Opinioni & Commenti

Elezioni, un voto che dovrebbe guardare solo alle città

di Simone Pitossi

Lo ha detto Berlusconi: «Le amministrative sono un test nazionale per il governo». Lo ha ripetuto Bersani, invitando poi il premier a «portare il Paese ad elezioni anticipate per misurare realmente se il governo ha il consenso». E a loro si sono accodati tutti gli altri «big» della politica nazionale. Insomma, come al solito, le elezioni locali si tirano da una parte e dall’altra. E si pone l’accento sulla politica più che sulle città. Sulle beghe interne dei partiti più che sulla buona amministrazione. Sul «referendum» pro o contro Berlusconi più che sulle questioni locali. Salvo poi fare marcia indietro quando, a urne chiuse, il risultato non è quello desiderato.

Non è detto però che i cittadini la pensino così. Sempre più stressati da città al limite della vivibilità. Costretti a slalom, talvolta giganti, nel traffico. A lottare per trovare un parcheggio. Un treno o un autobus. E a combattere tutti i giorni con una burocrazia opprimente.

Forse questa non è la fotografia esatta dei capoluoghi toscani al voto. Forse neanche degli altri centri più piccoli. Forse Arezzo, Siena e Grosseto stanno più in alto in classifica rispetto a Milano nella scala della vivibilità. Sicuro che la Provincia di Lucca è un’isola felice in confronto a Napoli. E Figline Valdarno e Sansepolcro non saranno alla ribalta dei tg nazionali come Torino e Bologna. Lo stesso si può dire per Montevarchi, Cascina e Orbetello. Solo per citare alcuni dei 33 che saranno chiamati a rinnovare l’amministrazione comunale.

Ma i problemi ci sono. E i cittadini li vivono ogni giorno. Sulla loro pelle. Infatti, anche da noi, mancano delle infrastrutture adeguate. I servizi – per l’infanzia, nella scuola, per gli anziani – non sono sufficienti. L’impressione, purtroppo, è che i temi principali dell’amministrazione delle nostre città e dei nostri paesi, delle nostre piccole frazioni e dei quartieri, facciano solo da sfondo a questa tornata elettorale. E di trasporti pubblici, gestione del territorio e degli spazi verdi, manutenzione delle strade, burocrazia degli uffici pubblici, urbanistica e viabilità nessuno – o quasi – parla.

Di questo passo potrebbe andare sprecata un’occasione preziosa. Per i cittadini e per chi li amministra. Perché, ricordiamolo, la legge elettorale delle comunali dà ai cittadini un diritto fondamentale: scegliere in modo diretto il sindaco e esprimere una preferenza per chi li rappresenterà in consiglio comunale. Tutto ciò arriva dopo le elezioni per il parlamento e per l’assemblea regionale dove – grazie a due leggi elettorali «cugine» – gli elettori sono stati «scippati» di questa possibilità. Sono stati costretti a votare liste pre-confezionate. In questo modo – alla Camera, al Senato e in Regione – sono entrati un esercito di «nominati» direttamente dal «palazzo».

Il 15 e 16 maggio i cittadini possono invece «guardare negli occhi» il proprio candidato a sindaco. Possono dare una responsabilità diretta a chi farà parte del consiglio comunale, chiamato a vigilare sull’operato della giunta. E riportare in primo piano i veri problemi locali. E allora sì, questo sarà un test nazionale. Ma per le questioni aperte delle nostre città. Non per la politica.

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