Opinioni & Commenti
Editoria toscana, un decreto capestro
di Mario Curia*
Un decreto del 30 marzo 2010 firmato dai ministri Scajola e Tremonti, recita: «Le tariffe agevolate per le spedizioni di prodotti editoriali di cui ai decreti ministeriali del 13 novembre 2002 e del 1° febbraio 2005, continuano ad applicarsi fino al 31 marzo 2010».
In quale paese civile si decreta un giorno applicando, senza consultazione, possibilità di una soluzione alternativa, a partire dal giorno successivo? E soprattutto, quando mai lo si è fatto in Italia? Perché tanta fretta?
La differenza tra la tariffa ridotta editoriale delle poste e la tariffa intera era una cifra coperta per compensazione a Poste Italiane dal bilancio dello Stato. Però il senso di una decisione di questo tipo che colpisce soprattutto la media e piccola editoria, come è quella toscana, ma anche le vendite on line e le librerie indipendenti non appartenenti alle catene della grande distribuzione, poteva e doveva essere, come si è fatto per molti altri settori del «fare» in Italia, (il mercato delle autovetture insegna!) in forma condivisa e con presenti i problemi di tutti.
Oggi un editore si trova di fronte una tariffa 9 volte superiore alla precedente. Può certo rivolgersi ad un corriere privato con altrettanto consistenti aumenti di spese. Che scenario si presenta per l’editoria toscana? Quello di una crescente difficoltà di «tenere il mercato» per un’editoria, per lo più di cultura: le grandi catene da tempo hanno allontanato molta editoria di qualità come la nostra dagli scaffali con il teorema, non sempre dimostrato, che hanno vendite lente e ovviamente non a tre zeri. Quello che anche le librerie indipendenti vedranno ridursi i margini nel momento in cui continueranno a svolgere l’essenziale funzione di ricerca su commissione per conto del cliente. Queste librerie già in grave difficoltà, Firenze ha molti esempi da addurre (l’ultimo la storica Le Monnier!), alla fine chiuderanno. Quello che anche i siti on line soprattutto quelli indipendenti dovranno rivedere i loro costi di spedizione a scapito del cliente e della lettura. Quello che non si contano gli scenari, sono tanti e toccano ovviamente anche i posti di lavoro. Siamo ormai abituati al termine rottamazione: si vuole rottamare la scuola, il mondo dell’editoria e del sapere, in definitiva sia il nostro passato come il nostro futuro?
La lirica da anni assorbe risorse ingenti, nel cinema vengono finanziati film spesso discutibili, il teatro riceve aiuti, altri media godono di provvidenze sotto varie forme; la cenerentola è sempre l’editoria. Il libro in particolare è il figlio di un dio minore dell’universo culturale. Francamente non sentivamo il bisogno di un decreto improvviso ed inopportuno che danneggia un settore già debole, sostenuto spesso solo dalla passione feroce dei suoi protagonisti.