Pisa

Educare è soprattutto una questione di cuore

di Francesco Ippolito

Essere animatori è soprattutto una questione di cuore. Ne sono convinti i centoventi giovani della nostra diocesi che hanno partecipato, in queste settimane, al corso di formazione per educatori e catechisti organizzato dal servizio per la pastorale giovanile.Le lezioni sono state affidate ai docenti della cooperativa emiliana «Creativ», conosciuta in tutta Italia, composta da una sessantina di soci e che si avvale del lavoro di 2 équipe di professionisti specializzati in formazione e animazione e della collaborazione e del lavoro di 150 operatori, esperti in vari settori.Ma quali sono le doti richieste ad un animatore? Quali gli atteggiamenti da evitare e quali invece da perseguire?Per Emanuele Simonazzi, il professionista Creativ che ha tenuto tre dei cinque incontri, gli atteggiamenti dannosi si riassumono secondo due livelli tra loro collegati: il primo è quello della comunicazione. «Spesso – dice Emanuele Simonazzi – siamo concentrati più sui contenuti e sulle tecniche da seguire per animare un gruppo che sulla relazione interpersonale. Un buon animatore non è bravo solo se conosce balli, canti e giochi ma soprattutto se sa rapportarsi correttamente con le persone intorno a lui e dunque se sa comunicare». Il secondo livello è la capacità di rendere una testimonianza: «Si anima non tanto con le parole o con le attività in comune ma attraverso la testimonianza del proprio sé, dei valori in cui si crede ed in base ai quali viviamo e ci comportiamo». Due livelli di professionalità che in qualche modo sembrano combaciare perfettamente con i due momenti principali affrontati durante i cinque incontri. Nella prima parte di queste particolarissime lezioni, infatti, sono stati affrontati i temi più didattici dell’animazione attraverso le relazioni dei professionisti. Per la seconda parte degli incontri Creativ ha confermato il suo stile: un approccio metodologico che predilige l’attività e la partecipazione del singolo per trasferire ai giovani – e meno giovani – educatori, catechisti e animatori quegli strumenti per interpretare al meglio il loro servizio pastorale. Si tratta di una palestra per il cervello e anche per il cuore. Più nello specifico erano infatti previsti dei laboratori di gruppo con animazione di parabole, balletti, canti e giochi. È ancora Emanuele Simonazzi a raccontarci come è andata, tracciando un bilancio dell’iniziativa: «La partecipazione al corso è stata obiettivamente numerosa, forse anche al di sopra delle aspettative degli organizzatori che da questo punto di vista hanno fatto un ottimo lavoro. Tra l’altro i ragazzi hanno dimostrato un serio interesse anche alla parte teorica che di solito – noi teniamo questi corsi anche in altre regioni – viene vissuta con maggiore fatica». Per i giovani pisani arrivano anche altri apprezzamenti: «Un serbatoio di giovani come lo abbiamo visto a Pisa – commenta Emanuele Simonazzi – è un talento da non sottovalutare e mi auguro che i sacerdoti ed i responsabili del servizio di pastorale mettano in condizione questi giovani di operare al meglio e crescere nel servizio all’interno delle loro parrocchie. Magari utilizzando anche quello che hanno imparato qui». E che cosa hanno imparato soprattutto? Probabilmente che «animare» è un atteggiamento del cuore. «Animatori» non si nasce ma li si diventa con grande passione e anche grazie a qualcuno che ti ha accompagnato con altrettanta passione in questo cammino.