Cultura & Società
Editto di Milano: Patriarca Bartolomeo, «La libertà è uno dei beni più maltrattati»
«Purtroppo oggi – ha detto il Patriarca – la libertà è ridotta a uno dei beni più ‘maltrattati’ nell’umanità, soggetta continuamente all’arbitrio e alle ideologie umane. Gli uomini, soprattutto chi si sente ‘superiore’, credono di essere liberi quando possono indiscriminatamente soddisfare i propri desideri, compiendo ciò che vogliono quando vogliono, senza limiti, decidendo e operando, commettendo ingiustizie nel silenzio di coloro che gli stanno attorno, ammazzando e venendo applauditi: tutto e sempre nel nome della libertà». Però la possibilità dell’uomo di fare ciò che vuole «non solo non è libertà, ma, anzi, costituisce la peggiore forma di schiavitù». «L’unica illimitata libertà è l’illimitato amore», ha detto il Patriarca che poi ha aggiunto: «Comprendiamo che siamo veramente liberi quando veniamo crocifissi e non quando crocifiggiamo; quando sacrifichiamo i nostri diritti a favore dei diritti degli altri; quando offriamo e condividiamo, non quando rivendichiamo. Vera libertà è nel dare, non nel ricevere».
Una condanna forte, «senza dubbi», dell’»uso della violenza» e delle «persecuzioni» contro i cristiani nel mondo e in modo particolare in Medio Oriente. E’ stata espressa questo pomeriggio dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, intervenendo a Milano nella sala delle Cariatidi a Palazzo Reale alla lectio magistralis a due voci insieme all’arcivescovo cardinale Angelo Scola nell’ambito delle celebrazioni ambrosiane per i 1700 anni dell’Editto di Milano. «La violenza religiosa, l’odio, la mancanza di tolleranza di fronte ai cristiani – ha detto nel suo intervento il Patriarca Bartolomeo -, continuano a dominare in Paesi teatro di rivoluzioni». «Lontano da ogni posizione politica» e solo in qualità di «capo spirituale», il Patriarca ha espresso tutta la sua preoccupazione per «gli eventi politici che accadono nel Medio Oriente» e in particolare in Siria dove «i cristiani di ogni confessione, chierici e laici, malgrado i grandi sforzi che compiono per rimanere neutrali nel conflitto civile, malgrado la loro vita tranquilla e pacifica, vengono provati e minacciati quotidianamente con sequestri e omicidi». E’ a questo punto che la lectio del Patriarca si è trasformata in un’accorata manifestazione di «protesta» verso la Comunità Internazionale perché «1700 anni dopo la concessione della libertà religiosa con l’Editto di Milano, continuano in tutto il mondo, sotto molteplici forme, le persecuzioni».
«Facciamo quindi appello a tutti – ha detto il Patriarca – affinché prevalga la pace e la sicurezza tanto nel Medio Oriente – dove il Cristianesimo tiene i suoi più venerabili e antichi santuari e dove la tradizione cristiana è tanto profonda e collegata con la vita del popolo – quanto in tutto il mondo, dove viene calpestata la libertà della fede in Cristo con il pretesto del terrorismo, delle guerre, delle oppressioni economiche e in molti altri modi». Ed ha aggiunto: «La libertà è per il cristiano modo di vita. La più elevata libertà è la purezza della nostra mente e perfetta libertà è la purezza del cuore. Questa è la libertà di Dio che ha le sue radici, la sua pienezza e la sua perfezione nella libertà dell’uomo. La libertà dell’uomo è la libertà di Dio. L’Editto di Milano costituisce un momento culminante nella vita dell’umanità e per il nostro travagliato mondo è speranza per un domani migliore».
Si profila «un compito particolarmente impegnativo per Milano, per la Lombardia e per le nostre terre: mostrare la capacità di rinnovare il corpo ecclesiale ed edificare un buon tessuto sociale, rispettoso della libertà di tutti», ha detto l’arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola, intervenendo alla lectio magistralis a due voci sul tema della libertà religiosa. «La celebrazione dell’anniversario dell’«Editto» di Milano – ha detto l’arcivescovo – cade in un momento storico in cui la Chiesa ambrosiana, insieme a tutte le Chiese del nostro Paese, è impegnata in un’opera di trasformazione delle forme di presenza in una società plurale». «Lo documentano – ha proseguito Scola – le reti di accoglienza, di solidarietà, di costruzione di risposte ai bisogni fondamentali, di gestione del legame sociale, di luoghi di elaborazione e diffusione di arte e cultura». Ed ha aggiunto: «Le parrocchie, le associazioni, i movimenti sono consapevoli che per i cristiani non ci sono bastioni da difendere, ma vie da percorrere per documentare che Cristo è l’Evangelo dell’umano». Ma questo compito è «un cammino comune» che «trova le nostre Chiese unite nel cammino comune dell’evangelizzazione e del contributo all’edificazione di una civiltà dal volto umano».