Politica & società
Elezioni: mai aver paura di scegliere
L'editoriale del Direttore di Toscana Oggi
Leggendo quanto scrivono i giornali o ascoltando le persone parlare di politica nei luoghi pubblici, sembra proprio che queste elezioni europee non appassionino la maggioranza dei 370 milioni di cittadine e cittadini chiamati alle urne in questi giorni (in Italia sabato 8 e domenica 9 giugno). Tanto che quasi tutti i commentatori sono convinti che l’astensionismo supererà la percentuale 45,5% del 2019. Numeri che in realtà in Italia potrebbero essere falsati dall’election day per le amministrative in gran parte dei Comuni italiani: nel nostro Paese il rinnovo dei Consigli comunali normalmente richiama più elettori. Non fosse altro per il fatto che i cittadini sentono molto più vicino un sindaco o un consigliere comunale rispetto a un eurodeputato e spesso anche a un deputato del Parlamento italiano. E poi, solo nella nostra Toscana a correre per un posto in Consiglio in uno dei 185 Comuni che si rinnoveranno ci sono circa 4000 candidati, mentre 600 sono coloro che concorrono per la carica di primo cittadino. Numeri che da soli dovrebbero garantire almeno una percentuale del 10/15 per cento di parenti e amici ai seggi che, chiaramente, prenderebbero anche la scheda per le europee. O almeno si spera perché altrimenti bisognerebbe chiedersi la ragione per cui si sono candidati. Scherzi a parte, la preoccupazione per un’alta percentuale di astensioni, si parla del 52 per cento, è forte anche tra i partiti che, nonostante questo, almeno in Italia non hanno fatto una campagna sui temi europei, pensando piuttosto a prepararsi per una prossima, quanto lontana non si sa, campagna per le elezioni politiche in Italia. Ecco il punto vero di queste elezioni: l’impressione è che diversi leader del centrodestra e del centrosinistra siano pronti a confrontarsi su un altro fronte, quello delle politiche, magari già l’anno prossimo. L’Europa, secondo qualcuno solo «ladra e pericolosa» mentre per altri «è una fortuna che ci sia e che ci salvi nei momenti più difficili», è un passaggio momentaneo, necessario perché ormai c’è, ma certamente lontana. Come più volte abbiamo detto, ricordando nei mesi scorsi anche David Sassoli, se in certi momenti non ci fosse stata l’Unione europea difficilmente il nostro Paese – come altri – sarebbe uscito da una crisi come quella causata dal coronavirus. Questo ci sentiamo di poterlo affermare senza aver paura di essere smentiti. Allo stesso tempo mal ci adattiamo a un’Europa che tra i suoi diritti fondamentali mette quello dell’aborto dimenticando che questo è legge in tutti i 27 Stati europei e non serviva metterlo tra i diritti senza che insieme ci sia un riconoscimento pure al diritto alla vita. A indicarci una strada da percorrere è stato nei giorni scorsi ancora una volta il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quando ci ha ricordato la «sovranità» anche del Parlamento europeo.
Non tocca a noi, e non vogliamo farlo, dire ai nostri lettori come votare, né alle Europee nè per le amministrazioni comunali chiamate a rinnovare sindaci e consigli. È invece compito di un settimanale come il nostro convincere gli elettori a svolgere il proprio diritto/dovere di votare. Non farlo, e qui ci rivolgiamo in particolare ai giovani che qualcuno indica come la categoria dove maggiore potrebbe essere l’astensione, vuol dire semplicemente delegare ad altri il compito di decidere anche per noi. Loro potrebbero risponderci che da decenni questo è l’invito che viene rivolto alla vigilia di ogni tornata elettorale ma che mai qualcosa è cambiato. No, non è vero, molto è cambiato nel corso dei decenni passati e quanto sta avvenendo anche ai confini del nostro vecchio continente ci dice che hanno ragione quanti ci richiamano al fatto che certe conquiste del passato non vanno date per scontate. Se non vogliamo che torni un certo modello d’Europa, se non vogliamo che l’attuale guerra in Ucraina continui all’infinito e magari si allarghi, facciamo sentire forte la nostra voce e facciamo sì che al Parlamento europeo, come nei Consigli comunali o di quartiere ci siano non solo persone competenti ma anche politici che hanno voglia d’impegnarsi per il bene comune, per la difesa dei principi/valori fondamentali anche per i cattolici. Persone che vogliono far sentire la loro voce senza urlare o scontrarsi con gli altri ma senza chinare sempre la testa perché gli altri sono, o si credono, più forti.