Toscana

EFFETTO SERRA, CAMBIA IL CLIMA ANCHE IN TOSCANA. 248 SPECIE A RISCHIO

Specie toscane in via di estinzione e specie esotiche che in Toscana trovano il loro habitat naturale; pesci tropicali che nel Tirreno si riproducono come nel Mar Rosso e piante che si ritirano a quote progressivamente sempre più alte sui monti dell’Appennino; e ancora, tanti fenomeni che, pur di gran lunga meno drammatici di un’estinzione, sono comunque segnali di un mutamento, come nel caso delle migrazioni e delle fioriture sfalsate nei tempi. Anche se tutto questo non è ancora stato oggetto di uno studio sistematico, i cambiamenti climatici, con la tendenza ad un progressivo innalzamento della temperatura, cominciano ad incidere notevolmente anche sulla flora e la fauna della Toscana: un tema, questo, che sarà al centro dei lavori del meeting internazionale di San Rossore (15 e 16 luglio), dedicato appunto ai cambiamenti climatici planetari, alle conseguenze che essi avranno, alle soluzioni che è possibile adottare.

Il Repertorio naturalistico toscano (in sigla “Renato”), importante strumento conoscitivo di cui ha deciso di dotarsi il governo regionale, segnala 248 specie in pericolo più o meno grave, a cui si aggiungono 318 considerate “vulnerabili”. Gli studi dei prossimi anni diranno quante di queste situazioni di difficoltà sono legate anche ai cambiamenti climatici.

Su certi mutamenti, però, gli zoologi non hanno più dubbi: uccelli nidificanti come il calandro e la tortavilla (una specie di allodola conosciuta in Toscana anche come “mattolina”) che abitano zone di alta montagna dove 25 anni fa non c’erano; uccelli esotici come il bengalino che, fuggiti a situazioni di cattività, si stanno ben ambientando nelle nostre zone umide (mille coppie stimate solo nel Padule di Fucecchio); anfibi che sono spariti come l’ululone dal ventre giallo, un tempo diffuso sul Monte Morello, e altri – come la rana appenninica e la salamandra – che soffrono la scarsità di acqua nella stagione riproduttiva; mammiferi come l’istrice che si stanno progressivamente spostando verso nord.

Per quanto riguarda il mare, i dati degli ultimi 10 anni confermano un aumento della temperatura (nell’estate 2003, per la prima volta, le acque tirreniche hanno raggiunto una temperatura paragonabile a quelle di un mare caraibico). Non è un caso che per i pescatori toscani sia sempre più abituale trovarsi nelle reti il pesce serra, il pesce palla o il pesce pappagallo, cioè specie tipiche del Mar Rosso. Nelle acque del Mediterraneo, a dire il vero, sono arrivate da molto tempo, dall’apertura del canale di Suez. Ma è solo ultimamente, in mutate condizioni climatiche, che esse hanno potuto ambientarsi ed irradiarsi in tutto il bacino. Si parla di un centinaio di nuove specie, tra cui anche il barracuda che è ormai una presenza fissa nelle reti e sulle tavole del Mediterraneo.Non mancano altri cambiamenti riscontrabili, anche se le cause sono più lontane: è il caso dei tanti uccelli migratori con rotte transahariane (che svernano cioè a sud del Sahara): la desertificazione delle terre africane dove trascorrono alcuni mesi ogni anno si traduce in una drastica riduzione del loro numero in Toscana. Anche la vegetazione sta cambiando in modo sensibile, in relazione ad una maggiore o minore aridità. Alcune specie tradizionali si stanno ritirando o stanno salendo in quota, mentre da sud fanno capolino piante, anche esotiche, che prima si trovavano solo sotto Roma. Per le nostre specie, quasi tutte di provenienza settentrionale, la disponibilità di acqua, anche nella stagione più calda, è essenziale. È per questo che i cambiamenti più grossi sono avvenuti in zone umide, come il Padule di Fucecchio, e comunque investono in particolare le piante decidue, cioè a vegetazione estiva, che nei mesi più caldi hanno un gran bisogno di acqua. Per questa stessa ragione si comincia a pensare alla possibilità di piantare palme al posto dei platani per mantenere il verde delle città, lungo i viali o nei giardini pubblici.Gli scenari insomma cambiano. E oggi si parla di un migliaio di specie esotiche che hanno messo radici in Toscana, mentre ci sono piante, come una specie di oxalis originaria del Sudafrica, più diffusa nel bacino del Mediterraneo che nella terra di origine. (cs-pc)

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