Catturare quanta più acqua piovana possibile, e quindi crare una rete di piccoli invasi sul territorio e in particolare nelle aree più a rischio siccità; ‘produrre’ quanta più acqua potabile possibile, e quindi costruire anche sulla fascia costiera i dissalatori per uso idropotabile già presenti sulle isole di Capraia, Giannutri e Giglio; risparmiare quanta più risorsa possibile, e quindi agire per un migliore utilizzo nell’agricoltura, nell’industria e nei consumi delle famiglie. Queste le tre priorità della Toscana per far fronte alla crisi idrica. E’ quanto emerso dal convegno “H 2 Zero. Le soluzioni alla crisi della risorsa idrica in Toscana”, che si è svolto oggi nell’auditorium del Consiglio regionale, organizzato dalla commissione Territorio e ambiente. “La situazione delle piogge in quest’ultimo periodo è migliorata, ma l’emergenza idrica sta diventando ormai strutturale – spiega il presidente della commissione, Erasmo D’Angelis (Pd) – Nel 2007, anno passato alla storia come il più caldo dal 1800, abbiamo registrato un calo delle piogge del 48% rispetto all’inverno meno piovoso. L’analisi degli ultimi dieci anni dimostra un calo consistente delle piogge e delle portate dei fiumi. Dei 20 miliardi di metri cubi d’acqua che ogni anno cadono in Toscana, 19 vanno dispersi. Servono allora azioni per raccogliere l’acqua piovana, risparmiare negli usi agricoli, industriali, domestici, e per ridurre quel 27% di perdite che ancora la rete del servizio idrico presenta”. Passare dalle parole alle azioni concrete. Questo il senso dell’intervento di Luca Paolo Titoni, (Udc), segretario della commissione, che ha coordinato e poi concluso la giornata. ” ‘In Toscana ci sono 2500 invasi grandi e piccoli che potrebbero servire sia per le colture agricole che come riserva di acqua, per la lotta agli incendi e così via’. Sembrano parole di questi giorni. Invece le ha dette l’ex assessore Tito Barbini nel 2001. Sono passati 7 anni, ma i problemi rimangono: è ora di mettere in campo azioni concrete – ha detto Titoni – Concretezza vuol dire, ad esempio, realizzare quegli invasi previsti dagli accordi sull’Alta velocità già dal 2002, ma ancora inesistenti, nonostante le annate di siccità e le proteste degli agricoltori”. Per l’assessore alla difesa del suolo e al servizio idrico, Marco Betti, “Investire va bene, ma soprattutto con intelligenza e capacità amministrativa”. “Per far fronte ai problemi strutturali servono soluzioni integrate e complesse – ha detto – I risparmi si ottengono anche sul piano dell’educazione al risparmio, della diffusione della consapevolezza sul consumo corretto dell’acqua. L’impegno politico che ci assumiamo – ha concluso – è quello di portare avanti scelte condivise dai territori e dai cittadini. E’ quello che stiamo facendo con il Patto per l’acqua”. L’assessore ha portato gli ultimi dati sulle piogge in Toscana, che insieme ai numeri del “bilancio idrico” dell’Autorità di bacino dell’Arno – strumento unico in Italia per fiumi di rilevanza nazionale – hanno consentito di avere un quadro completo della situazione. Rispetto alla media del decennio 1998-2007, il mese di maggio presenta dati migliori solo nelle province di Grosseto, Livorno e Massa Carrara. Guardando al periodo gennaio-maggio, il volume delle piogge è superiore per un buon 18,6% (la media 1998-2007 era di 8452 milioni di metri cubi, nel 2008 siamo passati a 9906). Ma è lo sguardo d’insieme che preoccupa. Se prendiamo un arco di tempo di cinquant’anni, dal ’56 a oggi, si registra una diminuzione costante delle piogge e delle portate dei fiumi. La portata dell’Arno si è ridotta mediamente del 30%. Cresce invece l’evaporazione: rispetto al periodo 1926-1980, nel periodo 1981-2007 il dato dell'”evapotraspirazione potenziale” media è aumentato del 10%. Crescono anche i periodi di “magra”, i giorni consecutivi senza piogge: in 20 anni la frequenza è aumentata addirittura del 100%.“Il 40% del territorio è in situazione di elevato deficit idrico – ha sintetizzato il segretario generale dell’Autorità di bacino, Giovanni Menduni – Una rete di piccoli invasi collinari potrebbe permettere di far fronte ai problemi con molta più tranquillità”. Per Menduni inoltre la politica non deve “investire per investire”, ma pianificare e fare le scelte giuste: proprio per questo uno strumento come il bilancio idrico si può rivelare strategico.“Bisogna prendere molto sul serio i dati e agire di conseguenza – ha detto Mauro Grassi, responsabile della Direzione generale Politiche territoriali della Regione Toscana – La crisi c’è, i cambiamenti climatici ci sono, e servono azioni per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti. Nel Dpef – ha aggiunto – ci sono 25 milioni di euro per il piano per l’acqua. Sono già risorse importanti, ma sono risorse che di fronte a progetti concreti potranno aumentare, fino anche a raddoppiare”.“Per la manutenzione della rete idrica servono milioni di euro e non tutti ci sono – ha affermato infine Alfredo De Girolamo, presidente di Cispel Toscana – L’incremento tariffario entro un certo limite sta nella fisiologicità, ma deve trovare nei finanziamenti pubblici una contropartita, un ‘in più’ che ci permetta di non gravare troppo sulla bolletta. Serve un salto di qualità nelle politiche regionali degli investimenti”. Al convegno hanno partecipato anche rappresentanti di enti locali, categorie, associazioni. (ab)