Arezzo - Cortona - Sansepolcro

Ecco il Papa camaldolese protettore delle arti.

È passato alla storia come Gregorio XVI, ma per la diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro sarà per sempre il Papa camaldolese. Parliamo di Bartolomeo Alberto Cappellari, 254° successore al soglio di Pietro e oggi «protettore della arti e della cultura». Al camaldolese che guidò la Chiesa all’inizio dell’Ottocento si devono la ricostruzione della basilica di San Paolo a Roma, distrutta da un incendio, l’avvio di numerosi scavi archeologici dell’antica Roma, la costruzione della facciata della basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, la fondazione del Museo gregoriano lateranense, del Museo vaticano etrusco ed egizio e l’inizio del dialogo con le altre grandi religioni. Appassionato d’arte, sollecitò l’educazione artistica anche con concorsi «per giovani talenti», fondò la scuola di restauro dei monumenti e fece costruire teatri in ogni centro dello Stato pontificio.La diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro celebra questa grande figura con un incontro, venerdì 3 aprile a partire dalle ore 16, nel palazzo vescovile di Arezzo, dove verrà presentata l’opera Gregorio XVI protettore delle arti e della cultura. Si tratta della raccolta degli atti del convegno, dedicato proprio al Papa camaldolese organizzato nei mesi scorsi dalla Pontificia università «Antonianum» e promosso dal Pontificio comitato per gli studi storici. Presenterà l’opera Luigi Lotti, presidente dell’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea. Saranno presenti l’editore Pacini e i curatori del convegno Francesca Longo, Claudia Zaccagnini e Fabrizio Fabbrini. Al loro fianco anche il priore e il vicepriore dei monaci di Camaldoli (padre Bernardino e padre Ugo) e monsignor Gastone Simoni, vescovo di Prato.Cappellari nacque a Belluno nel 1765 ed entrò giovanissimo nell’ordine camaldolese, assumendo il nome di Mauro. Eletto cardinale da Leone XII nel 1825, il 2 febbraio 1831, dopo ben sessantaquattro giorni di conclave, fu inaspettatamente scelto come successore di Pio VIII. Dagli storici è considerato il primo Papa «moderno» e viene anche ricordato per aver condannato senza esitazione la schiavitù. Si scagliò anche contro la derive liberali per il loro carattere individualista e pose le basi del diritto naturale e di una teologia fondata sulla metafisica di San Tommaso d’Aquino.