Italia
Embrione umano: l’appello dei 330 Cav al «popolo della vita»
«È di tutta evidenza che oggi occorre un generale rinnovamento civile, morale e anche politico. Da dove ripartire? All’epoca della Rerum novarum la prima pietra fu lo sguardo sulla condizione operaia. Noi oggi osiamo indicare come punto di ripartenza, come forza rinnovatrice anche della politica, lo sguardo sull’embrione umano». Questa la proposta lanciata dal presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini, durante la tavola rotonda che ha aperto, venerdì 26 ottobre, a Bellaria, il XXXII convegno dei Centri di aiuto alla vita (Cav). “Uno di noi, insieme per la vita” il titolo del convegno.
Questa proposta “è una follia?”, si è chiesto Casini davanti ai volontari dei 330 Cav italiani. “Che cosa ha che fare con il debito pubblico e privato, con la disoccupazione e la disperazione dei giovani, lo sguardo sul primo comparire della vita umana? Giovanni Paolo II, nel 1985, disse che chi riconosce un suo simile nel concepito non ancora nato ‘acquista occhi nuovi’ per interpretare l’intera realtà”. “Ogni uomo è custode della vita degli altri”, ha osservato mons. Dante Lafranconi, vescovo di Cremona, vicepresidente della Conferenza episcopale lombarda con delega alla Famiglia e alla vita, intervenendo alla tavola rotonda. “I volontari della vita che operano nei Cav – ha aggiunto – esprimono questa vocazione universale di essere ognuno custode della vita del fratello. La loro azione ha pertanto una grande rilevanza sociale nel costruire la città degli uomini nel rispetto della dignità di ogni uomo”.
Oggi, 28 ottobre, a conclusione del convegno, i volontari dei 330 Centri di aiuto alla vita sparsi in tutta Italia hanno rivolto un appello all’unità all’intero popolo della vita. “Un primo obiettivo sulla strada di questa grande unità di intenti – ha spiegato Carlo Casini – è senza dubbio quello di ricordare insieme la triste data di nascita della legge 194 con una grande manifestazione da realizzare a maggio prossimo. Per rendere realmente unitario questo appuntamento, divenuto peraltro ormai tradizionale, auspichiamo la creazione di un comitato tra tutte le associazioni, ecclesiali e non, sensibili ai temi del diritto alla vita e dell’unità”. A proposito dell’iniziativa di alcuni di tentare l’abolizione della legge 194 attraverso la via referendaria, i Cav confermano che pur condividendo il giudizio di grave ingiustizia sulla legge e il proposito di operare per il suo superamento, non giudicano attualmente percorribile il ricorso al referendum. “Preferiamo – ha dichiarato Casini – concentrare tutte le energie nostre e dei molti che già nel corso del LifeDay di quest’anno hanno assicurato la disponibilità all’impegno, sull’iniziativa ‘Uno di noi’ per portare fin alle Istituzioni comunitarie l’istanza del riconoscimento del bambino non nato come soggetto di diritti”.
I volontari dei Centri di aiuto alla vita e dei movimenti per la vita riuniti a Bellaria hanno anche espresso grande apprezzamento per l’impegno assunto dalle associazioni del mondo cattolico riunitesi a Todi, domenica 21 e lunedì 22 ottobre, in merito ai temi della tutela della vita umana, della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna e per la libertà di scelta educativa. “Nel dibattito – hanno evidenziato i volontari dei Cav – era emerso chiaramente che la tutela della vita umana è da intendersi fin dal momento del concepimento e meglio sarebbe stato che la stessa specificazione avesse trovato posto anche nel documento finale di Todi2”. Adesso il Movimento per la vita “si augura che, in coerenza con quanto annunciato, tutte le associazioni di Todi, siano al fianco del Movimento nello sforzo di raccogliere le adesioni necessarie per l’iniziativa europea ‘Uno di noi’ e chiedono con tutta la forza e lo spirito di unità possibili che le solenni affermazioni contenute nel documento conclusivo diventino criterio ispiratore decisivo per uscire dalla crisi politica che, prima di essere economica e finanziaria, è crisi di carattere antropologico”.
I 500 volontari dei Centri di aiuto alla vita riuniti a Bellaria hanno deciso di assegnare per il 2012 il Premio Madre Teresa a “tutte le mamme d’Europa che nella loro capacità di accoglienza vissute da molte all’interno di storie ordinarie o da poche nella drammaticità di eventi straordinari rappresentano la vera bandiera del riconoscimento del bambino non nato come un figlio, come uno di noi”. Il premio che negli anni scorsi è stato assegnato, tra gli altri, a Jerome Lejeune, padre della genetica moderna, a mons. Elio Sgreccia, a Chiara Lubich, sarà idealmente consegnato a tutte le mamme d’Europa il 20 novembre prossimo, anniversario della Dichiarazione dei diritti del fanciullo in cui “si auspica che ogni Paese senta come impegno proprio quello di garantire la massima tutela anche giuridica al bambino non nato. Primo riconoscimento nel diritto internazionale che l’embrione è titolare di diritti come qualunque essere umano senza distinzione alcuna”.