La vita è più importante dei formalismi giuridici. Lo ha ribadito l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori intervenendo sul caso Eluana Englaro nell’omelia della messa celebrata ieri sera, a Firenze, per i 40 anni della Comunità di Sant’Egidio. “Vogliamo ripeterlo in modo particolare – ha detto Betori – in un momento come questo, in questi giorni segnati dalla tragica vicenda di una donna che rischia di venire privata dell’esistenza in nome di un approccio ideologico alla vita, un approccio che non è capace di coglierla nella condizione di sofferenza e piega la stessa realtà a valutazioni parziali e si blocca nella ricerca di un qualche equilibrio tra sentenze e leggi, quasi che la vita di una di noi conti di meno dei formalismi giuridici”. “Proprio a chi rimprovera alla Chiesa di essere solo un’arida assertrice di verità astratte – ha proseguito – la vicenda di questi giorni sta mostrando come la Chiesa stia dalla parte della persona, non di un astratto concetto, ma dell’ individuo concreto, di una donna con un nome e un cognome, una storia e un futuro, che, qualsiasi siano le decisioni degli uomini, sappiamo alla fine destinata all’abbraccio di Dio. Noi siamo i veri realisti, coloro che non accettano di chiamare morta una persona che ancora vive; noi siamo i veri uomini della ragione, coloro che non cadono nella contraddizione di dichiarare una persona priva di ogni dimensione umana per poi sedarla per evitarle un dolore che non dovrebbe sentire”. “Noi – ha detto ancora Betori – non lasciamo morire una persona per orientare in un certa direzione una legislazione; vorremmo piuttosto che le leggi esistenti non fossero piegate a interessi che stravolgono i principi primi, facendo violenza sulle persone. In questo rifiutiamo il perbenismo che ci vorrebbe omologati al pensiero culturalmente egemone e difendiamo uno spazio di libertà, di vera libertà perché rispettosa della dignità di ogni vita, in qualsiasi condizione essa si trovi”.Nell’omelia l’arcivescovo ha anche sottolineato uno specifico del carisma della Comunità di Sant’Egidio, che all’intelligenza cristiana dei tempi ha sempre accompagnato la proposta di un’esperienza di vicinanza ai poveri, a cominciare dal servizio educativo dei ragazzi delle borgate romane ( ) come pure quello della specifica attenzione agli anziani o alle persone disabili. Vi incoraggio ha proseguito mons. Betori – a tenere sempre viva questa testimonianza di profonda unità tra la luce della fede e il fuoco di carità che, contrariamente a quanto molti pensano, corrisponde alla natura profonda della fede cristiana in un Dio che è Amore.