambiente. “Quando – si legge nel documento -, come accade in questi giorni, certe emergenze si mostrano in tutta la loro drammaticità non soltanto come effetti di mancate o errate scelte, o di precise responsabilità, ma anche come il frutto dei nostri stili di vita iperconsumistici; quando emerge tragicamente il risultato non soltanto di determinate pratiche sociali inadeguate o di omissioni colpevoli, ma anche di peccati da noi commessi; quando i nostri occhi e i nostri sensi sono costretti a vedere e percepire tutto questo, noi non possiamo, comunque, perdere la speranza e la fiducia”. Ma, proseguono i vescovi campani, “non possiamo neppure fingere di non vedere e interpretare quelli che appaiono dei segnali concreti ed evidenti, non soltanto di un inquinamento ambientale, bensì di un più profondo inquinamento interiore e, forse, di un possibile e deprecabile degrado morale”. Se, in questo momento diventa “ancora più vivo e forte il legame al nostro territorio”, dall’altra, “non possiamo non riconoscere di aver offeso, a volte, la verità, la retta ragione, l’amore; di aver commesso peccato”.

Infatti, “i tanti errori individuali – sottolineano i vescovi campani – stanno purtroppo diventando delle vere e proprie strutture di peccato, di cui siamo singolarmente responsabili, allorché prendiamo drammaticamente atto: di aver cooperato agli errori degli altri, prendendovi parte direttamente e volontariamente; di non averli denunciati o non impediti, quando invece saremmo stati tenuti a farlo; o infine, addirittura quando abbiamo protetto coloro che commettono il male”. Insomma, “solo se riconosciamo l’errore consapevolmente commesso, ci viene riaperta la strada della conversione e del cambiamento”. I vescovi vogliono far sentire la loro vicinanza alle popolazioni campane, che “non vedono futuro per la propria salute e per il proprio territorio” a motivo “di rifiuti non degradabili seppelliti sotto terra e di montagne di rifiuti davanti ai loro occhi” e alleviare “il rammarico e l’afflizione di coloro che, pur volendolo, non sanno cosa fare di fronte alle tante emergenze”. Malgrado le difficoltà, “quello che si va facendo per assumere giuste soluzioni, le decise prese di distanza della popolazione sana da atti di violenza o di sopraffazione, l’isolamento netto nei confronti di delinquenti singoli ed organizzati, che non mancano di soffiare sul fuoco dell’odio per loschi fini – osservano i presuli – tutto questo ravviva la nostra speranza”.

Speranza, chiariscono i vescovi campani, “di recuperare rapidamente dignitose condizioni di vivibilità, rispettose sia degli interessi generali della comunità, sia dei diritti di ogni singolo cittadino. Sappiamo che la nostra gente possiede le capacità per trasformare anche questa emergenza in strategie creative e risolutive dei problemi, purché si realizzi un dialogo costante e informato tra istituzioni, esperti e cittadini sulle buone pratiche da incentivare ed imitare”. È “una risorsa”, per i presuli, “il fatto di sentirci e di essere parte integrante di una sola comunità ai livelli locale, regionale e nazionale” perché “una comunità sempre più ‘una’ sa davvero ascoltare il grido di coloro che subiscono ingiustizia; sa effettivamente riconoscere la funzione indispensabile di chi ha autorità; impara coralmente a non chiudersi in sterili localismi e particolarismi irrazionali; predilige in ogni circostanza coloro che sono più deboli e in affanno, isolando decisamente il male, pur perdonando e cercando di recuperare i malvagi”. Alcuni territori, ricordano i vescovi, “sono stati ancora una volta umiliati” nel paesaggio e nella loro immagine “e lo stesso capoluogo regionale è oggi sommerso da spaventosi cumuli di rifiuti non raccolti, che fanno da sfregio non soltanto all’ambiente, ma prima di tutto alla dignità delle persone”.

Per i vescovi, “urge una ri-centratura profonda, da parte dei singoli soggetti, delle famiglie e degli organismi sociali” sul senso “del nostro stare al mondo come creature che interagiscono con l’ambiente e le altre forme di vita di cui è ricca la terra”. A questo “urgente sforzo di solidarietà e condivisione, ma anche di formazione civica e informazione”, assicurano i presuli, “intende collaborare attivamente la comunità dei credenti, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, che tutti ci invita a lavorare per un nuovo slancio nell’edificazione del bene comune”. Inoltre, è necessario “non interrompere un dialogo con la popolazione” e coinvolgerla circa “il modo più idoneo di progettare i consumi e la sostenibilità alimentare, la corretta fruizione dei beni paesaggistici e culturali, la differenziazione, lo smaltimento, il trattamento, il ri-uso, la riqualificazione e le possibili, e più avanzate e sicure, soluzioni tecniche per il ciclo dei rifiuti”. In questo compito le comunità ecclesiali “si sentono particolarmente coinvolte”. Innanzitutto, la Commissione episcopale regionale “Giustizia, pace e salvaguardia del creato” predisporrà, in collaborazione con la Facoltà teologica dell’Italia Meridionale e gli Istituti superiori di scienze religiose campani, “opportuni contenuti e metodi per specifici itinerari formativi e catechetici”.

Sir