Toscana

ECONOMIA: TOSCANA RALLENTA IN 2007,IN 2008 NUOVE DIFFICOLTA’

La crescita della Toscana nel 2007 é dell’1,7%, in linea con la crescita 2006 e con quella italiana. Ma il terzo trimestre, a causa dei contraccolpi della crisi finanziaria Usa, registra un’inversione di tendenza delle esportazioni e della produzione e cala anche l’occupazione (-1,7% nel primo semestre). Le difficoltà aumenteranno nel 2008 e nel 2009, con una crescita stimata dell’1,4-1,5%. E’ quanto si legge nel rapporto dell’Irpet, l’Istituto per la programmazione economica della Toscana, dedicato al consuntivo 2007 e alle previsioni 2008-09. Per quanto riguarda le esportazioni, dopo un avvio positivo, con una crescita dell’11,5% e del 12,3% nel primo e nel secondo trimestre dell’anno in corso, nel terzo trimestre la crescita si ferma all’8,7%. Cala anche la produzione industriale, passando dal 2,9% al 4,5% all’1,2%, negli stessi periodi di tempo. Va particolarmente male il manifatturiero, soprattutto il comparto moda (-1,8%), mentre continuano a crescere i comparti della meccanica (+3,2%) e della chimica (+1,7%). L’occupazione è diminuita nel primo semestre (-1,7) e si riprende nell’ultimo (+2,8%), ma complessivamente ci sono circa 3.000 occupati in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Cala però anche l’offerta di lavoro (13 mila persone in meno) tanto che, nonostante la diminuzione del numero di occupati, il tasso di disoccupazione passa dal 4,7% del 2006 al 4,1% del 2007. Secondo l’Irpet, le difficoltà emerse nell’ultima parte del 2007 si approfondiranno nel 2008 e nel 2009, quando alla persistenza di difficoltà sui mercati internazionali si assoceranno anche le difficoltà della domanda interna. Le esportazioni manterranno un profilo di crescita molto basso e solo nel 2009 potrebbero riprendersi. Anche i consumi delle famiglie segneranno il passo, e le banche potrebbero elargire crediti con maggior cautela. La crescita finale sarà quindi inferiore a quella di quest’anno, passando dall’1,7 al 1,4-1,5%.

“Non si trova mai la forza per attuare un vero cambiamento a livello locale e questo porta ad una situazione di galleggiamento, di stagnazione. In altri Stati europei interi quartieri, intere città arrivano ad un punto morto e decidono di cambiare. Anche da noi sarebbe opportuno riuscire a fare altrettanto”. Lo ha detto il presidente della Regione Claudio Martini concludendo il suo intervento durante la presentazione del rapporto dell’irpet, l’Istituto di programmazione economica regionale. Indicando le linee d’azione nell’economia, Martini ha sottolineato l’importanza di “dare maggiore stabilità agli interventi e rendere la Toscana ancora più attrattiva nei confronti del sistema economico, e dare nuovo slancio al manifatturiero”. “La Toscana è del tutto in sintonia con l’andamento del Paese – ha spiegato -. Per invertire la tendenza dobbiamo migliorare i nostri livelli di competitività portandoli al livello degli altri paesi europei. E questo è un obiettivo dell’Italia: non esiste, infatti, un caso Toscana. Noi cercheremo di fare la nostra parte per favorire gli investimenti nel manifatturiero e creare alternative interessanti al settore immobiliare”. “Consapevoli che non può bastare un anno per mettere le cose a posto – ha aggiunto – occorrono interventi meno diluiti da parte del Governo. Non è possibile puntare un anno al risanamento e quello dopo allo sviluppo. L’intero Paese deve concentrare risorse ed energie su una nuova fase di investimenti e crescita, altrimenti anche la nostra programmazione rischia di rimanere un disegno sulla sabbia”. “Se si considerano i redditi che vanno alle famiglie – ha proseguito – la distribuzione è oggi più disuguale di pochi anni fa, soprattutto a causa dei redditi da fabbricati. E’ questo un tema spinoso su cui è indispensabile aprire una riflessione: dobbiamo chiederci quali sono gli strumenti che abbiamo a disposizione per consentire una reale distribuzione dei redditi e delle risorse intesa come fattore di sviluppo”. “I distretti industriali – ha concluso il presidente – sono il risultato della storia e dell’organizzazione che determinate comunità hanno deciso di darsi. Ed è proprio la forza di questi sistemi locali che in tante occasioni ha consentito di attutire le situazioni di crisi”. (ANSA).