Toscana
Elezioni, Toscana ancora «rossa» anche se tende a sbiadire
di Ennio Cicali
Non sarà stato un terremoto, ma anche in Toscana le recenti elezioni hanno dato una bella scossa. Il Pd non è riuscito ad allargare le proprie radici che risalgono al Pci, poi Pds e infine Ds. Il centrodestra, considerando anche l’Udc e la Destra, ha confermato la sua debolezza, caratteristica delle «regioni rosse», anche se aumenta del 4,15 per cento rispetto al 2006.
Il primo sintomo del «disagio» degli elettori toscani è dato dal calo della partecipazione, storicamente superiore alla media nazionale. Nelle ultime elezioni lo scarto dei votanti si è ridotto ancora: nel 2001 era del 5,3%, nel 2006 era sceso al 3,8, per calare ancora al 3,2% nel 2008 (percentuale votanti Toscana 83,7, Italia 80,5). Flessione superiore alla media nelle province di Livorno (-4,44%), Lucca (- 4,22%), e Prato (-4,05%), il calo minore a Massa Carrara (probabilmente per la concomitanza con le amministrative). Le province di Siena e Firenze confermano, come da tradizione, la più alta partecipazione al voto; Lucca e Massa Carrara, la più bassa. Diminuiti di circa 116 mila i votanti, in calo anche i voti validi (circa 132 mila in meno). Sono aumentate le schede nulle (da 38 mila a 53 mila), sostanzialmente stabili le bianche (0,9%).
Al voto in Toscana del 13 e 14 aprile è dedicato un dossier curato da Antonio Floridia, con la collaborazione di Claudia Malavolti e Laura Pieri. L’ufficio elettorale della Regione ha analizzato i dati delle recenti politiche non solo a livello provinciale, ma anche all’interno dei quarantadue sistemi economici locali in cui si divide la Toscana.
Il panorama politico toscano che emerge dal confronto 2006 – 2008 presenta analogie e differenze con quello nazionale: a fronte di 132 mila voti validi in meno, l’area della sinistra e del centro sinistra ne perde oltre 150 mila. La Sinistra arcobaleno, da sola, ne perde quasi 230 mila, recuperati solo in parte da Pd e dall’Italia dei valori. L’area del centrodestra e della destra ne guadagna 55 mila, l’Udc ne perde quasi 50 mila. In termini percentuali, il quadro è il seguente: -3,1% per sinistra e centro sinistra, -1,7% per l’Udc, +4,1% per destra e centrodestra. In conclusione, anche in Toscana vi è stato uno spostamento a destra, ma di entità più contenuta; una flessione dell’Udc più elevata che della media nazionale, un calo complessivo della sinistra e del centrosinistra di circa 3 punti (rispetto ai 4 della media nazionale).
Il Partito democratico, con il 46,82% alla Camera e il 47,13 al Senato, si conferma come la maggiore forza politica della Toscana. Rispetto al 2006, il Pd cresce del 3,5 sul dato dell’Ulivo alla Camera e dell’8,10% su Ds e Margherita al Senato. Il Pd ottiene la percentuale di voti più elevata in Italia, la Toscana «scavalca» l’Emilia Romagna, finora la regione più «rossa» per tradizione.
Il crollo della Sinistra Arcobaleno è stato, senza dubbio, uno dei risultati più inattesi. La Toscana, dopo l’Umbria, ha registrato la più alta emorragia di voti, data anche la forza rilevante, la più elevata in Italia, da cui partivano le tre liste precedenti Prc, Pdci e Verdi avevano il 14,4% solo 31,7 elettori su 100 hanno confermato il loro voto alla Sinistra Arcobaleno.
L’Italia dei valori ha più che raddoppiato voti e percentuali rispetto al 2006, passando dall’1,45% al 3,50 e da 36 mila a 85 mila voti. Sul risultato ha indubbiamente pesato la presenza nella lista per il Senato di Pancho Pardi, lo storico organizzatore dei girotondi.
La collocazione autonoma, in posizione centrista, dell’Unione di centro è stato un altro elemento di novità nell’offerta politico elettorale. Un’opportunità che non è stata colta dagli elettori: ha avuto 98.573 voti (4,16%) a fronte dei 147.576 (5,89%) del 2006.
La lista del Popolo delle libertà è nata dalla confluenza di Forza Italia e Alleanza nazionale più alcune forze minori. La novità non facilita il raffronto con le passate consultazioni elettorali. Tuttavia, confrontando i precedenti risultati di FI e An, si nota che la Toscana, tra le regioni centro – settentrionali è quella in cui il Pdl registra la maggiore crescita: ha avuto 749 mila 123 voti, pari al 31,58% degli elettori.
L’Udc ha registrato una flessione in tutte le aree della regione (media regionale -1,74%), calo più marcato nell’area urbana aretina e nella Val Tiberina. Flessioni più contenute in Val di Serchio, Bassa Valdelsa e Lunigiana, tradizionali zone democristiane. La percentuale migliore in Garfagnana (8,19%).
Il voto per l’Italia dei valori ha spiccate caratteristiche «urbane», segno di un voto di opinione o di una scelta intermedia di chi era propenso a votare Veltroni, ma non il Pd.
Molto particolare la geografia del voto per la Lega Nord: sono soprattutto le aree di «confine» le più esposte all’influenza che esercita di là dagli Appennini. L’unica eccezione è costituita dall’area urbana aretina, dove la Lega sfiora il 4% e cresce di oltre due punti; il Mugello è l’unica zona appenninica in cui viene contenuta.
L’area elettorale del centrodestra, comprendendo in essa anche «la Destra», si giova di un afflusso di voti dall’Udc e cresce soprattutto nelle aree turistiche, dove consolida una propria egemonia, gia in evidenza sin dal 1994.
Il Pdl, da solo, ottiene la crescita più significativa proprio nelle aree industriali (+1,5%, mentre segna una leggerissima avanzata nelle aree urbane (+0,3%) e nelle tre grandi aree urbane (+0,7%); proprio il risultato della Lega nord e de «la Destra» lasciano intuire come sia stato rilevante, secondo il dossier, il flusso di voti al Pdl proveniente direttamente dalla ex area dell’Unione che nel 2006 riuniva i partiti di centrosinistra. Un segnale delle domande diverse e contrastanti espresse dagli elettori.
Quelli più a rischio sono i piccoli Comuni, sotto i 15 mila abitanti, per i quali non esiste il «paracadute» del doppio turno. Ma rischiano anche gli altri, sono trenta le amministrazioni locali, precisa Floridia in uno studio, dove lo scarto è minimo tra l’area di centrosinistra (Pd, Idv, Sa, Ps, Sc, Pcl) e quella di centro destra (Pdl, Ld, Lega, e Udc).
I Comuni a rischio per il centrosinistra sono, fra gli altri, Monterchi, Pieve S. Stefano, Cinigiano, Civitella Paganico, Castelnuovo Garfagnana, Seravezza, Monsummano Terme, Rio nell’Elba, S. Croce sull’Arno, Piteglio, Uzzano, Buggiano, Gaiole in Chianti, Ponsacco e Monte S. Savino.
Aree critiche dove il centro destra è in vantaggio e il centro sinistra è in difficoltà, come è avvenuto in Versilia, Garfagnana, costa grossetana, e Val di Nievole.