Prato

Ecco lo Stefanino d’Oro

Di Giacomo CocchiLa conclusione della Missione diocesana, l’annuncio dei vincitori della prima edizione dello «Stefanino d’oro» e naturalmente la festa del patrono della città. L’edizione 2010 della solennità di Santo Stefano, domenica 26 dicembre, è decisamente particolare.Nel corso del solenne pontificale, presieduto da mons. Simoni e concelebrato da almeno un sacerdote in rappresentanza di ogni vicariato (quest’anno il 26 cade di domenica e i parroci saranno impegnati con le messe festive) si vivranno due momenti speciali.Al termine della celebrazione il Vescovo, a nome del comitato promotore, formato da Diocesi, Comune e Provincia di Prato, Fondazione Cassa di Risparmio, annuncerà i nomi delle aziende vincitrici. Il nome, o i nomi, fino a tre, di coloro che si vedono assegnato il riconoscimento saranno successivamente premiati nel corso di una cerimonia nel mese di gennaio. Lo Stefanino (realizzato dallo scultore Vincenzo Gennaro), sulla scia del noto Ambrogino milanese, viene consegnato a quelle aziende del distretto pratese che si sono contraddistinte per «la cultura e l’operosità, capaci di fare impresa in modo etico e rispettoso dei valori del lavoro e della concorrenza», come disse mons. Simoni il giorno della presentazione ufficiale dell’iniziativa.Il 26 sancisce inoltre la conclusione della Missione diocesana. Iniziata nel 2007 la Missione ha portato la Chiesa di Prato, in particolare il Vescovo Simoni, fuori dalle chiese, incontro alle persone. Per tre anni il Vescovo ha fatto visita ai pratesi negli ambienti dove vivono, lavorano, nei luoghi delle istituzioni, della cultura e anche del divertimento. Dopo il 26 inizia dunque una fase nuova per la Diocesi. «Per la Chiesa pratese – spiega mons. Carlo Stancari vicario per la Pastorale – inizia il passaggio verso il decennio dell’educazione, così come indicato dai vescovi italiani». Secondo mons. Stancari questa tematica, «una autentica emergenza, ben sottolineata dal Papa nella lettera alla diocesi di Roma», arriva per Prato nel momento giusto, ovvero al termine della Missione diocesana. «Con i suoi incontri il Vescovo ha aperto una strada, la Chiesa deve dunque imparare a stare nell’agorà, non solo come clero ma anche come laicato. Ai giovani – conclude mons. Stancari – possiamo dire che ci si può divertire senza fare il male, così come ad un’azienda possiamo chiedere di cercare il profitto non a scapito del bene della comunità».

(dal numero 46 del 26 dicembre 2010)