Toscana
Edilizia sociale post pandemia: in Toscana una proposta di legge per tenere insieme diritto alla casa e alla salute
Due milioni di euro destinati ad un’edilizia sociale “post pandemia”, in grado di affrontare le criticità riscontrate nell’attuale sistema urbanistico-edilizio e di promuovere interventi urbanistico-edilizi di housing sociale che garantiscano e tengano insieme, il diritto alla casa e la tutela della salute. Sono questi gli obiettivi della proposta di legge “Disposizioni per la realizzazione di interventi edilizi di tipo sperimentale in materia di alloggi sociali a seguito dell’emergenza COVID-19”, approvata dalla Giunta e che ora passa al vaglio del Consiglio regionale. La proposta prevede la sottoscrizione di quote del “Fondo Housing Toscana”, un fondo comune di investimento immobiliare, finalizzato all’edilizia sociale, che già oggi gestisce 765 alloggi e che ne sta realizzando altri 483 con canoni di locazione controllati.
“Si tratta di un’operazione dal passato virtuoso e dal futuro promettente”, ha commentato l’assessore alla casa Vincenzo Ceccarelli dopo l’approvazione. “Nel 2014 la Regione ha già aderito al Fondo per 5 milioni di euro innescando investimenti per oltre 140 milioni che hanno portato benefici alle fasce più deboli della popolazione toscana. Oggi ripetiamo l’operazione, innovando una misura importante nell’innalzare la qualità del vivere e dell’abitare, anche alla luce della recente pandemia. Dobbiamo infatti saper ripensare le nostre città se vogliamo affrontare con più serenità e meno incertezze l’epoca che stiamo vivendo”.
Alla sottoscrizione delle nuove quote, da cui è atteso un effetto “leva finanziaria” capace di mobilitare altre risorse con un fattore moltiplicatore di 5-8 volte, si accompagna infatti l’attivazione di una ricerca sulle nuove forme dell’abitare, conseguente al dibattito che si sta sviluppando a seguito dell’emergenza epidemica Covid-19
Ceccarelli ha poi illustrato nel dettaglio i principi che animano la legge: “Desideriamo favorire quegli interventi che privilegiano il recupero e la realizzazione di abitazioni accoglienti in prossimità dei servizi e dalle strutture ricreative e lavorative, anche per ridurre gli spostamenti e il pendolarismo. Vogliamo costruire case innovative sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale che dell’innovazione tecnologica”. “Aspiriamo – ha continuato l’assessore – a spazi aperti in grado di garantire la relazione tra le persone valorizzando balconi, terrazzi, logge, cortili e giardini. Dovranno essere alloggi dalle dimensioni adeguate e confortevoli e che contemplino spazi flessibili da destinare alle diverse esigenze della comunità, come ad esempio lo smart working, lo smart learning, le attività culturali e di svago, il fitness, una socialità diffusa e l’assistenza sanitaria”.
Ed è proprio sull’assistenza sanitaria territoriale, che si concentra parte della legge. Al suo interno sono previsti dei veri e propri “sistemi salute” che innestano negli alloggi di edilizia sociale servizi come la telemedicina, il trattamento dell’aria all’interno degli ambienti e la loro sanificazione, attrezzando gli alloggi con “kit salute” composti da saturimetro, termometro, attacco per erogatore ossigeno, lampade a raggi UV, connessione alle strutture sanitarie territoriali.