Ancora non si è chiusa la polemica sull’eventuale ristampa delle schede attualmente in produzione che già martedì potrebbero piovere sulla discussione in corso le decisioni della Cassazione e del Tar del Lazio sulla vicenda della riammissione della Dc di Giuseppe Pizza tra le liste in corsa alle prossime elezioni. Una decisione che potrebbe giungere nei tempi stretti, in cui manca meno di una settimana al voto. Nel contenzioso, intricato e complesso, apertosi tra la dc di Giuseppe Pizza e il Viminale dopo la decisione del Consiglio di Stato di riammettere il democristiano alle elezioni politiche del 13 e 14 aprile il giorno decisivo sarà infatti l’8 aprile: si riuniranno sia le sezioni unite civili della Cassazione ed esamineranno tre ricorsi dell’Avvocatura dello Stato sia il Tar del Lazio per decidere nel merito sul ricorso del dc Pizza. Il nodo da sciogliere che accomuna i ricorsi è chiarire se la giustizia amministrativa abbia competenza ad occuparsi di questioni elettorale. Finora la giurisprudenza di piazza Cavour ha sempre escluso la competenza dei giudici amministrativi non solo in relazione alle valutazioni del risultato elettorale, ma anche a tutte le fasi del procedimento preelettorale. La competenza sarebbe soltanto del Parlamento. Il ministro dell’Interni ha comunque escluso in modo categorico che le elezioni politiche di metà aprile possano correre il rischio di essere annullate a posteriori in seguito a denunce di vizi procedurali. Questa questione – ha affermato – è stata portata davanti ai giudici e i giudici decideranno”. Il pronostico risulta molto incerto se si prende in considerazione una sentenza del Tar di Palermo del 4 aprile scorso che ha respinto il ricorso presentato dalla Dc di Giuseppe Pizza contro l’esclusione del simbolo dello scudo crociato dalla scheda elettorale, spiegando che non è la magistratura amministrativa a dover decidere sulle controversie sorte nella fase pre-elettorale, ma le Giunte di Camera e Senato. “E’ riservata infatti a ciascuna Camera – si legge nella sentenza – la competenza esclusiva in ordine alla verifica di legittimità di tutte le operazioni elettorali”. Quindi, secondo il Tar di Palermo, c’è una giurisprudenza in materia che non va nella direzione dell’ordinanza emessa dalla V sezione del Consiglio di Stato. La “tesi”di Palermo è respinta però dalla Dc che, con Paolo Del Mese, ricorda come “già in 12 casi le Giunte parlamentari si siano auto-proclamate incompetenti”. “E ora la Cassazione cosa potrà fare? – incalza Gino Capotosti ex Udeur ora Dc – imporre alle Giunte parlamentari una competenza che hanno già rifiutato?” (ANSA).