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EMBRIONE-CHIMERA, ESPERTA BIOETICA: «MESCOLARE SPECIE COMPORTA PERDITA IDENTITÀ DELL’UOMO»
Mescolare specie umane e subumane comporta una perdita dell’identità stessa di uomo, grazie a tecniche che ne violano la dignità. È quanto sostiene Maria Luisa Di Pietro, docente di bioetica all’Università Cattolica di Roma e presidente dell’Associazione Scienza e Vita, interpellata dal SIR sulla questione del cosiddetto embrione-chimera. Alcuni ricercatori inglesi hanno infatti annunciato di voler creare in laboratorio un embrione misto, composto al 99,9% da materiale genetico umano e allo 0,1% di materiale bovino, per estrarne poi cellule staminali da destinare alla sperimentazione. L’intento degli scienziati londinesi, spiega l’esperta, è mescolare specie umane e subumane a fini utilitaristici, per la distruzione e il prelievo di cellule staminali embrionali. Una pratica, questa, che, oltre ad essere inaccettabile dal punto di vista etico, costituisce, dal punto di vista antropologico, una grandissima offesa al significato e al valore della vita umana, in quanto darebbe luogo al superamento della barriera dell’interspecie, finora mai intaccata. Tutto ciò, per dare vita a un’ entità ibrida, non meglio specificata, di fatto border-line tra l’umano e l’interspecie.
“A prescindere dalle valutazioni etiche, puntualizza inoltre l’esperta di bioetica, l’eventuale creazione di tale tipo di embrione presenta evidenti limiti di natura tecnica. A partire dalla natura stessa di tali cellule embrionali ibride, che induce a chiedersi quale può essere l’utilizzo a livello di cellule staminali sull’uomo. L’ipotesi di un embrione-chimera, precisa infatti Di Pietro, rende più gravi e problematici aspetti già presenti nelle cellule staminali embrionali, come l’eventualità di rigetto e la possibilità di una trasformazione in cellule tumorali. Non solo tali cellule provengono da un soggetto estraneo e riconoscibile come non compatibile, ma da materiale di diversa specie.