Lettere in redazione

Elezioni, poco rispetto per i cristiani

Caro Direttore,abbiamo appreso che le prossime elezioni politiche si terranno il 9 aprile. Vorrei un suo parere sulla scelta di questa data, che a me pare davvero inopportuna. Non entro certo nel merito della scelta di non accorpare in un unico «election-day» le elezioni politiche ed amministrative, ma perché fissare le elezioni in uno dei giorni liturgicamente più importanti dell’anno, per noi cattolici, ossia la Domenica delle Palme? Anni fa, la coincidenza delle elezioni con la festività ebraica di Pesach scatenò reazioni e polemiche forse esagerate; non Le sembra però che adesso dalla gerarchia cattolica, a partire da Sua Eminenza il Cardinal Vicario, si oda un silenzio assordante?Mario Battiatobattiato.mario@unimore.it Ormai è certo: le Camere verranno sciolte il 29 gennaio e si voterà il 9 aprile, Domenica delle Palme, giorno in cui la Chiesa cattolica «ricorda l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme, dove la folla lo acclama come Messia Redentore». È una festa grande che segna l’inizio della Settimana Santa. Che nel fissare la data delle elezioni non se ne sia tenuto alcun conto suscita disappunto, anche perché questo porterà oggettivamente delle limitazioni nello svolgimento dei riti legati a questa festività.Nella Diocesi di Fiesole per esempio – e non sarà certo l’unico caso – a Figline Valdarno nel pomeriggio del sabato si svolge per le vie cittadine la processione delle palme che coinvolge i bambini e i ragazzi dell’intera Diocesi. È un momento di festa che diviene però per tanti anche occasione di riflessione sull’imminente ricorrenza dalla Pasqua cristiana.Per questa iniziativa viene regolarmente richiesta autorizzazione alle autorità competenti che non la concedono – è già successo in passato – quando coincide con una giornata preelettorale. Quest’anno quindi la processione con le palme si svolgerà all’interno di una chiesa.Poco male, dirà qualcuno. Ma il rammarico resta anche perché spesso si mostra maggiore sensibilità verso festività di altre religioni.Perciò è giusto che – pur senza drammatizzare – si manifesti questo disagio, ma dovrebbe emergere dalla gente, dai «Christifideles», che, sia chiaro, non vogliono imporre niente, ma sottolineare che la fede ha anche una dimensione pubblica che del resto si può cogliere in tanta storia delle nostre città.Una «protesta» del genere avrebbe certamente maggiore peso, rispetto a prese di posizione ufficiali, e farebbe notizia proprio perché viene dal basso.