Toscana
Economia: l’appello unitario ai parlamentari toscani: “salvate le piccole imprese”
Piccole imprese come il soldato Ryan. L’appello a salvarle parte da Firenze, dove le associazioni di categoria regionali CNA, Confartigianato Imprese, Confcommercio, Confesercenti oggi (lunedì 14 novembre 2022) hanno portato oltre 400 imprenditori da tutta la Toscana per un confronto diretto con i parlamentari eletti nei collegi toscani.
“Le piccole imprese rappresentano il 96% del sistema economico toscano. Lasciarle morire sotto la scure dei rincari di energia e materie prime – combinati ad inflazione, crisi dei consumi e perdita di competitività – significa privare la Toscana della sua prima fonte di reddito e condannarla ad una crisi economica e sociale senza precedenti”, questo il grido di allarme unanime che si è levato dall’auditorium Al Duomo, che ha ospitato la manifestazione.
Sul palco, incalzati dalle domande della giornalista Agnese Pini, direttrice delle testate del gruppo Monrif, i presidenti Luca Tonini (CNA Toscana), Luca Giusti (Confartigianato Imprese Toscana), Aldo Cursano (Confcommercio Toscana) e Nico Gronchi (Confesercenti Toscana) hanno denunciato le principali criticità che stanno minacciando la sopravvivenza delle aziende di terziario, artigianato e industria in tutte le sue declinazioni, per formulare al Governo precise richieste. Ad ascoltarli seduti nelle prime file della platea c’erano i senatori e deputati toscani che hanno accettato l‘invito.
Quattro i provvedimenti principali e più urgenti che le associazioni toscane della piccola e media impresa sollecitano, come già fanno da tempo le loro confederazioni nazionali: stop ai rincari e alle speculazioni su energia e materie prime, che stanno stravolgendo le dinamiche del mercato; via libera a sostegni e incentivi che aiutino le imprese a riprendere gli investimenti nell’innovazione, ora bloccati a causa della mancanza di liquidità; poi sburocratizzazione e semplificazione della macchina amministrativa; infine una pronta risoluzione del problema legato alla carenza di manodopera qualificata, che ora rallenta i processi di sviluppo.
Forte anche l’aspettativa sui fondi strutturali e sul PNRR. Su questo punto, le associazioni di categoria chiedono alla Regione Toscana particolare attenzione agli investimenti che possano favorire l’attività delle imprese, recuperando quel gap competitivo che ora le penalizza nei confronti delle imprese estere.
In tema di crisi energetica, le piccole e medie imprese toscane si dicono pronte a fare la propria parte, investendo sulle rinnovabili, sull’efficientamento dei processi produttivi e degli edifici, ma chiedono anche alla Regione regole chiare e semplici, una pianificazione urbanistica non asfissiante, supporto e sostegno a livello finanziario. Strategica sarà anche la spinta regionale alla diversificazione dell’approvvigionamento energetico, puntando su tutte le forme di energia rinnovabile – dal fotovoltaico, all’eolico, all’idroelettrico – e implementando il ricorso alla risorsa geotermica, che già oggi copre un terzo del fabbisogno energetico toscano.
“Ad unire oggi le nostre associazioni di categoria sono il senso di responsabilità e l’impegno comune a sostegno delle imprese, dei lavoratori e del territorio”, scrivono nella nota congiunta CNA Toscana, Confartigianato Imprese Toscana, Confcommercio Toscana e Confesercenti Toscana, “quello stesso senso di responsabilità e impegno che chiediamo alla politica, consapevoli del ruolo e dell’importanza dei corpi intermedi come i nostri. Siamo veri presidi di democrazia perché facciamo arrivare all’opinione pubblica, alle istituzioni e in tutti i luoghi decisionali le istanze della nostra base associativa, di quelle migliaia di piccole imprese che altrimenti non avrebbero voce, pur avendo grande peso nella costruzione del benessere sociale ed economico del nostro Paese”.
I numeri
In Toscana sono iscritte agli elenchi camerali 446.289 imprese (sedi e unità locali comprese), per un totale di oltre un milione e 200mila dipendenti (1.269.940). Di queste imprese, il 96% (428.017) ha meno di 50 addetti. Le imprese a rischio chiusura sono almeno 63mila, per un totale di 228mila occupati.