Originalità e insostituibilità: sono queste due caratteristiche di Avvenire che, in quanto voce dei cattolici, ricopre un ruolo unico nel panorama editoriale italiano. Lo ha detto, oggi pomeriggio, il card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, nella celebrazione eucaristica, che ha presieduto nella basilica di Sant’Ambrogio per il quarantesimo anniversario della nascita di Avvenire. Per il porporato, Paolo VI, che volle con determinazione il nuovo quotidiano, in un tempo che vedeva la Chiesa muovere i primi passi dopo il Concilio Vaticano II, quando cioè nella società italiana iniziava una stagione storica di grandi tensioni e di accesi dibattiti, dimostrò singolare lungimiranza e grande coraggio. Il Papa, ha ricordato l’arcivescovo di Milano, pensava Avvenire’ come strumento indispensabile di evangelizzazione, secondo il criterio base del suo magistero e della sua azione pastorale: il dialogo della Chiesa con il mondo a partire dalla verità di Cristo e dall’autenticità della vita di fede. Anche oggi il quotidiano, è stato l’auspicio del cardinale, continui, con chiarezza e forza, a dare voce alla parola vera’, nella crescente confusione di questi tempi, nel clima di relativismo che intacca la verità e ogni sua espressione, rendendole parziali e inconsistenti, quando non le svuota totalmente. Per il card. Tettamanzi, dunque, il coraggio di giudizi sull’uomo e sulle vicende della storia sempre ispirati al Vangelo sia tra le preoccupazioni principali di Avvenire’. Sincerità, verità e serenità caratterizzino lo stile da adottare: Siamo chiamati ad essere sinceri ha avvertito il porporato – anche quando può sembrare inopportuno o scomodo esserlo; veraci, giudicando sempre a partire dalla visione dell’uomo in Cristo, dal Vangelo, dalla dottrina della Chiesa: un giudizio che il giornale Avvenire’ deve offrire con quella serenità che è tipica di chi sa di dire la Verità e, proprio per questo, la offre non per accusare o stigmatizzare ma per amare anche quelli che non credono. Per diffondere la verità, il giornale dei cattolici deve assumere la forma del racconto: racconto della vita delle persone e delle istituzioni, dei fatti positivi e di quelli negativi, delle vicende che inducono a rallegrarsi e degli accadimenti che addolorano e preoccupano. Non solo: occorre anche distinguere i segni dei tempi: ossia riconoscere, raccontare e condividere i segni della presenza di Dio nella storia, nella vicenda delle donne e degli uomini, senza lasciarsi contaminare da quelle mode pericolose, inclinazioni negative, deviazioni che tanto giornalismo oggi subisce, pur di vendere, pur di servire non certo la verità, ma l’opinione comune e i poteri forti.Mettiamo sempre al centro la persona è stato l’invito che il card. Tettamanzi ha rivolto ad Avvenire, missione che comporta una duplice responsabilità. Anzitutto ha chiarito il card. Tettamanzi, rivolgendosi a chi fa il giornale – vi chiede di scrivere con prudenza e con rispetto dei protagonisti della cronaca, anche di coloro che fanno scelte o compiono azioni che sono lontane, che contrastano con la visione cristiana della vita. Anche chi si macchia dei peggiori reati e delle più gravi colpe è pur sempre una persona e come tale amata da Dio e da lui cercata come destinataria della sua salvezza. Un secondo compito riguarda voi come laici cristiani protagonisti del mondo del lavoro. Avvenire’ è un’azienda particolare, da tutti riconosciuta come vicina alla Chiesa. È quindi decisivo per voi testimoniare come sia possibile coniugare i temi della funzionalità dell’organizzazione aziendale e dell’efficienza con i temi della valorizzazione delle risorse umane e delle capacità personali, in applicazione dei principi propri della Dottrina sociale della Chiesa. Infine, riprendendo le parole di Paolo VI nell’udienza del novembre 1971 ad Avvenire, il cardinale ha concluso: Siate sempre più impegnati ad un comune servizio alla causa di Cristo, alla testimonianza della sua Chiesa, alla costruzione di una società sana, moderna, cristiana.Sir