Accelerare la risoluzione delle differenze che permangono tra le Chiese cristiane riguardo le questioni etiche o meglio la comprensione della natura umana e della sua dignità. Perché solo così i cristiani potranno aiutare la società e i politici a prendere le decisioni giuste e sagge su questioni importanti nel campo della vita umana, della famiglia e della sessualità. E’ la strada ecumenica tracciata oggi da papa Benedetto XVI, incontrando in Vaticano una delegazione ecumenica della Finlandia giunta a Roma per celebrare la festa di Sant’Enrico, il patrono del Paese scandinavo. La nostra profonda amicizia e la comune testimonianza a Gesù Cristo ha proseguito il Santo Padre specialmente di fronte al mondo di oggi dove così spesso manca una vera direzione e desidera ascoltare il messaggio della salvezza, devono accelerare il progresso verso la risoluzione delle differenze che permangono, anzi di tutte le questioni che dividono i cristiani. Ed ha aggiunto: In tempi recenti, le questioni etiche sono diventate uno dei punti di differenza tra i cristiani, soprattutto per quanto riguarda la corretta comprensione della natura umana e della sua dignità. Il Papa ha quindi lanciato un appello ed una speranza. Vi è la necessità ha detto – per i cristiani di arrivare ad un accordo profondo sulle questioni dell’antropologia, che possono aiutare la società e i politici a prendere le decisioni giuste e sagge su questioni importanti nel campo della vita umana, della famiglia e della sessualità. Benedetto XVI ha quindi fatto riferimento nel suo discorso al recente documento ecumenico redatto nell’ambito del dialogo bilaterale e scandinavo tra cattolici e luterani: Confidiamo nel potere dello Spirito Santo ha detto il Santo Padre affinché renda possibile ciò che può ancora sembrare fuori della nostra portata: un rinnovamento diffuso di santità e di pratica pubblica di virtù cristiane, sull’esempio dei grandi testimoni che ci hanno preceduto. Riguardo poi alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Benedetto XVI ha detto: La consapevolezza che Dio interviene con amore nella nostra storia ci insegna a non confidare eccessivamente in quello che possiamo realizzare attraverso i nostri sforzi. L’aspirazione verso l’unità piena e visibile dei cristiani richiede un’attesa paziente e fiduciosa, non in uno spirito di impotenza o di passività, ma con profonda fiducia che l’unità di tutti i cristiani in una Chiesa una è veramente un dono di Dio e non una nostra conquista. Tale paziente attesa, nella speranza orante, ci trasforma e ci prepara per l’unità visibile non come abbiamo deciso di fare, ma come Dio la concede. (Sir)