Vita Chiesa
ECUMENISMO, INCONTRO SAE A CHIANCIANO: I GIOVANI E LA FEDE
Capire come i giovani vivono la trasmissione della fede: è stato l’obiettivo della Cattedra dei giovani sul tema La fede dei padri e delle madri, promossa, ieri sera, dal Sae (Segretariato attività ecumeniche), nell’ambito della 43ª sessione di formazione ecumenica, in corso a Chianciano Terme, fino al 29 luglio. All’incontro, guidato da Simone Morandini, hanno partecipato Federica Di Lascio presidente nazionale Fuci (Federazione universitari cattolici), Stefano D’Amore, segretario Federazione giovani evangelica italiana, Sapun Viorel, giovane sacerdote ortodosso romeno, Sumaya Abdel Qadar, in rappresentanza dei Giovani musulmani d’Italia.
I giovani romeni che vengono in Italia ha detto Viorel si trovano a vivere in un contesto socio-culturale profondamente diverso. Ciò può comportare una riscoperta della fede vissuta in maniera esistenziale, spesso sperimentando la pazienza di Giobbe’ di fronte al successo o all’insuccesso dell’integrazione in Italia. Per Sumaya Abdel Qader, i giovani musulmani di oggi sono quelli della generazione non classificata perché non sono riconosciuti nel Paese dove vivono e sono stranieri anche per il Paese di origine dei genitori. Ciò crea confusione d’identità sia culturale sia religiosa. La nostra associazione ha aggiunto – cerca di aiutare i giovani a vivere la fede senza paura, incentivando il confronto e la conoscenza di sé e degli altri.
Ad avviso di Stefano d’Amore sono tre i binomi per gli evangelici in Italia: fede e storia, fede e trasmissione di un patrimonio, fede e confronto. La storia della fede protestante, così radicale e difesa fino alla morte, è fonte di fascino per i giovani ha chiarito il segretario della Fgei -, i quali sono impregnati’ della fede dei genitori, anche grazie ad una preparazione attenta. Si potrebbe aggiungere, per D’Amore, un altro binomio: Fede e politica perché i giovani sentono che nella Bibbia c’è un appello a sporcarsi le mani e a parlare di giustizia sociale.
Per Federica Di Lascio, le generazioni non riescono più a dialogare nella fede e c’è una diffidenza dei giovani verso i padri e le madri nella fede perché mancano modelli credibili nella testimonianza. Il mettere in discussione la fede trasmessa da parte dei giovani produce, per la presidente della Fuci, alcune novità positive come il ritorno alle radici di una fede essenziale e la ricerca di nuovi stili di vita e nuovi linguaggi per portare la buona notizia negli ambienti dove viviamo.