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Emergenza Balcani: Caritas italiana, «ora rischio epidemie»

Nei Balcani l’emergenza continua con il rischio di epidemie. «Le acque si sono ritirate ma rimangono ancora molte zone sommerse, come ad esempio le regioni della Posavina e della Semberija (nord est della Bosnia Erzegovina)», ricorda un comunicato di Caritas Italiana.

I governi hanno comunicato che «non ci sono più zone critiche nella regione», «tuttavia si teme il possibile scatenarsi di epidemie e malattie infettive». Alla luce delle violente alluvioni che hanno devastato la Bosnia-Erzegovina e la Serbia, la Presidenza della Cei ha stanziato durante la 66° Assemblea dei vescovi, 500.000 euro come segno di vicinanza verso la popolazione colpita. «La popolazione locale serba e bosniaca continua a dimostrare una grossa solidarietà verso i propri concittadini colpiti dall’alluvione: sono numerosissimi i volontari locali in campo per la distribuzione degli aiuti, per l’accoglienza nelle strutture temporanee, per spalare il fango dalle case e dalle strade – ricorda Caritas Italiana -. La gente fa poi il possibile per donare quanto necessario, per cui almeno alcuni beni di prima necessità stanno arrivando a chi ne ha bisogno». Gli operatori di Caritas Italiana in Serbia e Bosnia Erzegovina «stanno mantenendo i contatti quotidiani con la rete delle altre Caritas straniere impegnate nel territorio (Crs, Svizzera, Belgio, Austria…)». 

Caritas Italiana ha lanciato una raccolta fondi per l’emergenza alluvione e si sta coordinando anche con le altre ong italiane presenti nell’area, al fine di orientare al meglio gli aiuti e condividere il più possibile le informazioni dal campo. Sono due le fasi di intervento. La prima riguarda l’intervento di urgenza (primi 30 giorni) con acquisto in loco di generi di prima necessità per circa 10.000 persone (cibo, vestiario, prodotti per l’igiene e prodotti per la casa, medicinali, attrezzature per la ripulitura dal fango, pompe, idropulitrici…). Per questo primo intervento Caritas Italiana raccomanda di non avviare raccolte e conseguenti invii di materiale di qualsiasi genere, perché le Caritas della Bosnia Erzegovina e della Serbia stanno già procedendo nell’acquisto di tale materiale nelle zone limitrofe alle aree alluvionate. La seconda fase è un intervento di medio-lungo periodo con supporto alle strutture di accoglienza per coloro i quali non potranno rientrare a breve nelle loro case, al momento sistemati in strutture temporanee; riavvio delle attività economiche distrutte dall’alluvione: le aziende agricole in primo luogo, ma anche negozi e piccole aziende del posto; supporto alle famiglie che hanno perso totalmente o parzialmente le proprie case o che hanno perso tutto quello che avevano ai piani terra”.