Vita Chiesa

ECUMENISMO, «DOCUMENTO DI RAVENNA»SUL PRIMATO DEL PAPA: MOLTE LE QUESTIONI DA CHIARIRE

La dichiarazione sottoscritta in ottobre a Ravenna da ortodossi e cattolici sulla comunione ecclesiale, la conciliarità e l’autorità rappresenta “un positivo e significativo progresso nel dialogo perché fornisce “una solida base per la discussione futura sulla questione del primato nella Chiesa ad un livello universale”. Ma sono “molte” le questione “difficili che restano da chiarire”. Si conclude con questa doppia lettura – di speranza ma anche di consapevolezza di un cammino ancora lungo da percorrere – il “ Documento di Ravenna”, discusso e approvato “all’unanimità” dai membri della “Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa”. Il testo è stato ufficialmente reso noto oggi anche se era stato pubblicato precedentemente in lingua inglese dall’agenzia “Europaica” della rappresentanza del Patriarcato russo a Strasburgo e pertanto anticipato oggi da alcuni organi di informazione. Il documento si suddivide in 46 paragrafi ed è nella parte finale che si affronta il nodo cruciale del primato del Papa. Al paragrafo 41, si afferma che ortodossi e cattolici “concordano” sul fatto che “Roma, in quanto Chiesa che ‘presiede nella carità’”, occupava – nell’epoca della Chiesa indivisa – “il primo posto” nell’ordine canonico.

“Il vescovo di Roma è pertanto il protos tra i patriarchi”. Tuttavia – si legge nel documento – cattolici e ortodossi “non sono d’accordo sull’interpretazione delle testimonianze storiche di quest’epoca per ciò che riguarda le prerogative del vescovo di Roma in quanto protos”. Ortodossi e cattolici ricordano nel documento che nei primi secoli il vescovo di Roma non ha mai convocato e presieduto i concili ecumenici sebbene però “fu strettamente coinvolto nel processo decisionale”. Pertanto “primato e conciliarità sono reciprocamente interdipendenti”. Ciò significa che il primato di diversi livelli della vita della Chiesa, locale, regionale e universale, deve essere sempre considerato nel contesto della conciliarità e, analogamente, la conciliarità nel contesto del primato”. Ciò affermato come linea di principio, restano aperte le questioni di ordine pratico. Lo spiegano i membri della Commissione mista nella “conclusione”: “Resta da studiare in modo più approfondito la questione del ruolo del vescovo di Roma nella comunione di tutte le chiese” e soprattutto la sua “funzione specifica di ‘vescovo della prima sede’ in una ecclesiologia di koinonia”. “Si tratta di interrogativi cruciali per il nostro dialogo e per le nostre speranze di ristabilire la piena comunione tra di noi”.

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