Vita Chiesa

ECUMENISMO: KASPER E ARAM I A GINEVRA PER 40° COLLABORAZIONE TRA CONSIGLIO ECUMENICO E CHIESA CATTOLICA

“La Chiesa cattolica riconosce il progresso compiuto nel corso del pellegrinaggio ecumenico del secolo passato e se ne compiace. Ma resta molto da fare oltre a quello che è stato realizzato fino ad oggi. Non siamo che all’esordio di un nuovo inizio”. Lo ha detto questo pomeriggio il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, intervenendo insieme al catholicos Aram I, presidente del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) alle celebrazioni per il 40 anniversario della creazione del Gruppo misto di lavoro tra la Chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico. Creato nel 1965 in seguito al Consilio Vaticano II, il Gruppo misto di lavoro è un organo consultivo incaricato a valutare e promuovere forme di collaborazione tra le due istituzioni. Nel suo intervento, il card. Kasper ha parlato della situazione attuale del movimento ecumenico che – ha detto – si trova oggi in un periodo di transizione”, caratterizzato da alcune novità intervenute sulla scena ecumenica. “In questo inizio del 21° secolo – ha proseguito il cardinale – il movimento ecumenico ha bisogno di una visione ecumenica rivitalizzata, di uno spirito rinnovato e di un nuovo impegno da parte di tutti i partner”. La “proposta cattolica” a questo riguardo si declina in cinque punti. “In primo luogo – spiega Kasper – il movimento ecumenico del 21° secolo ha bisogno di chiarire i suoi fondamenti teologici. Altrimenti sarebbe come la casa costruita sulla sabbia che crolla alla prima tempesta”. Il secondo punto richiama gli “obiettivi comuni”: “i partner all’interno del movimento ecumenico, condividono una stessa concezione dell’ecumenismo e dei suoi scopi? Se non abbiamo una risposta a questa domanda, non andremo da nessuna parte”. A questo proposito, il card. Kasper ha voluto precisare che “la concezione cattolica dell’unità non deve essere confusa con l’uniformità”. “Un vero dialogo – ha detto – va ben al di là di un semplice scambio di idee: è, in un certo senso, uno scambio di doni che riceve ogni Chiesa coinvolta”. Il terzo punto parte dal presupposto che “non esiste ecumenismo senza conversione”. “Il rinnovamento e la conversione personali – ha detto Kasper – implicano un cambiamento di attitudine verso gli altri che conduce a purificare le memorie delle esperienza amare del passato e a evitare dichiarazioni ingiuste e polemiche, aprendo alla via della riconciliazione”. C’è poi l’ecumenismo spirituale. “Il semplice attivismo ecumenico diventa burocrazia senza anima” e “il dibattito accademico, seppur importante, rifugge il fedele normale e non tocca che marginalmente il suo cuore e la sua vita”. L’ultimo punto riguarda la testimonianza delle Chiese nel campo dei valori familiari, dell’educazione, della giustizia e della pace, della salute e la salvaguardia della creazione perché – ha detto Kasper – “l’unità della Chiesa non è fine a se stesso”.Sir