Prato

Elementari e medie, a settembre si cambia

di Maria Cristina Caputi«Le riforme senza formazione non si possono fare» è questa la posizione del prof. Francesco Rossi, Dirigente scolastico dell’Itis «Tullio Buzzi», e Presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Presidi. «Le guide predisposte dal Ministero non bastano, – aggiunge Rossi – bisogna spiegare le ragioni della Riforma» ed è necessario formare il personale della scuola, affinché sia in grado di seguire correttamente le linee tracciate dalla Legge 53 del 2003. Anche gli aspetti finanziari della nuova scuola ipotizzata dal Ministro Moratti lasciano perplesso il Preside del Buzzi. «Per attuare la Riforma attraverso l’autonomia delle istituzioni scolastiche, – precisa – servono soldi da investire in formazione e progettazione, ma per ora abbiamo avuto solo tagli!».Pur giudicando considerevole lo sforzo fatto per l’attuazione della Riforma nel «primo ciclo», quello che comprende la vecchia scuola elementare, ora «primaria», e la scuola media, divenuta «scuola secondaria di primo grado», e che vedrà la sua prima applicazione con il prossimo anno scolastico, Rossi ritiene che siano troppo poche le informazioni ricevute e denuncia il mancato coinvolgimento dei diretti interessati circa le scelte da fare per il «secondo ciclo», quello delle ex scuole superiori, diventate oggi «scuole secondarie di secondo grado». Si è discusso a livello politico, con Confindustria e Sindacati, ma i Dirigenti Scolastici e gli insegnanti non sono stati coinvolti. Sul fronte della scuola superiore i cambiamenti saranno notevoli: nasceranno otto licei (artistico, classico, economico, linguistico, delle scienze umane, tecnologico, musicale e coreutico, scientifico) e si prevede la nuova realtà dell’istruzione e formazione professionale. In questo scenario, però, non è dato sapere quale sarà la collocazione degli attuali istituti tecnici. Due sono le scuole di pensiero in merito: nell’ottica della licealizzazione, secondo le linee tracciate da Bertagna, il liceo tecnologico dovrebbe avere specializzazioni «annacquate», mentre la formazione tecnica confluirebbe nell’istruzione e formazione professionale. L’altra idea, più recente, sostenuta da Confindustria e Sindacati, è quella che non vuole vedere sparire gli istituti tecnici che, afferma Rossi, «garantiscono una preparazione indispensabile se si vuole mantenere la competitività con i mercati di paesi come l’India e la Cina, per fare solo due nomi».Quanto alla formazione iniziale dei docenti, che la Riforma Moratti prevede legata alla frequenza di appositi corsi, quelli delle Scuole di specializzazione per l’insegnamento superiore (Ssis), Rossi ritiene sia un sistema decisamente più efficace rispetto a quelli adottati in passato.Da parte dei docenti della «scuola secondaria di primo grado» le perplessità non mancano. Della Riforma Moratti sembrano apprezzare l’impianto pedagogico: in quanto, affermano, non si può non condividere l’idea di una scuola che pone al centro l’alunno, che ascolta le sue istanze e quelle della sua famiglia, che affida ad un insegnate tutor l’incarico di compilare il «portfolio» delle sue competenze, in modo da accompagnarne il cammino lungo tutti gli anni che trascorrerà nella scuola. Tuttavia, risulta quanto mai evidente, proseguono, che l’idea di fondo della nuova legge è soprattutto quella del risparmio: con la possibilità di scegliere, da parte dei genitori, un monte orario variabile, è assai probabile che vengano meno diverse cattedre e quindi che alcuni insegnanti perdano il posto. In questa prima fase, sembra che i genitori abbiano continuato a scegliere il curricolo con l’orario completo, praticamente come prima della Riforma, ma in futuro cosa accadrà? Come si comporteranno genitori e studenti di fronte alla possibilità di fare qualche ora meno, pur mantenendo lo stesso titolo a fine corso? E la preparazione degli alunni, con la riduzione di ore in materie fino ad ora ritenute fondamentali, sarà adeguata alle necessità di una società in continua evoluzione? Le domande restano tante. In attesa dell’emanazione del decreto attuativo per la scuola secondaria di secondo grado, si tireranno le prime somme al termine del prossimo anno scolastico, a giugno 2005.