La tragica storia di Eluana Englaro interpella innanzitutto le nostre coscienze di cattolici e di medici. Lasciar morire di fame e sete un essere umano sarebbe, infatti, un chiaro caso di eutanasia, nella sua forma peggiore: lo ha dichiarato al Sir il segretario nazionale dell’Amci (medici cattolici), Franco Balzaretti. Il tutto ci è stato presentato, da molti mezzi di informazione, quasi come una sorta di liberazione: un atto di umanità prosegue -. Personalmente non credo che un medico possa mai sospendere l’alimentazione e l’idratazione a questa giovane donna che, oltretutto, è bene ricordarlo, non è un malato terminale, ma si trova in stato vegetativo persistente; e quindi con ancora alcuni margini, anche se estremamente ridotti, di possibile recupero. Nell’intervista, Balzaretti cita anche i motivi deontologici, in ottemperanza alle linee guida internazionali per i pazienti in stato vegetativo persistente, ma anche e soprattutto per motivi di coscienza, per cui non si può privare dell’alimentazione ed idratazione nessun essere umano e nessun ammalato, fosse pure anche un malato terminale senza più alcuna speranza. Ed inoltre non è neppure ipotizzabile imporre istituzionalmente tale sospensione ad un medico, in quanto, in tale caso, si può ricorrere all’obiezione di coscienza, come previsto dalle leggi in vigore.Sir