Opinioni & Commenti

Elettori a caccia di uno spazio di autonomia

di Alberto MigoneLasciata alle spalle una campagna elettorale che non ha coinvolto più di tanto la gente – anche perché un dibattito serio è mancato – è ora il momento del voto, cioè delle scelte personali e motivate. Il tempo del gregarismo è fortunatamente finito, anche se questo impegna di più. Ci sono tuttavia, a nostro parere, dei punti di riferimento che possono orientarci, anche come cristiani. Intanto è importante riportare caparbiamente queste elezioni al loro vero significato: non sono, non dovrebbero essere, una specie di referendum pro o contro l’attuale Governo italiano. Si tratta di scegliere chi amministrerà i nostri Comuni e le nostre Province e chi ci rappresenterà al Parlamento europeo. Gli obiettivi quindi che devono orientare le nostre scelte sono il bene e il miglioramento delle nostre comunità locali e l’avvenire dell’Europa unita. La partecipazione al voto è dunque importante proprio come momento d’interesse per il bene comune, superando la tentazione dell’assenteismo, comunque motivato.

Dev’essere però, per quanto possibile, una partecipazione informata sui programmi che i diversi partiti e schieramenti presentano, cercando di cogliere il progetto che li anima e li vivifica, da cui emerge il tipo di città che si vuol costruire e a quale Europa si vuol dare vita. E non è facile. Nei vari programmi le promesse si sprecano e prevale una certa genericità. Eppure è importante discernere, soprattutto per quel che riguarda l’Europa, che va vista in rapporto ai grandi orizzonti e ai gravi problemi internazionali e non certo in una dimensione prevalentemente mercantile.

Sono infatti «le idee e i progetti che danno respiro alla politica e toccano la mente e il cuore della gente. E i cristiani dovrebbero essere i primi in questo».Grande attenzione dovrà poi rivolgersi alla qualità delle persone, valutate soprattutto in base a ciò che concretamente sappiamo di loro, al di là dell’immagine, anche se abilmente costruita e veicolata. Conta la loro storia personale, la coerenza e l’onestà nella vita familiare e professionale, la preparazione, la serietà dell’impegno, la capacità di realizzare quanto promesso.La scelta del candidato è oggi per molti, e giustamente, prevalente rispetto allo stesso schieramento di appartenenza. È questo uno spazio di autonomia che l’elettore deve sempre più recuperare sia con la preferenza che con l’uso del voto disgiunto.

In quest’ottica i cattolici possono, e sotto certi aspetti debbono, guardare con interesse preferenziale a quei candidati, ovunque collocati, che per il loro esplicito e veritiero riferimento all’ispirazione cristiana e per la loro moralità e competenza danno maggiori garanzie di rappresentarli.

Il votare resta comunque, oggi più di sempre, una scelta personale e per molti sofferta. È però un diritto-dovere che va esercitato con responsabilità, vincendo le delusioni, anche giustificate, che l’attuale classe politica nel suo insieme ci riserva. In democrazia è il voto che determina i cambiamenti.

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