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Elezioni Ue: dibattito tv fra candidati, nuovo progetto per l’Europa

(Sir Europa - Bruxelles) - «Dateci indietro le nostre ragazze»: i cinque candidati alla presidenza della Commissione europea si trovano uniti nel sostenere la liberazione delle 300 ragazze nigeriane rapite da Boko Haram. Si chiude con questo appello comune il dibattito televisivo, andato in onda ieri sera dall'emiciclo dell'Europarlamento di Bruxelles, prodotto da Eurovisione e seguito in 30 Paesi attraverso 50 tv, 39 stazioni radio e decine di siti internet.

Jean-Claude Juncker (lussemburghese del Partito popolare), Martin Schulz (tedesco, Socialisti e democratici), Guy Verhofstadt (belga, Liberaldemocratici), Ska Keller (tedesca dei Verdi) e Alexis Tsipras (greco, esponente della Sinistra unita) si sono sfidati sui temi di attualità, dalla crisi economica alle migrazioni, dalla lotta alla corruzione alla politica estera, con un’attenzione speciale all’Ucraina e alla politica energetica. Il dibattito, condotto dalla giornalista italiana Monica Maggioni, ha toccato anche il tema della libertà religiosa (tutti d’accordo, in linea di principio, alla piena tutela della libertà di culto e contrari a vietare simboli religiosi, pur preservando la «neutralità» degli edifici e ambienti pubblici. Rispetto delle tradizioni nazionali senza invasioni di campo comunitarie, ma promozione di una direttiva-quadro che fissi i principi validi per tutti sull’argomento).

Verhofstadt ha parlato di «elezioni cruciali» e della necessità «di un nuovo progetto per l’Europa, che sappia risolvere i problemi concreti dei cittadini». Tsipras ha affermato che la Grecia è «il Paese che la leadership europea ha scelto come cavia» e ha chiesto «più democrazia», dando ascolto alla voce dei popoli sofferenti per via della recessione. Juncker ha più volte parlato di una «Europa solidale», difendendo le scelte compiute nel segno dell’aggiustamento dei conti pubblici, per poi consentire investimenti per la ripresa. Schulz ha detto no a una Europa in cui «i contribuenti e i risparmiatori pagano per i danni provocati dalle banche», mentre ha insistito sulla lotta all’evasione fiscale e sulla necessità di «creare lavoro e opportunità per i giovani». Keller dal canto suo ha puntato alla «alternativa verde», a un’economia «pulita che crei posti di lavoro di qualità» e alla trasparenza delle istituzioni Ue. Bersagliati dalle domande, i candidati hanno dovuto rispondere in un minuto su ogni questione, mostrando rispetto per i contendenti senza rinunciare a qualche stoccata reciproca. Altra convergenza si è registrata sull’Europa del futuro: «Serve una Unione diversa», hanno affermato tutti, con «un progetto nuovo», anche se non c’è stato il tempo per comprendere quali siano esattamente le differenze tra le cinque proposte.

Sulle migrazioni tutti d’accordo, ancora una volta: si tratta – è stato detto nel corso del dibattito tv andato in onda dall’Euroassemblea – di un «problema europeo» e i Paesi mediterranei non possono essere lasciati soli a fronteggiare l’emergenza. Le vere differenze si sono evidenziate solo sui temi monetari, mentre ai populismi che avanzano si dà la medesima interpretazione: l’Europa deve realizzare risultati concreti; i politici nazionali devono finire di scaricare sull’Ue le proprie mancanze. I cinque candidati si sono detti inoltre contrari alla possibilità che, in presenza di un voto dei cittadini che non chiarisca quale dei partiti e dei candidati debba svolgere il ruolo di presidente, si possa scegliere una personalità differente: «Il presidente della prossima Commissione deve essere uno di noi cinque», hanno affermato all’unisono i contendenti. «Si tratta di rispettare il voto dei cittadini e la stessa democrazia europea».