Vita Chiesa

EBREI E CATTOLICI: CAMBIA IL TEMA DELLA GIORNATA EBRAICO-CRISTIANA

La Giornata annuale di riflessione ebraico-cristiana che tutti gli anni si celebra il 17 gennaio alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, si farà lo stesso ma in rispetto agli ebrei cambierà il tema di riflessione. A fare il punto della situazione è stato questa mattina mons. Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo parlando ai delegati diocesani riuniti in Convegno a Roma. Quest’anno gli ebrei hanno deciso di non partecipare alla Giornata di riflessione del dialogo ebraico-cristiano per manifestare la loro contrarietà per la nuova formulazione (nel rito latino) della preghiera per gli ebrei del Venerdì Santo. “Questo incidente – ha detto Paglia – non può far saltare per noi una riflessione sul rapporto ebraico-cristiano che rimane essenziale. Semmai ci spinge a farlo ancora di più”. Dunque, “la Giornata continuerà e andrà fatta con grande tenacia e con profonda spiritualità, ma per senso di fraternità con gli ebrei sospenderemo la riflessione che dal 2006 stiamo facendo insieme sui 10 comandamenti”. Per di più, seguendo la numerazione ebraica, quest’anno era in programma una riflessione sullo “Shabbat”, la quarta parola: ‘Ricordati del giorno di sabato per santificarlo’”. Si è pertanto deciso – ha detto Paglia – “di riflettere sul rapporto tra ebrei e cristiani, sottolineando l’importanza delle Scritture, alla luce del recente Sinodo dei vescovi e della partecipazione per la prima volta di un Rabbino tra i vescovi di tutti il mondo”. Presto l’ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo farà arrivare ai delegati diocesani il nuovo sussidio per la celebrazione della Giornata. “Naturalmente – ha proseguito il vescovo – se ci sono degli ebrei che nelle diocesi vogliono partecipare alle iniziative della Giornata, noi non glielo impediremo. Ma ciò dipende dai rapporti che ognuno di noi ha con i rabbini e con i fratelli ebrei”. La linea – ha aggiunto Paglia – è quella “di non enfatizzare” l’incidente, “anche perché una sua eccessiva sottolineatura contraddirebbe quello che vogliamo fare e cioè appianare la situazione. La nostra saggezza ci aiuterà a ricucire gli strappi”.Sir