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Emergenza Ebola: Liu (Msf), «Abbiamo bisogno di aiuto»

“Abbiamo bisogno di aiuto”. È il grido lanciato dalla presidente internazionale di Medici senza frontiere (Msf), Joanne Liu, per l’epidemia di ebola.

“Intere famiglie sono state spazzate via – ricorda -. Decine di operatori sanitari stanno morendo. L’epidemia di ebola che sta interessando la Guinea, la Liberia e la Sierra Leone ha già ucciso più persone di ogni altro caso di ebola nella storia, e continua a diffondersi senza sosta”. Nel corso delle ultime due settimane “ci sono stati dei segnali incoraggianti ma manca ancora un’azione forte”. Intanto, “1.350 vite sono già state perse. Per prevenire ulteriori morti, risorse economiche e iniziative politiche devono essere tradotte in azione immediata e concreta sul campo. Abbiamo bisogno di medici e di specialisti delle emergenze per tracciare tutti coloro che potrebbero essere stati infettati, per sensibilizzare le persone riguardo le misure protettive e per lavorare nei centri di trattamento. C’è bisogno di molte più persone sul campo, ora”. Per Liu, “l’epidemia non sarà contenuta senza una massiccia presenza di attori sul campo. L’Oms in particolare deve dimostrarsi all’altezza della situazione. E i governi che hanno le necessarie risorse mediche e logistiche devono andare oltre le promesse di finanziamenti e inviare immediatamente nella regione esperti di malattie infettive e strumenti di risposta all’emergenza”.

“Sono necessarie maggiori risorse per mappare accuratamente l’epidemia, attuare misure igieniche in tutti gli spazi medici e pubblici, gestire centri di trattamento sicuri, tracciare casi sospetti e, soprattutto, diffondere informazioni accurate su come proteggersi dall’infezione”, dice Liu. E “bisogna anche reintrodurre un senso di umanità nella lotta contro l’ebola. Molte persone stanno morendo in assoluta solitudine”. Allo stesso tempo, “sono necessari maggiori aiuti per evitare che i sistemi sanitari della Liberia e della Sierra Leone collassino ulteriormente”.

La settimana scorsa, ricorda, “tutti gli ospedali di Monrovia erano chiusi. Al momento, non c’è alcuna assistenza chirurgica disponibile in tutto il paese. Donne incinte non possono essere ricoverate per cesarei d’urgenza. Le strutture sanitarie devono riaprire o se ne devono creare di nuove per poter curare malattie comuni, altrimenti ci troveremo ad affrontare una seconda ondata di questa catastrofe sanitaria”. Per Liu, “l’unico modo per contenere l’epidemia è aumentare la capacità di risposta nelle aree colpite, non chiudendo le frontiere o sospendendo i trasporti aerei. Un’azione significativa e coordinata è oggi necessaria sul terreno, se non vogliamo essere ridotti a contare i morti per molte settimane a venire, sia a causa dell’ebola sia per molte altre malattie molto meno spaventose”.