L’iniziazione cristiana di un ragazzo è un atto educativo fondamentale della comunità cristiana. Ha come oggetto la proposta del vangelo e si pone l’obiettivo di sollecitarne l’accoglienza. L’iniziazione cristiana si realizza attraverso la testimonianza: testimonianza della fede vissuta, celebrata, confessata dalla comunità cristiana, dalla famiglia, dai catechisti, dagli educatori. Se questo è vero, allora l’azione educativa non è mai atto puramente esteriore dell’educatore, ma espressione di tutta la sua personalità. Soprattutto il suo cuore: perché l’educazione alla fede è principalmente cosa del cuore.Educare: suscitare personeEducare è suscitare persone, è permettere all’uomo di accedere alla sua umanità, è introduzione al reale, a tutto il reale. E allora: come può essere artefice di tutto questo chi vive in modo schizzofrenico, cioè vive una dissociazione fra ciò che crede e ciò che insegna, che compie, che testimonia?«Educare con il cuore» non significa essere lassisti o permessivisti. Non si tratta di «lasciar fare» ma di «lasciar essere»; non significa cadere in un «puerocentrismo» narcisistico, né cadere in una sciocca contemplazione del fanciullo e del ragazzo e neanche vivere una relazione pseudoparitaria dove l’educatore vuole essere l’amicone dei ragazzi e si mette in tutto al loro livello pur di farli sentire a loro agio. Sì, perché l’educazione avviene quando c’è un vero incontro tra la memoria e la novità, tra l’adulto e il giovane.Educare con il cuore vuol dire essere convinti che in ogni ragazzo, anche nel più disgraziato, esiste «un punto accessibile al bene», che l’educatore deve cercare di trovare.Educare con il cuoreEducare con il cuore vuol dire avere fiducia nel fanciullo, nel ragazzo, sempre. È collocare al centro, dal punto di vista metodologico, l’amorevolezza che non è solo sentimento umano né solo carità soprannaturale: essa esprime una realtà complessa sostenuta da atteggiamenti, sentimenti, relazioni e condotte caratteristici. È dolcezza e carità che si esprimono anzitutto nel rispetto verso la persona del ragazzo, specialmente quando si tratta di proporre valori importanti come quelli etici e religiosi.Affermava a questo proposito Don Bosco:«Non mai annoiare né obbligare i giovanetti alla frequenza dei santi sacramenti, ma porgere loro la comodità di approfittarne» (Scritti 168).L’amorevolezza dell’educatore si manifesta anche in una sua disponibilità ad essere sempre presente in mezzo ai ragazzi, disposto a qualsiasi sacrificio pur di riuscire nel suo impegno.L’amorevolezza poi non si cela, ma con semplicità si manifesta.Scriveva Don Bosco nella «Lettera da Roma del 10.5.1884»:«È necessario che i giovani non solo siano amati, ma che essi conoscano di essere amati (…) che essendo amati in quelle cose che loro piacciono col partecipare alle loro inclinazioni infantili, imparino a vedere l’amore in quelle cose che naturalmente le piacciono poco; quali sono la disciplina, lo studio, la mortificazione di se stessi e queste cose imparino a far con amore» (Scritti 294).Perciò l’educatore deve essere solidale con il mondo degli interessi, dei problemi e delle attività giovanili, ma senza rinunciare al suo compito, di persona adulta e matura, capace di proporre obiettivi ragionevoli, di dialogare, di stimolare iniziative valide, di correggere con amorevole fermezza condotte riprovevoli.In questa prospettiva sono chiaramente privilegiate le relazioni personali. È principalmente attraverso di esse che il ragazzo percepisce l’educatore quale «un padre, un fratello, un amico» che gli vuole sinceramente e concretamente bene.Raccomandava a questo proposito Don Bosco («Scritti 79»):«Studia di farti amare prima di farti temere. La carità, la pazienza ti accompagnino costantemente nel comandare, nel correggere, e fa in modo che ognuno, dai tuoi fatti e delle tue parole, conosca che tu cerchi il bene delle anime».Educare con il cuore è, pertanto, amare in modo gratuito, amare per primo, amare ciascuno, amare senza possedere, amare per far amare Dio.Attenzione al singoloSe l’educazione è cosa del cuore e i tratti distintivi dell’educatore sono l’amorevolezza, la fiducia, l’attenzione alla singola persona, si comprende subito che l’azione educativa è personale, attenta ai singoli soggetti.Occorre che ogni singolo fanciullo o ragazzo sia aiutato, sorretto, accompagnato personalmente perché ognuno ha la propria andatura e il Signore non vuole che sia lasciato indietro nessuno.L’iniziazione cristiana è un dono del Signore che la comunità cristiana offre a tutti perché tutti diventino cristiani; il suo passo non è quello del maratoneta ma quello dello zoppo, non è quello del sano ma quello del cieco che cerca la luce.L’iniziazione cristiana è e deve essere un cammino di fede che tutti i ragazzi possano percorrere e per questo è necessario non solo curare l’andatura del gruppo, ma porre attenzione al passo di ogni singolo ragazzo e camminare al loro fianco come Gesù con i discepoli di Emmaus: non allungò il passo e non andò oltre ma si mise al loro fianco e camminò con loro.