Vita Chiesa
Ecco la nuova creatura del «vescovo-architetto»
di Nicola Raspollini
Difficile dire se di fronte ad una bella chiesa appena inaugurata sia più soddisfatto un vescovo o un architetto. Un dubbio che nel caso della nuova chiesa della parrocchia di Cecina (diocesi di Volterra) dedicata alla Sacra Famiglia, si pone in modo tutto originale se si pensa che proprio il suo progettista e ideatore è al tempo stesso il Vescovo della limitrofa Diocesi di Livorno. E ad ascoltare il modo in cui mons. Simone Giusti parla della sua ennesima «creatura» (l’ottava, mentre è già in cantiere la nona) pare proprio che il risultato finale lo abbia gratificato. L’allievo di Michelucci, Santi e Savioli ha davvero impresso nella nuova Chiesa quella creatività che rifugge ogni banalità. «L’architettura che vado ricercando – dice Mons. Giusti – è l’architettura della diversità. Non troverete niente in questa Chiesa che sia simmetrico. Proprio come in natura, dove niente è banale e tutto è diverso; ed è da ciò che nasce la voglia di scoprire e di interpretare».
Già interpretare, scoprire. È quanto Mons. Giusti chiede ai fedeli che si avvicinano alle sue opere: «Entrare in una Chiesa – afferma – è penetrare in un luogo che immediatamente parla alla persona e al suo cuore attraverso un linguaggio simbolico-affettivo».
Un linguaggio, quello della nuova Chiesa, che si rivolge all’uomo e alla cultura contemporanea senza però rinnegare la tradizione dell’architettura passata (evidenti i richiami a quella romanica). All’esterno ciò che subito cattura lo sguardo è il tetto e la facciata anteriore che si erge repentinamente a mo’ di vela per circa 25 metri. Il materiale scelto per il rivestimento, lo zinco-titano, riflette la luce naturale mutando di aspetto al passare delle ore. Impressionante il bagliore che promana nella ore centrali «simbolo di una chiesa che vuole sempre più essere luce per le genti, faro per gli abitanti di questo quartiere», spiega il vescovo.
Entrando poi è un susseguirsi di sorprese. A fare da contro altare alla lucentezza quasi glaciale dell’esterno, si viene immersi in un’atmosfera calda e avvolgente di una struttura pressoché completamente in legno di abete. Colpisce la vastità degli spazi, interrotti solo da una serie di imponenti colonne color rosso etrusco che richiamano le nostre radici toscane.
E poi i colori appunto. La chiesa è illuminata in modo preminente dalla luce esterna che penetra da vetrate raffiguranti la Trinità creatrice, la stella del mattino (Maria), il «Sol d’oriente» (il Cristo) e la croce che salva. «Le vetrate non sono un optional o un mero abbellimento» spiega il monsignore. «I giochi di luce soffusa e colorata che si susseguono dall’alba al tramonto saranno di aiuto ai fedeli che si raccolgono in preghiera. Ed anche i disegni astratti delle vetrate hanno un loro senso perché solo ciò che non è pienamente definito può esprimere l’inesprimibile mistero di Dio».
Insomma niente nella chiesa della Sacra Famiglia è lasciato al caso perché «progettare una chiesa può significare anche edificare le anime». Parola di Vescovo-architetto.