Opinioni & Commenti
Elezioni, non ci sono scorciatoie
di FRANCESCO BONINI
A Milano il sindaco uscente, Letizia Moratti, per due soli punti evita una clamorosa uscita al primo turno e si inerpica, contro Pisapia, già vincitore a sorpresa alle primarie del centro-sinistra, in un ballottaggio difficile. È il dato più clamoroso ed evidente del turno amministrativo, speculare alla facile conferma invece a Torino della coalizione uscente, che con Fassino vince facile. Per il resto i risultati delle principali città e province disegnano un sistema in faticosa evoluzione, con una notevole varietà di situazioni locali, come è giusto che sia. In sostanza non ci sono sconti per nessuno. E questa è dopo tutto la sola certezza di un turno amministrativo delicato e politicizzato. Non ci sono scorciatoie, non c’è alcuna alternativa possibile al faticoso lavoro quotidiano. Non è tempo di miracoli, verrebbe da concludere, ognuno si rimbocchi le maniche. A partire dal governo e dal suo presidente. Né le forze di protesta, a partire dal movimento Cinquestelle, hanno fatto il pieno: anche per i grillini si registra un andamento altalenante.
In realtà un clima di campagna elettorale permanente, di sfide ultimative ad ogni tornante di una strada comunque difficile ed accidentata com’è quella di questi anni di crisi economica e di ristrutturazione sociale, stressa inutilmente cittadini e sistema paese, con dividendi a somma zero. Come dimostrano i risultati complessivi del primo turno, che, com’è giusto che sia, sono articolati e anche contraddittori. Disegnano una geografia di partiti e movimenti deboli, di fronte ad un elettorato scettico, come dimostrano i dati sull’affluenza, in calo evidente.
Tra quindici giorni i risultati dei ballottaggi potranno definire il quadro di chi vince e chi perde, il pallottoliere complessivo. Ma il dato strutturale è quello emerso al primo turno: regge il quadro del bipolarismo, ma fa fatica, tende a sfrangiarsi, anche se più per sgocciolamento che per frattura.
Forse dal moto uniformemente strillato, che ha segnato le successive alternanze, e caratterizza i toni giustizialisti o populistici, è tempo di passare ad un nuovo registro di comunicazione e dunque di azione. Forse chi lo sperimenterà fin da domani rischia di vincere già il secondo turno. Basta aprire le finestre e ci accorgiamo che rischiamo di stare fermi, mentre intorno a noi molti camminano con passo svelto ed altri addirittura si sono messi a correre. Restare indietro non giova a nessuno e dunque qualcosa bisogna fare, presto. Cacciati dalla porta i programmi e la realtà concreta dei fatti rientrano dalla finestra. È su questo, sul concreto dell’amministrare e del buon governare che ci dobbiamo misurare, senza sconti per nessuno. E su questo, e non su altro, c’è da scommetterci, si giocherà anche la prossima campagna elettorale politica. Chi la vuol vincere si sintonizzi con gli italiani e lavori su questo registro, da subito.