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ELEZIONI EUROPEE: CARD. ERDÖ, LAICI RESPONSABILI IMPEGNATI NELLA VITA PUBBLICA

“L’Europa ha bisogno di Cristo. Trasmettere i valori umani e cristiani, formare il mondo terreno secondo lo spirito del Vangelo – questa è la missione dei cattolici in tutte le società” secondo l’insegnamento del Concilio, le cui parole rispetto agli anni’60 oggi “suonano come difesa del valore della persona umana e della creazione minacciata da molti fattori”. Ad affermarlo in un’intervista al SIR alla vigila delle elezioni del Parlamento europeo, è il card. Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, primate d’Ungheria e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee). “Durante il socialismo reale – spiega Erdő – mancavano, all’Est, le condizioni per la partecipazione alla vita politica da parte dei cattolici” che “potevano allora formare il mondo secondo il Vangelo, essendo onesti sul posto di lavoro e nella vita quotidiana, ma non potevano partecipare ufficialmente alla grande politica”. Rispetto ad allora, “le possibilità dei cristiani sono migliorate. E quindi, non sembra inutile in Europa l’impegno di laici responsabili persino al livello della vita politica”, soprattutto perché “le basi profonde del cristianesimo” possono costituire “un fondamento di solidarietà e di comprensione”.“Quando la Chiesa richiama alla coscienza dei cittadini i princìpi della sana ragione e della Rivelazione, essa compie la missione ricevuta da Cristo” precisa il card. Erdő. “È suo compito annunziare e insegnare la verità che è Cristo, e nello stesso tempo, dichiarare e confermare con la sua autorità i princìpi dell’ordine morale che scaturiscono dalla stessa natura umana”. Certamente, secondo il presidente Ccee, “il laicato impegnato nella vita pubblica ha bisogno dell’aiuto della Chiesa intera” e “della preghiera di tutti”, ma “ha bisogno anche dell’autenticità del messaggio cristiano garantito proprio dal Magistero della Chiesa”. Oggi, sottolinea Erdő, “ci sono laici capaci di rendere una chiara testimonianza nella vita pubblica”, ma “nessuno può dire” se essi “riusciranno realmente a trasformare la società”. “Certamente in taluni contesti la voce dei cristiani” sembra “troppo debole. In alcune votazioni parlamentari la maggioranza spesso non sembra tenere presente quei valori che per i cristiani sono fondamentali” e che “non sono tutti princìpi rivelati, ma, non di rado, criteri di sana ragione”. Per questo, ribadisce il porporato, “l’atteggiamento responsabile e costruttivo dei cristiani nel mondo è un dovere generale” anche se “i modi e le forme dipendono fortemente dalla struttura delle singole società”.“Se la società è composta da cittadini autonomi che hanno un’esistenza economica più o meno autonoma – spiega il presidente Ccee -, se la democrazia non è soltanto un insieme di forme istituzionali, ma comporta la possibilità reale per i cittadini di contribuire in modo attivo alla formazione della vita pubblica, dell’economia, della cultura”, allora “la partecipazione cristiana può assumere quelle forme cui pensavano i grandi personaggi cristiani che furono tra i fondatori e i costruttori della nostra casa europea”. È importante, avverte tuttavia il card. Erdő, “che l’autonomia intellettuale e la libertà” delle persone “vengano coltivate e rinforzate in tutte le parti del mondo” perché “uno dei rischi più grandi della democrazia sembra essere la distrazione e la superficialità. Se questi atteggiamenti diventano generali, la gente può disabituarsi a ragionare secondo logica, a valutare le proprie esperienze, i programmi, i rischi e le opportunità che dobbiamo affrontare insieme nella società”. Di qui l’esortazione conclusiva a “curare e coltivare la base antropologica della partecipazione consapevole dei cittadini nella formazione del nostro futuro comune”.Sir