Vita Chiesa
Ecumenismo: se i cristiani si rassegnano alla divisione
Un aspetto importante, secondo il pastore Affuso, è quello dell’informazione: «Bisogna fare in modo che il bisogno di trovare l’unità sia un’esigenza sentita dalle basi delle nostre comunità. A volte noi responsabili delle varie chiese facciamo da filtro, non lasciamo che la dimensione ecumenica scenda tra i singoli cristiani. Una delle ricchezze grandi del cammino ecumenico invece è costituita proprio dalle esperienze che nascono spontaneamente nelle realtà locali. C’è molta disinformazione, in tutte le aree, anche in quella protestante, circa ciò che può unire le diverse comunità cristiane».
Tra le cose che i cristiani possono fare insieme, ovviamente, il primo posto spetta alla preghiera: «A Firenze per quattro anni c’è stato un incontro di preghiera ecumenica. È stata un’esperienza molto bella, che adesso però si è chiusa per difficoltà organizzative. Sarebbe bello riuscire a incontrarsi con regolarità anche per leggere insieme la Carta Ecumenica Europea, un documento molto bello che ha bisogno di essere esaminato e attuato capitolo per capitolo».
«Il cammino ecumenico non è facile, ma dalle cose difficili nascono i frutti più belli» dice padre Petre Coman, responsabile della chiesa Ortodossa Rumena in Toscana. Per non cadere nella rassegnazione, dice padre Coman, dobbiamo guardare ai passi enormi che sono stati compiuti in questi anni, e trarne coraggio per il futuro: «Per il mio popolo la visita del patriarca di Bucarest Teoctist a Roma, dell’ottobre scorso, è stato un momento molto bello. Noi conserviamo, come dice San Paolo nel brano che è stato scelto come tema della settimana ecumenica di quest’anno, un tesoro prezioso che è Gesù Risorto. Dobbiamo essere un contenitore all’altezza di questo tesoro, e non un vaso ridotto in cocci. La nostra fragilità non deve essere un alibi per la nostra pigrizia: sappiamo che la grazia del Signore può farci superare i limiti e le incomprensioni umane».
E anche se il cammino è lungo e pieno di ostacoli, dobbiamo procedere, dice padre Coman, tenendo lo sguardo fisso sul traguardo finale: «Il corpo mistico di Cristo è uno e indivisibile, la Chiesa nella sua definizione è una e universale. I cristiani devono sentire la riconciliazione come un bisogno forte e irrinunciabile, da raggiungere a costo di qualsiasi sacrificio».