Cultura & Società
Egidio, Arcano e i mille anni di Sansepolcro
di Giuliana Maggini
Il 1° settembre, memoria di Sant’Egidio e ricorrenza della fondazione della Chiesa, il Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Riccardo Fontana, ha aperto ufficialmente le celebrazioni per il millennio della Cattedrale di Sansepolcro. Festa non di precetto ma molto antica, alla quale sono legate anche altri tipi di manifestazioni. Ancora si celebra in questo giorno il Palio individuale della balestra e, in altri tempi, si associava a questo giorno anche una fiera. Festa dunque radicata nella città, che ci fa percepire l’importanza locale di questo Santo, legato per definizione all’origine della città di Borgo Sansepolcro, in coppia con Arcano.
Si pone in genere intorno alla metà del X secolo il periodo in cui Egidio e Arcano, venendo dal Santo Sepolcro a Gerusalemme con alcune reliquie, sia di Gerusalemme che dai luoghi toccati durante il ritorno, si fermarono presso una fonte, poi miracolosa, nella Valle di Nocea, nella piana del Tevere, e qui rimasero per forza di miracolo. Perché le reliquie, durante il riposo degli stanchi pellegrini, volarono sopra un albero e non ne vollero sapere di scendere, dando chiaro segno di voler rimanere proprio lì, cioè nella nostra zona. Dio aveva provveduto, scrive uno storico locale, che per mezzo dei due pellegrini questa terra avesse il suo primo edificio. Arcano ed Egidio rinunciarono a tornare nei loro luoghi di origine e decisero di fermarsi, costruendo una povera capanna e un piccolo oratorio dedicato a san Leonardo che fosse segno per gli abitanti e i viandanti che di lì passavano.
Il sacello fu inglobato poi nella chiesa che si cominciò a costruire nel 1012, individuato nella cappella detta Monacato. La chiesa, dedicata allora al santo Sepolcro e ai Santi Quattro Evangelisti, fu in realtà una abbazia con annesso monastero, dapprima forse benedettina, poi camaldolese, e pare che fosse proprio Arcano a chiamare il primo abate, Isaia. Non è facile individuare le tracce della primitiva costruzione, ma la cappella e un pozzo nel chiostro della Cattedrale richiamano sia l’oratorio che la fonte miracolosa.
La fama di santità dei due eremiti spinse la scarsa popolazione di una zona decentrata a radunarsi intorno all’oratorio e anche i signorotti locali decisero, secondo la tradizione, di lasciare i loro castelli venendo ad abitare nel nuovo borgo. La scelta non fu solo religiosa, visto che l’Abbazia godeva di privilegi ed era sotto la protezione imperiale. Inoltre l’imperatore Corrado II, nel 1038, concesse all’abate di organizzare un mercato settimanale ed una fiera nella ricorrenza della dedicazione dell’abbazia.
Gli abati ebbero tensioni sia con il potere civile che con il vescovo di Città di Castello, nella cui diocesi si trovava il monastero, finché nel 1520 il Papa Leone X eresse il territorio di Sansepolcro a diocesi. Fu in questa occasione che il Borgo diventò «città». L’ultimo abate, Galeotto Graziani, diventò il primo vescovo di Sansepolcro.
Non tutti sono d’accordo sull’origine della città e considerano la storia dei due pellegrini non più che un mito di fondazione. Reperti di origine romana, emergenze di centuriazione, la struttura della città e la non lontana villa in Tuscis di Plinio il Giovane hanno fatto ritenere Sansepolcro di origine romana, o anche precedente. Si è voluto anche identificare questo centro con quello di Biturgia, ricordato da Tolomeo e riportato nella Tavola Peutingeriana, un documento sulla viabilità romana, giunta a noi in copia tarda. In realtà il sito di Biturgia è stato identificato nel Valdarno; non mancano però fautori di questa tesi, scientificamente documentati. Anche questa ipotesi sembra rientrare nei tentativi di nobilitare l’origine delle città con i riferimenti al mondo classico, tipici dell’ambiente storiografico umanistico.
Una cosa rimane certa: la vita della città comincia realmente con la sua Chiesa. Inoltre, il nome della città stessa, l’essere ritenuta una nuova Gerusalemme sulle rive del Tevere, il suo stemma da sempre il sepolcro e perfino la presenza del misterioso Volto Santo, una sacra icona, rimandano ai pellegrinaggi, così praticati nel Medio Evo. Senza addentrarci in questo troppo grande tema, basta accennare alla possibilità che l’ipotesi dei pellegrini sia vera, si chiamino essi Egidio, Arcano o in altra maniera: la viabilità, la presenza di «hospitalia» e pievi, il caratteristico e inusuale nome della città, la dedicazione a santi protettori del pellegrinaggio, e altro.
Il millenario si basa sul dato più certo che possa esserci, il sacro edificio. L’avvenimento sarà la memoria dell’inizio della nostra storia e di una devozione che è stata collante per un popolo il quale dopo 1000 anni si troverà ancora unito nella sua Cattedrale. Sono progettate molte manifestazioni ancora da definire, religiose e civili, che attingono alla ricchezza culturale della città e che lasceranno un segno per le generazioni future.