E’ ormai oggi indispensabile un incontro fraterno e riavvicinato con il mondo ortodosso per poter aiutare questi nostri fratelli e sorelle ortodosse a vivere in pienezza anche nel nostro Paese la fede cristiana. Lo ha sottolineato questa mattina mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, aprendo una tavola rotonda dedicata all’ortodossia in Italia, nella seconda giornata del convegno Cei dei delegati diocesani per l’ecumenismo. Con l’ortodossia – ha detto mons. Paglia – i legami sono davvero stretti, sia sul versante teologico che su quello pastorale e fraterno. Per di più, già dallo scorso anno, gli immigrati di fede ortodossa hanno superato quelli di religione islamica. Segno concreto di collaborazione esistente in Italia è la consegna da parte del governo italiano del Palazzo che lo Zar fece costruire per i pellegrini russi che si recavano per adorare le reliquie di San Nicola. Alla consegna che si terrà a Bari il 7 dicembre, saranno presenti il capo dello Stato italiano Giorgio Napolitano e il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, capo del dipartimento affari esteri del Patriarcato di Mosca. L’augurio – ha detto mons. Paglia – è che l’Italia possa essere di esempio come parte di un’Europa in cui si vive con sapienza con i due polmoni dell’Oriente e dell’Occidente. Nel prendere la parola, mons. Innokentij, arcivescovo di Korsun (Patriarcato di Mosca) ha sottolineato l’importanza degli scambi e dei rapporti ecumenici vissuti sul territorio e del loro riflesso a livello più istituzionale. Ne sono stati un segno eloquente – ha detto – la visita di eminenti rappresentanti della Chiesa cattolica romana a Mosca, i cardinali di Napoli e Milano e il loro incontro con il Patriarca Alessio II. Importanti anche gli incontri del metropolita Kirill con papa Benedetto XVI e il card. Bertone. Si può dire che con il nuovo Pontefice è salito il livello dei rapporti e tutto questo ci fa rallegrare. Dello stesso parere anche il metropolita Gennadios Zervos (Patriarcato di Costantinopoli) che ha sottolineato l’importanza di un dialogo vissuto nel quotidiano, dal dono delle chiese, all’insegnamento dell’ortodossia negli istituti teologici, agli scambi tra studenti nelle università. Tutto questo – ha detto il metropolita – rafforza i nostri rapporti e ci fa camminare sulla via dell’unità. E’ il dialogo dell’amore, base al dialogo teologico, via di unità.La tragedia silenziosa di tante famiglie romene divise tra chi rimane in patria e chi invece è costretta a partire per l’Italia per sostenere economicamente la famiglia. A raccontarla è stato questa mattina al convegno nazionale dei delegati diocesani per l’ecumenismo e il dialogo mons. Siluan, vescovo per l’Italia della Chiesa ortodossa romena. Secondo gli ultimi dati del Rapporto Caritas, sono più di un milione i romeni che vivono nel nostro Paese e circa il 90% appartiene alla Chiesa ortodossa. La tragedia – ha detto il vescovo – è che sono spesso le madri a lasciare la Romania, i figli e il marito. Sono spesso le donne a venire in Italia e non per scelta ma perché obbligate a lavorare in Italia per dare alle loro famiglie la possibilità di acquistare un appartamento e ai loro figli di studiare o di sposarsi. Ma queste situazioni portano anche vere e proprie tragedie. Oltre alle separazioni, il vescovo romeno ha parlato della tragedia vissuta dai bambini rimasti in Romania. Ed ha aggiunto: Ci stiamo confrontando con un fenomeno nuovo e drammatico; quello di bambini di 12 e 13 anni che si suicidano perché non sopportano la separazione.C’è poi la tragedia delle madri, sposate in Romania, e violentate in Italia che si ritrovano incinta. E’ una tragedia talmente dolorosa che è difficile anche solo parlarne perché queste donne si trovano tra la decisione di abortire e la paura di essere ripudiate dal marito. Ma c’è anche un risvolto positivo ed è quello – ha aggiunto mons. Siluan – dei tanti bambini che qui in Italia ritrovano con i loro genitori una vita cristiana, una nuova vita, anche tramite i sacramenti, la preghiera, la fede che praticano. E tutto questo – ha riconosciuto i vescovo – avviene anche grazie alle diocesi italiane che mettono a disposizione degli ortodossi romeni luoghi e parrocchie per la celebrazione della Divina Liturgia. Da qui l’appello del vescovo romeno alle famiglie italiane, affinchè facciano tutto il possibile perché le badanti possano andare in Chiesa il sabato o la domenica, favorendo quel fervore spirituale che per tanti diventa anche una fonte di vita nuova e possibile.Sir