Vita Chiesa

ECUMENISMO, SIBIU-EEA3: IL TESTO DEL MESSAGGIO FINALE

Un impegno a proseguire il cammino verso l’unità visibile perché è una condizione imprescindibile per dare una testimonianza “credibile” all’Europa e al mondo. “Oggi non c’è alternativa al dialogo: non un compromesso, ma un dialogo della vita in cui possiamo dire la verità nell’amore”. Lo hanno sottoscritto questa sera a Sibiu le Chiese cristiane d’Europa (cattolici, ortodossi e protestanti), al termine della Terza Assemblea ecumenica in un messaggio finale (per il testo clicca qui) dove sono contenute anche 9 “raccomandazioni” come base di azione comune per il futuro. “La nostra testimonianza a favore della speranza e dell’unità per l’Europa e per il mondo – si legge nel messaggio – sarà credibile soltanto se proseguiamo il nostro cammino verso l’unità visibile”. “A Sibiu abbiamo sentito di nuovo la dolorosa ferita della divisione fra le nostre Chiese”. “Tuttavia, la nostra fiducia nel potere trasformante della luce di Cristo è più forte dell’oscurità della rassegnazione, del fatalismo, della paura e dell’indifferenza”. Nelle prime tre raccomandazioni, i delegati si rivolgono alle Chiese affinché rinnovino la missione di “proclamare Cristo come la Luce e il Salvatore del mondo”, di “proseguire il dibattito sul riconoscimento reciproco del battesimo” e di sperimentare delle “attività che ci uniscono” come “la preghiera l’uno per l’altro e per l’unità, pellegrinaggi ecumenici, formazione teologica e studio in comune”. Nella quarta raccomandazione si chiede di “prestare attenzione all’appello dei giovani, degli anziani, delle minoranze etniche, dei portatori di handicap”. Nel paragrafo, c’è anche un “appello agli Stati europei”affinché “compiano ogni sforzo per assicurare l’immigrazione regolare, l’integrazione dei migranti, dei rifugiati e di coloro che chiedono asilo”. Al punto 5, si raccomanda alle Chiese di considerare i migranti cristiani non come “semplici destinatari di cura religiosa” ma come parte attiva “nella vita della Chiesa e della società”. Le ultime raccomandazioni riguardano l’impegno dei cristiani per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato. “Rifiutiamo la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti, per i quali promuoviamo i mezzi non violenti, ed esprimiamo la nostra viva preoccupazione per il riarmo militare. La violenza e il terrorismo nel nome della religione sono una negazione della religione!”. Le Chiese esortano poi tutti i cristiani europei a sostenere “con forza gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite come provvedimento pratico urgente per alleviare la povertà”. Riguardo infine l’impegno ecologico, si raccomanda che il periodo che va dal 1° settembre al 4 ottobre venga dedicato a pregare per la salvaguardia del creato.All’Assemblea, coordinata da due organismi europei: il Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali europee) e la Kek (Conferenza delle Chiese europee), hanno partecipato oltre 2.000 delegati ufficiali (più staff, giornalisti e volontari locali). Metà sono stati nominati dalle 34 Conferenze episcopali che fanno parte del Ccee; l’altra metà ha rappresentato le circa 120 Chiese membro della Kek, di tradizione anglicana, ortodossa e protestante. Ai delegati ufficiali vanno aggiunti 400 ospiti e un numero imprecisato di visitatori che hanno partecipato agli eventi culturali dell’Assemblea nonché alla celebrazione conclusiva di oggi (con la lettura del messaggio finale) e all’incontro di chiusura di domani. Novità di questa terza Assemblea è stata la presenza – a fianco dei delegati ufficiali – dei giovani, dai 18 ai 30 anni: 80 provengono da tutta Europa, 40 sono della Romania. Per loro è stato pensato un programma speciale con una pre-Assemblea (31 agosto-3 settembre). Il testo del messaggio è disponibile anche in inglese (clicca qui).“Questo messaggio è un segno dei tempi ecumenici”, ha osservato Jean-Arnold de Clermont, presidente della Conferenza delle Chiese europee (Kek). “Traspare – ha aggiunto – una forte volontà di prolungare il dialogo e un’esortazione a immaginare nuovi mezzi. Possiamo anche dire che la testimonianza comune sfida il dibattito teologico ad andare avanti”. Mentre mons. Vincenzo Paglia, co-moderatore del comitato organizzatore dell’assemblea, ha già lanciato un quarto appuntamento, “magari rivolto verso l’Africa”. “Quest’assemblea – ha affermato mons. Paglia – ha intrecciato indissolubilmente l’essere cristiani europei e universali”. “Non possiamo ritardare la riscoperta della responsabilità dell’Europa verso il mondo. Continuiamo a sognare Chiese sorelle e popoli fratelli. Divisi, diventiamo complici dei conflitti”. Il metropolita Gennadios di Sassima, anche lui co-moderatore, ha infine ribadito come, nonostante persista una dolorosa separazione, Sibiu sia stata una “piattaforma per riunire le diverse Chiese nel loro ruolo all’inizio del millennio”.Sir